Parte 1 – CIELO (1-212)

INDICE

Prefazione dell’Autore

PARTE 1

IL CIELO

1. Il Signore è il Dio del cielo (2-6)

2. Il cielo è formato dal Divino del Signore (7-12)

3. Il Divino del Signore nel cielo è l’amore per Lui e la carità verso il prossimo (13-19)

4. Il cielo consta di due regni (20-28)

5. Esistono tre cieli (29-40)

6. I cieli sono composti da innumerevoli società (41-50)

7. Ogni società è un cielo in una forma minore, e ogni angelo lo è nella forma più piccola (51-58)

8. Il cielo nel suo insieme ha la forma di un singolo uomo (59-67)

9. Ogni società nel cielo ha la forma di un singolo uomo (68-72)

10. Ogni angelo quindi ha una forma assolutamente umana (73-77)

11. Dalla Divina umanità del Signore consegue che il cielo in generale e nel particolare ha la forma di un uomo (78-86)

Passi estratti da Arcana Coelestia, concernenti il Signore e la sua Divina umanità

12. C’è una corrispondenza fra tutte le cose del cielo e tutte le cose dell’uomo (87-102)

13. C’è una corrispondenza del cielo con tutte le cose del mondo (103-115)

14. Il sole nel cielo (116-125)

15. La luce e il calore nel cielo (126-140)

16. Le quattro regioni del cielo (141-153)

17. Il cambiamento di stato degli angeli nel cielo (154-161)

18. Il tempo nel cielo (162-169)

19. Rappresentazioni e apparenze nel cielo (170-176)

20. Gli abiti con cui appaiono vestiti gli angeli (177-183)

21. Le residenze degli angeli (184-190)

22. Lo spazio nel cielo (191-199)

23. La forma del cielo, da cui sono determinate le affiliazioni e le comunicazioni (200-212)

24. Le amministrazioni nel cielo (213-220)

25. Il culto Divino nel cielo (221-227)

26. Il potere degli angeli nel cielo (228-233)

27. Il linguaggio degli angeli (234-245)

28. Il linguaggio degli angeli presso l’uomo (246-257)

29. La scrittura nel cielo (258-264)

30. La sapienza degli angeli nel cielo (265-275)

31. Lo stato di innocenza degli angeli nel cielo (276-283)

32. Lo stato di pace nel cielo (284-290)

33. L’unione del cielo con il genere umano (291-302)

34. L’unione del cielo con l’uomo attraverso la Parola (303-310)

35. Cielo e inferno provengono dal genere umano (311-317)

36. I pagani, ovvero i popoli che vivono al di fuori dalla chiesa, nel cielo (318-328)

37. I bambini nel cielo (329-345)

38. Il savio e il semplice nel cielo (346-356)

Passi estratti da Arcana Coelestia, concernenti le conoscenze

39. Il ricco e il povero nel cielo (357-365)

40. Matrimoni nel cielo (366-386)

41. Le occupazioni degli angeli nel cielo (387-394)

42. La gioia e la felicità celesti (395-414)

43. L’immensità del cielo (415-420)

PARTE 2

IL MONDO DEGLI SPIRITI E LO STATO DELL’UOMO DOPO LA MORTE

44. Cosa è il mondo degli spiriti (421-431)

45. Ogni uomo è uno spirito, rispetto alla sua veste interiore (432-444)

46. La resurrezione dell’uomo dalla morte e la sua ammissione alla vita eterna (445-452)

47. L’uomo dopo la morte ha una forma perfettamente umana (453-461)

48. L’uomo dopo la morte gode delle percezioni dei sensi, della memoria e delle affezioni che aveva nel mondo. Nulla è perduto salvo il corpo (461-469)

49. L’uomo, dopo la morte, è tale quale è stata la sua vita nel mondo (470-484)

50. Dopo la morte, i piaceri della vita di ciascuno sono mutati in cose ad essi corrispondenti (485-490)

51. Il primo stato dell’uomo dopo la morte (491-498)

52. Il secondo stato dell’uomo dopo la morte (499-511)

53. Il terzo stato dell’uomo dopo la morte, che è uno stato di istruzione per coloro che entrano nel cielo (512-520)

54. Nessuno accede al cielo per pura misericordia, a prescindere dai mezzi (521-527)

55. Non è difficile come si crede condurre una vita che porta al cielo (528-535)

PARTE 3

INFERNO

56. Il Signore governa gli inferni (536-544)

57. Il Signore non precipita nessuno nell’inferno, è lo spirito che si precipita (545-550)

58. Tutti coloro che sono nell’inferno sono nei mali e nelle conseguenti falsità che derivano dall’amore di sé e dall’amore del mondo (551-565)

59. Fuoco infernale e stridore dei denti (566-575)

60. Le malvagità e gli scellerati artifici degli spiriti infernali (576-581)

61. Aspetto, disposizione e numero degli inferni (582-588)

62. Equilibrio tra cielo e inferno (589-596)

63. L’uomo è mantenuto nel libero arbitrio in virtù dell’equilibrio tra cielo e inferno (597-603)

Passi estratti da Arcana Coelestia concernenti il libero arbitrio, l’influsso e gli spiriti attraverso i quali si realizza la comunicazione

Indice dei rinvii alle Scritture (omesso nella presente edizione)

Indice analitico (omesso nella presente edizione)

Prefazione dell’Autore

1. Il Signore parlando ai suoi discepoli della fine dei tempi, cioè nell’ultimo periodo della chiesa,1 dice, all’avvicinarsi della predetta fine, in merito al successivo stato di amore e fede:2

Subito dopo l’afflizione di quei giorni il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore, e le stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno scosse. Ed allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figliuolo dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba a radunare i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all’altro dei cieli. (Matteo 24:29-31)

Coloro che si soffermano sul mero significato letterale di queste parole, hanno la convinzione che alla fine dei tempi, quando vi sarà il giudizio universale, tutte queste cose avranno luogo, così come sono descritte nel senso letterale, cioè che il sole e la luna si oscureranno e le stelle cadranno dal cielo, e che il segno del Signore apparirà nel cielo, ed egli stesso sarà visto sulle nubi, con gli angeli e con le trombe al seguito; inoltre è predetto in altri passi che l’intero universo sarà distrutto, e poi sorgerà un nuovo cielo e una nuova terra. Tale è la convinzione della maggior parte degli uomini nella chiesa, nel presente. Ma coloro che sono in questa fede ignorano i segreti che sono nascosti in ogni minimo dettaglio della Parola; in realtà in ogni singolo vocabolo della Parola vi è un significato interiore che concerne le cose spirituali e celesti anziché le cose naturali e mondane, così come appaiono nel senso letterale. E questo è vero non solo per il significato di gruppi di parole, ma per ciascuna parola.3 Perché la Parola è scritta esclusivamente per corrispondenze4, affinché vi possa essere un significato interiore in ogni singolo particolare di essa. Quale sia questo significato lo si può vedere da tutto ciò che è stato scritto al riguardo in Arcana Coelestia [pubblicato nel 1749-1756]; e dalle citazioni attinte da quell’opera, nell’illustrazione del Cavallo Bianco [dell’Apocalisse, pubblicato nel 1758] cui si fa riferimento nell’Apocalisse.

È in conformità di quel significato spirituale, che deve essere inteso l’avvento del Signore dal cielo, sulle nuvole, di cui al passo sopra citato. Ivi il sole che si oscura significa il Signore quanto all’amore;5 la luna si riferisce alla fede;6 le stelle indicano la conoscenza del bene e della verità, o dell’amore e della fede;7 il segno del Figlio dell’uomo nel cielo indica la manifestazione della Divina verità; le tribù della terra significano tutte le cose concernenti la verità ed il bene, o la fede e l’amore;8 l’avvento del Signore sulle nuvole del cielo, in gloria e potenza, significa la sua presenza nella Parola e la sua rivelazione;9 le nuvole significano il senso letterale della Parola,10 e la gloria il senso interiore della Parola;11 gli angeli con gran suono di tromba indicano il cielo quale sorgente della Divina verità.12 Tutto questo chiarisce cosa deve intendersi con queste parole del Signore, vale a dire che alla fine della chiesa, quando non vi sarà più alcun amore, e quindi alcuna fede, il Signore svelerà il significato interiore della Parola e rivelerà i segreti del cielo. I segreti rivelati nelle seguenti pagine riguardano il cielo e l’inferno, nonché la vita dell’uomo dopo la morte. L’uomo della chiesa attualmente ha una scarsa conoscenza del cielo e dell’inferno, o della sua vita dopo la morte, sebbene questi argomenti siano contemplati e descritti nella Parola; ciò nondimeno molti di quelli nati in seno alla chiesa, negano queste cose, dicendo nel loro intimo, “Chi mai è venuto da quel mondo e ha confermato queste cose?” Per evitare che questo atteggiamento negazionista, invalso specialmente presso quelli pervasi dalla saggezza mondana, possa contaminare e traviare le persone semplici nel cuore e nella fede, mi è stato concesso di essere associato agli angeli e di parlare con loro, come tra uomo e uomo, e anche di vedere come sono i cieli e gli inferni, e questo da tredici anni, ormai; quindi, adesso posso descrivere ciò che ho visto è udito, nell’auspicio che l’ignoranza possa essere illuminata, e l’incredulità, dissipata. Le presenti rivelazioni sono estese ora perché questo deve intendersi per la venuta del Signore.

PARTE 1

CIELO

1

Il Signore è il Dio del cielo

2. Innanzi tutto deve essere noto chi è il Dio del cielo, perché da questo discendono tutte le cose. Nel cielo intero, nessun altro se non il Signore è riconosciuto quale Dio del cielo. Lì si dice, così come Egli stesso ha insegnato,

Che Egli è uno col Padre, e chi vede Lui, vede il Padre; che il Padre è in Lui e Lui nel Padre; che tutto ciò che è santo proviene da Lui (Giovanni 10: 30, 38; 14:9-11; 16:13-15)

Spesso ho parlato con gli angeli di questo argomento, ed essi hanno immancabilmente sostenuto che sono incapaci di dividere il Divino in tre, perché sanno e percepiscono che il Divino è Uno e questo Uno e nel Signore. Hanno anche detto che quelli della chiesa che nel mondo hanno sostenuto l’idea di tre entità Divine, non possono entrare nel cielo, fintanto che il loro ragionamento vaga da un Dio ad un altro; e lì non è permesso pensare tre e dire uno,13 perché ognuno nel cielo parla secondo il proprio pensiero, infatti il discorso è il prodotto immediato del pensiero, ovvero è il pensiero che parla. Quindi quelli che in questo mondo separano il Divino in tre, e associano un’idea distinta ad ognuno di essi, e non individuano nell’idea di uno il Signore, non possono essere ricevuti nel cielo, perché nel cielo vi è una condivisione di tutti i pensieri, e perciò se qualcuno giunge lì con un’idea di tre, ma afferma uno, è subito individuato e respinto. Ma deve essere noto che tutti quelli che non hanno separato ciò che è vero da ciò che è buono, ovvero la fede dall’amore, accolgono nell’altra vita, ove sono opportunamente istruiti, l’idea del Signore che è il Dio dell’universo. Avviene altrimenti per quelli che hanno separato la fede dall’amore, cioè coloro che non hanno vissuto in conformità dei precetti della fede autentica.

3. Coloro i quali, entro la chiesa, hanno negato il Signore e hanno riconosciuto soltanto il Padre e si sono consolidati in questa fede, non sono nel cielo; e poiché sono incapaci di ricevere alcun influsso dal Cielo, ove viene adorato il Signore solo, gradualmente perdono la capacità di pensare ciò che è vero, riguardo a qualsiasi oggetto. Infine divengono come se fossero muti o parlano ottusamente e si muovono ciondolando e oscillando, come se le articolazioni fossero infiacchite ed avessero perduto ogni forza. Coloro che, come i sociniani, hanno negato la Divinità del Signore, sostenendo meramente la sua umanità, sono ugualmente esclusi del Cielo; essi sono condotti verso destra e sono precipitati a fondo, dunque sono totalmente separati da tutti quelli che provengono dal mondo cristiano. Infine quelli che affermano di credere in un Dio invisibile, che essi definiscono anima dell’universo [ens universi], da cui tutte le cose sarebbero state originate, e che rifiutano ogni fede nel Signore, scoprono di non credere in alcun Dio; perché credere in un Divino invisibile, è considerata da loro una qualità della natura nella sua origine, che non può essere un oggetto di fede e amore, in quanto non è un oggetto del pensiero.14 Il destino di questi individui, è tra quelli denominati adoratori della natura. Diverso è il caso di coloro che nascono al di fuori della chiesa, cioè i gentili; di questi si tratterà di seguito.

4. I bambini, che rappresentano un terzo del Cielo, sono iniziati nel riconoscimento e nella fede che il Signore è il loro Padre, e poi che è il Padre di tutti e il Dio del cielo e della terra. Di seguito sarà illustrato in che modo i bambini crescono nel cielo e si perfezionano nei saperi fino a raggiungere l’intelligenza e la sapienza angelica.

5. Quelli che appartengono alla chiesa non possono dubitare che il Signore sia il Dio del cielo, perché egli stesso insegna,

Che tutte le cose del Padre, sono sue (Matt. 11:27; Giovanni 16:15; 17:2)

E che a Lui è stata data ogni potestà in cielo e in terra (Matt. 28:18)

Egli dice in cielo e in terra perché chi governa il cielo, governa anche la terra, perché dal primo dipende l’altra.15 Governare il cielo e la terra significa che questi ricevono da Lui ogni bene che appartiene all’amore, e ogni verità che appartiene alla fede, quindi tutta l’intelligenza e la sapienza, e di conseguenza tutta la felicità, in una parola, la vita eterna. Queste cose le insegnò anche il Signore quando disse:

Chi crede nel Figlio avrà la vita eterna; ma chi non crede nel Figlio non vedrà la vita (Giovanni 3:36)

Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai (Giovanni 11: 25, 26)

Io sono la via, la verità e la vita (Giovanni 14:6)

6. Ho visto alcuni spiriti i quali nel mondo avevano professato la fede in Dio Padre; ma avevano ritenuto il Signore come qualunque altro uomo, e dunque non avevano creduto che fosse il Dio del Cielo. Per tale ragione era ad essi consentito di vagare alla ricerca di un altro cielo diverso da quello del Signore. Essi hanno cercato a lungo, ma invano. Essi erano tra coloro i quali credono che la beatitudine del cielo consista nella gloria e nel dominio; e poiché non erano in grado di soddisfare i propri desideri, e gli è stato detto che il cielo non consiste in tali cose, si sono indignati e hanno desiderato un cielo ove potessero spadroneggiare sugli altri ed essere elevati in una gloria simile a quella del mondo.

2

Il cielo è formato dal Divino del Signore

7. Gli angeli nella loro collettività sono denominati il cielo, perché essi compongono il cielo; tuttavia colui che crea il cielo in generale e nel particolare è il Divino che emana dal Signore che fluisce negli angeli ed è da questi ricevuto. E poiché il Divino che emana dal Signore è il bene dell’amore e la verità della fede, gli angeli sono tali nella misura in cui ricevono dal Signore il bene e la verità.

8. Ciascuno nei cieli sa, crede e percepisce che tutto il bene che fa e si propone di fare, non viene da se stesso, ma dal Divino, cioè dal Signore; e inoltre che il bene che viene compiuto da se stesso non è autentico bene, e la verità da se stesso non è verità autentica, perché questi non hanno in loro la vita dal Signore. E ancora, gli angeli del cielo più intimo percepiscono e avvertono chiaramente l’influsso e, quanto più lo accolgono in sé, maggiore è la percezione in loro di essere nel cielo, perché essi sono maggiormente addentro nell’amore e nella fede, e nella luce dell’intelligenza e della sapienza, e di lì, nella beatitudine celeste; e siccome tutte le cose del cielo procedono dal Divino del Signore, e in esse gli angeli hanno il loro cielo, è evidente che è il Divino del Signore che forma il cielo,16 e non gli angeli per una loro peculiare attitudine. Per questo il Cielo è detto dimora del Signore ed il suo trono; e di coloro che sono lì, si dice che sono nel Signore.17 Ma in che modo il Divino emana dal Signore e pervade il cielo, sarà esposto di seguito.

9. Gli angeli secondo il loro stato di sapienza, vanno oltre. Essi dicono che non solo tutto il bene e la verità procedono dal Signore, ma anche tutto ciò che appartiene alla vita. Essi dimostrano ciò così, nulla può sortire da se stesso, ma da qualcosa che lo precede; e quindi tutto deriva da un principio che essi definiscono la vera essenza [esse] della vita di tutte le cose. E allo stesso modo tutte le cose sussistono, perché la continuità nell’esistenza è un’incessante creazione. E qualunque cosa che non sia tenuta continuamente in relazione, per mezzo di cose intermedie, con il suo principio, si disperde istantaneamente. Essi affermano anche che esiste un’unica sorgente di vita, e che la vita degli uomini non è che un ruscelletto, che scaturisce da lì, e che se non fosse continuamente alimentato da questa sorgente inaridirebbe istantaneamente.

[2] Inoltre, dicono che da quest’unica sorgente di vita, che è il Signore non emana altro che il Divino bene e la Divina verità, a cui ognuno attinge secondo la propria attitudine a ricevere i medesimi (coloro che li ricevono in fede e vita, trovano il cielo in loro, mentre quelli che li rigettano o li sopprimono, pervertono la loro vita nell’inferno; perché essi trasformano il bene in male, e la verità in falsità, e quindi la vita nella morte. E ancora, che ogni cosa concernente la vita è dal Signore, loro lo dimostrano dal fatto che tutte le cose nell’universo sono in relazione con il bene e la verità) vale a dire l’essenza della volontà dell’uomo che è l’essenza del suo amore verso il bene, e l’essenza del suo intelletto, che è l’essenza della fede verso la verità; e poiché tutto ciò che è buono e vero viene da essi, ne consegue che ogni cosa della vita procede da essi.

[3] Essendo questa la fede degli angeli, essi rifiutano qualsiasi ringraziamento per il bene che fanno, e sono contrariati e si schermiscono se taluno attribuisce a loro il bene. Essi sono sbalorditi del fatto che comunemente si creda che taluno possa essere savio da se stesso. Fare il bene per se stessi, loro non lo considerano bene autentico, perché è un bene fatto per sé e per l’amore di sé. Viceversa, fare il bene per amore del bene, essi lo definiscono, bene dal Divino; ed essi sostengono che questo sia il bene che forma il cielo, perché questo bene è il Signore.18

10. Gli spiriti che durante la loro vita nel mondo si sono consolidati nell’idea che il bene che essi compiono e la verità in cui credono, è da se stessi (che è la fede di tutti quelli che mirano a conseguire un merito dalle loro buone azioni e che vantano la loro rettitudine) non sono ricevuti nel cielo. Gli angeli li evitano e li considerano ottusi e usurpatori; ottusi, in quanto guardano perennemente a se stessi, anziché al Divino; e usurpatori in quanto si appropriano di ciò che appartiene al Signore. Questi sono alieni alla fede del cielo, cioè che il cielo è formato dal Divino del Signore, negli angeli.

11. Il Signore insegna che coloro che sono nel cielo e nella chiesa, sono nel Signore, e il Signore è in loro, quando dice:

Dimorate in me e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi se non dimorate in me. Io sono la vite, e voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla (Giovanni 15:4-7)

12. Da tutto ciò segue che il Signore dimora negli angeli del cielo, in ciò che è Suo proprio, e quindi che il Signore è tutto, in tutte le cose del cielo; e questo per la ragione che il bene dal Signore è il Signore negli angeli, poiché ciò che procede dal Signore, è il Signore stesso; quindi il cielo per gli angeli è il bene che procede dal Signore, e assolutamente nulla che possa provenire da loro stessi.

3

Il Divino del Signore nel cielo è l’amore per Lui e la carità verso il prossimo

13. Il Divino che procede dal Signore è denominato nel cielo Divina verità perché esso fluisce nel cielo dal Divino amore del Signore. Il Divino amore e la Divina verità perciò sono legati l’uno all’altra, come il fuoco del sole e la luce che ne deriva nel mondo, l’amore rassomiglia al fuoco del sole e la verità da esso, alla luce del sole. Inoltre per corrispondenza, il fuoco significa l’amore e la luce, la verità che procede da quell’amore.19 Da ciò è chiaro cosa sia la Divina verità che procede dal Divino amore del Signore, che nella sua essenza è il Divino bene congiunto alla Divina verità, ed essendo così congiunti, vivificano tutte le cose del cielo; esattamente come nel mondo quando il calore del sole congiunto alla luce rende tutte le cose del mondo feconde, il che ha luogo a primavera e in estate. Diversamente quando il calore non è congiunto alla luce, cioè quando la luce è fredda, allora tutte le cose s’intorpidiscono e si estinguono. Presso gli angeli questo Divino amore, rappresentato con il calore, è il bene dell’amore; e la Divina verità, rappresentata dalla luce, è ciò che scaturisce attraverso quell’amore.

14. Il Divino che forma il cielo è amore perché l’amore è congiunzione spirituale. Esso congiunge gli angeli al Signore, e li congiunge l’uno all’altro, e così congiunti, essi appaiono al cospetto del Signore come uno. Inoltre l’amore è l’autentica essenza [esse] della vita di ciascuno; di conseguenza, sia gli angeli, sia gli uomini sono dotati della vita in virtù dell’amore. Chiunque rifletta è in grado di comprendere che la più intima vitalità dell’uomo proviene dall’amore, perché egli si riscalda in presenza dell’amore, e si raffredda in sua assenza, e quando è privato dell’amore, muore20. Ma deve essere rammentato che la qualità dell’amore determina la qualità della vita di ciascuno.

15. Nel cielo vi sono due amori distinti, l’amore per il Signore e l’amore per il prossimo; nel cielo più intimo o terzo cielo, l’amore per il Signore, nel cielo intermedio o secondo cielo, l’amore per il prossimo. Entrambi procedono dal Signore e formano il cielo. In che modo questi amori siano distinti ed allo stesso tempo congiunti, appare chiaramente nel cielo, ed in modo velato nel mondo. Nel cielo, l’amore per il Signore non significa l’amore rispetto alla sua persona, bensì amare il bene che procede da Lui; e amare il bene significa volere e compiere il bene dall’amore; e amare il prossimo non significa amare un compagno rispetto alla sua persona, ma amare la verità che emerge dalla Parola; e amare la verità significa desiderarla e osservarla. Da ciò è evidente che questi due amori sono distinti, come il bene e la verità e nel contempo sono congiunti, come lo sono il bene e la verità.21 Tuttavia questo non può essere compreso dall’uomo, a meno che non siano noti i concetti di amore, bene e prossimo.22

16. Spesso ho parlato con gli angeli di questo argomento. Essi erano meravigliati del fatto che nell’ambito della chiesa non fosse noto che amare il Signore ed amare il prossimo significasse amare ciò che è bene e ciò che è vero, e compiere questo dalla volontà; poiché è noto che l’amore si manifesta dalla volontà e dal mettere in atto ciò che l’altro desidera, ed è questo che produce l’amore reciproco e la congiunzione, piuttosto che l’amore separato dalla volontà di soddisfare il desiderio dell’altro, perché questo in sé non è amore; gli uomini dovrebbero inoltre sapere che l’amore che procede dal Signore, è a Sua somiglianza, poiché Egli è in esso; e coloro che, attraverso la volontà, fanno propri nella loro vita il bene e la verità, desiderandoli e mettendoli in atto, diventano somiglianze del Signore e sono congiunti a Lui. La volontà è l’amore del fare. Che sia così anche il Signore lo insegna nella Parola, dicendo,

Colui che osserva i miei comandamenti e li mette in pratica, quegli mi ama; ed io amerò lui e faro presso di lui la mia dimora (Giovanni 14:21, 23)

Se osservate i miei comandamenti dimorerete nel mio amore (Giovanni 15:10, 12)

17. Tutta l’esperienza del cielo attesta che è l’amore, il Divino che procede dal Signore, influenza gli angeli e forma il cielo; perché tutti coloro che sono nel cielo sono forme di amore e carità, e appaiono in una bellezza indescrivibile, con l’amore che risplende dai loro volti, dal loro linguaggio e da altri particolari della loro vita.23 Inoltre vi sono sfere spirituali della vita che emanano e circondano ogni angelo e ogni spirito, da cui sono note le loro qualità rispetto alle affezioni del loro amore, talvolta anche a grande distanza. Queste sfere emanano da ciascuno, secondo le proprie affezioni ed i conseguenti pensieri, ovvero dall’amore e dalla conseguente fede. Le sfere che emanano dagli angeli sono talmente ripiene di amore da influenzare l’intimo della vita di coloro che sono in prossimità. Di frequente ho sperimentato questa circostanza, avendo più volte avvertito questa influenza su di me, in virtù della presenza degli angeli.24 Che questo sia l’amore da cui gli angeli traggono la vita è evidente dal fatto che nell’altra vita ciascuno appare in armonia con il proprio amore; quelli che sono nell’amore per il Signore e per il prossimo sono rivolti costantemente verso il Signore; invece quelli che son nell’amore di sé, allontanano perennemente il loro sguardo dal Signore. Nell’altra vita gli spazi sono conformi alla direzione dei volti, dunque non possono restare invariabili, come nel mondo. E nondimeno, non sono gli angeli a rivolgersi verso il Signore, bensì è il Signore che attrae a sé coloro che sono nell’amore di compiere le cose che procedono da Lui.25 Di più su questo argomento si dirà di seguito, quando si tratterà delle regioni nell’altra vita.

18. Il Divino del Signore nel cielo è amore, perché l’amore è ricettivo di tutte le cose del cielo, quali la pace, l’intelligenza, la sapienza e la felicità. Poiché l’amore è ricettivo di tutte le cose che sono in armonia con esso; le desidera, le cerca e si inebria in esse spontaneamente, perché desidera incessantemente essere arricchito e perfezionato da queste.26 Ciò è noto anche agli uomini, perché presso di loro l’amore cerca, per così dire, tra ciò che è custodito nella memoria ed estrae tutte le cose che sono in accordo con sé, le raccoglie e le ordina in sé in modo da farle proprie; mentre le altre cose sono scartate e cancellate. Che sussista nell’amore la capacità di ricevere le verità in armonia con se stessi, e il desiderio di congiungerle a sé, è stato dimostrato dal fatto che alcuni tra i semplici nel mondo, sono stati assunti in cielo e tuttavia, quando erano al cospetto degli angeli, sono stati introdotti nella sapienza degli angeli e nella beatitudine celeste, avendo essi amato il bene e la verità in quanto tali; e questo amore si era radicato in loro, e di qui sono diventati capaci di ricevere il cielo e tutte le cose ineffabili di lì. Invece coloro che sono nell’amore di sé e nell’amore del mondo non hanno la capacità di ricevere il bene e la verità; essi li detestano e li rigettano, ed al primo contatto con il cielo fuggono e si aggregano con quelli nell’inferno che sono in un amore simile al proprio. Vi erano spiriti che dubitavano che vi fosse tale capacità insita nell’amore celeste, e che desideravano conoscere se ciò fosse realmente così; essi sono stati quindi introdotti nell’amore celeste, e quando ciò è avvenuto, qualsiasi cosa che fosse contraria a tale amore, è stata rimossa e allontanata; e di lì, conversando con me, dicevano di aver percepito una beatitudine interiore così intensa da risultare inesprimibile, ora che erano ritornati nel loro stato originario. Altri ancora sono stati assunti nel cielo; e più eccelse erano le altezze alle quali erano esaltati, maggiormente erano introdotti nell’intelligenza e nella sapienza del cielo, tale che era loro permesso di percepire ciò che prima risultava ineffabile. Da ciò è evidente che l’amore che procede dal Signore è ricettivo del cielo e di tutte le cose di lì.

19. Che l’amore per il Signore e per il prossimo includa in sé tutte le Divine verità è reso manifesto da ciò che il Signore dice in proposito:

Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la tua mente. Questo è il primo e più grande comandamento. Il secondo, simile ad esso, è: Ama il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti» (Matteo 22:37- 40)

La legge e i profeti stanno a significare tutta la Parola del Signore, quindi tutta la Divina verità.

4

Il cielo consta di due regni

20. Poiché nel cielo regna un’infinita varietà e nessuna società e nessun angelo è esattamente uguale ad un altro27, vi sono partizioni generali, specifiche e particolari. La partizione generale è in due regni, quella specifica in tre cieli e quella particolare in infinite società, di cui si tratterà in quanto segue. La partizione generale concerne due regni, in quanto il cielo è denominato “il regno di Dio”.

21. Vi sono angeli che ricevono più intimamente il Divino che emana dal Signore, e altri che lo ricevono meno intimamente; i primi sono denominati angeli celesti, gli altri, angeli spirituali. In virtù di questa differenza il cielo è suddiviso in due regni, uno chiamato regno celeste, l’altro chiamato regno spirituale28.

22. Poiché gli angeli che formano il regno celeste ricevono il Divino del Signore più intimamente, essi sono chiamati angeli interiori o angeli più eccelsi; e per lo stesso motivo i cieli da essi formati sono chiamati cieli più eccelsi.29 Sono dunque definiti eccelsi o inferiori, in quanto la quota determina ciò che è interiore o esteriore.30

23. Coloro che sono nel regno celeste sono nell’amore altrettanto celeste, coloro che sono nel regno spirituale, sono nell’amore spirituale. L’amore celeste è l’amore per il Signore, e l’amore spirituale e l’amore per il prossimo. Amore celeste è amare il Signore, e amore spirituale è amare il prossimo. E poiché il bene concerne l’amore (essendo il bene di ciascuno, ciò che questi ama) il bene di un regno è chiamato celeste e il bene dell’altro regno è chiamato spirituale. Dunque i due regni sono distinti l’uno dall’altro nello stesso modo in cui il bene dell’amore per il Signore è distinto dal bene per l’amore del prossimo.31 E poiché il bene dell’amore per il Signore è un bene interiore, e quell’amore è un amore interiore, così pure gli angeli celesti sono angeli interiori, e sono denominati gli angeli più eccelsi.

24. Il regno celeste e anche denominato regno sacerdotale del Signore, e nella Parola la sua dimora; invece il regno spirituale è denominato il regno sovrano , e nella Parola il suo trono. E in virtù del Divino celeste, il Signore nel mondo è stato chiamato Gesù, invece in virtù del Divino spirituale è stato chiamato Cristo.

25. Gli angeli nel regno celeste del Signore, in forza della loro ricezione più intima del Divino del Signore, sovrastano di gran lunga in sapienza e beatitudine gli angeli del regno spirituale; perché essi sono nell’amore per il Signore, e conseguentemente sono più in prossimità e più strettamente congiunti a Lui.32 questi angeli sono tali in quanto hanno ricevuto e continuano a ricevere la Divina verità immediatamente nella loro vita, e non altrimenti, prima nella memoria e nell’intelletto, come gli angeli spirituali. Quindi essi hanno la Divina verità impressa nei loro cuori, e la percepiscono, per così dire, in loro stessi; né vi può essere in loro alcun dubbio circa l’autenticità della verità che percepiscono in loro.33 Essi sono tali, così come sono stati descritti in Geremia:

Io metterò la mia legge nelle loro menti, e la scriverò nei loro cuori. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, ciascuno al suo compagno e ciascuno al suo fratello, dicendo, Conosci Jehovah. Essi mi conosceranno, dal più piccolo al più grande tra loro (Ger. 31:33, 34)

Ed essi sono chiamati in Isaia:

Istruiti da Jehovah (Isa. 54:13)

Che gli istruiti da Jehovah siano coloro che sono istruiti dal Signore, egli stesso lo sostiene in Giovanni, 6:45, 46.

26. Si è detto che questi angeli hanno la sapienza e la gloria al di sopra degli altri per la ragione che essi hanno ricevuto e ricevono le Divine verità direttamente nella loro vita. Perché non appena odono le Divine verità, essi le desiderano e le osservano, piuttosto che custodirle nella loro memoria per poi esaminarle in un secondo tempo, circa la loro autenticità. Essi sanno immediatamente, in virtù dell’influsso del Signore, se la verità che hanno udito è autentica; perché il Signore fluisce direttamente nella volontà dell’uomo e in modo mediato, dalla volontà, nel suo intelletto. O, il che è lo stesso, il Signore fluisce direttamente nel bene, e in modo mediato attraverso il bene nella verità.34 È chiamato bene ciò che appartiene alla volontà ed all’azione che da lì segue; ed è chiamata verità ciò che appartiene alla memoria e al pensiero che di lì segue. Inoltre ogni verità si trasforma in bene e si innesta nell’amore non appena entra nella volontà; ma fintanto che la verità resta nella memoria e nel pensiero, non si trasforma nel bene, resta inattiva e l’uomo non si appropria di essa, poiché l’uomo e tale in forza della sua volontà e da lì, del suo intelletto, e non viceversa, del suo intelletto separato dalla volontà.35

27. A causa di questa differenza tra gli angeli del regno celeste e quelli del regno spirituale, essi non sono insieme e non sono in una relazione reciproca tra loro. Essi sono in grado di comunicare tra loro solo attraverso società angeliche intermedie, le quali sono chiamate celesti-spirituali. Attraverso queste il regno celeste fluisce in quello spirituale;36 e da ciò si manifesta che sebbene il cielo sia diviso in due regni, ciò nondimeno il cielo è uno. Il Signore provvede affinché attraverso tali angeli intermedi sia assicurata la comunicazione e la congiunzione tra i cieli.

28. Dato che, degli angeli di questi due regni si tratterà compiutamente di seguito, i particolari sono qui omessi.

5

Esistono tre cieli

29. Esistono tre cieli, del tutto distinti l’uno dall’altro, uno intimo o terzo, uno intermedio o secondo ed uno esterno o primo. Questi sono in un ordine e in una relazione di reciprocità rispettivamente con la parte più elevata dell’uomo, ovvero la sua testa, alla sua parte intermedia, o corpo, e alla parte inferiore, o piedi; ovvero anche con la parte più elevata, intermedia ed inferiore di una casa. Nello stesso ordine è il Divino che emana e discende dal Signore; di conseguenza il cielo, in conformità dell’ordine, è tripartito.

30. La veste interiore dell’uomo, che appartiene alla sua mente ed alla sua indole, è disposta nello stesso ordine. Essa consta di una parte intima, una intermedia ed una esterna; perché quando l’uomo è stato creato tutte le cose dell’ordine Divino sono state introdotte in lui, in modo che egli è diventato un’immagine dell’ordine Divino, e quindi un cielo in miniatura.37 Anche per questa ragione l’uomo, quanto alla sua veste interiore è in comunicazione con i cieli, e lì accede dopo la morte, in compagnia degli angeli, tra quelli del cielo più intimo, o tra quelli del cielo intermedio, o tra quelli del cielo esterno, a seconda della sua ricezione del Divino bene e della Divina verità dal Signore, durante la sua vita nel mondo.

31. Il Divino che fluisce dal Signore ed è ricevuto nel terzo o più intimo cielo, è chiamato celeste, quindi gli angeli lì sono denominati celesti; il Divino che fluisce dal Signore nel secondo o intermedio cielo, è chiamato spirituale, e quindi gli angeli lì sono denominati spirituali; invece il Divino che fluisce dal Signore nel cielo più esterno o primo cielo, è chiamato naturale; e poiché il naturale di quel cielo non è come il naturale del mondo, ma ha in sé lo spirituale ed il celeste, quel cielo è chiamato spirituale-naturale e celeste-naturale, e quindi gli angeli lì sono denominati spirituali-naturali e celesti-naturali.38 Quelli che ricevono l’influsso dal secondo cielo o cielo intermedio sono denominati spirituali-naturali; e quelli che ricevono l’influsso dal terzo o più intimo cielo sono denominati celesti-naturali. Gli angeli spirituali-naturali e celesti-naturali sono distinti tra loro; ciò nondimeno formano lo stesso cielo perché sono nello stesso grado.

32. In ogni cielo vi è un interno ed un esterno; quelli più all’interno sono denominati angeli interni, mentre quelli più all’esterno sono denominati angeli esterni. L’interno e l’esterno nei cieli e in ogni cielo è nella stessa relazione in cui si trovano la volontà e l’intelletto nell’uomo. L’interno corrisponde alla volontà e l’esterno all’intelletto. Ogni cosa della volontà ha il suo reciproco nell’intelletto; l’uno non può esistere senza l’altro. La volontà può essere paragonata ad una fiamma e l’intelletto alla luce che proviene di lì.

33. Diamo per acquisito il fatto che presso gli angeli è la veste interiore a determinare la loro appartenenza all’uno o all’altro cielo; infatti quanto più la loro veste interiore è aperta al Signore, tanto più loro saranno in un cielo più intimo. Vi sono tre gradi di interiore in ogni angelo e spirito, e anche in ogni uomo. Quelli nei quali il terzo grado è aperto sono nel cielo più intimo; quelli nei quali il secondo grado o solo il primo grado è aperto sono nel cielo intermedio o nel cielo più esterno. L’interiore è aperto dalla ricezione del Divino bene e della Divina verità. Quelli che sono influenzati dalle Divine verità, le accolgono immediatamente nella loro vita, quindi nella volontà e di lì, nell’azione, sono nel cielo più intimo o terzo cielo, e hanno il loro posto lì secondo la loro ricezione del bene, dall’affezione della verità. Quelli che non accolgono le verità direttamente nella loro vita, ma nella memoria, e di lì nell’intelletto, e attraverso l’intelletto desiderano e osservano quelle verità, sono nel cielo intermedio, o secondo cielo. E quelli che vivono moralmente e credono in un Divino e che non si curano particolarmente della loro istruzione, sono nel cielo più esterno, o primo cielo.39 Da questo è chiaro che gli stati dell’interiore sono ciò che forma il cielo, e che il cielo è dentro ciascuno e non fuori da esso; come il Signore insegna dicendo:

Il regno di Dio non viene in maniera da attirar gli sguardi; né si dirà: Eccolo qui, o eccolo là; perché ecco, il regno di Dio è dentro di voi» (Luca 17:20, 21).

34. Ogni perfezione incrementa verso l’interiore e decresce verso l’esteriore, perché l’interiore è più vicino al Divino ed in sé è puro, mentre l’esteriore è più lontano dal Divino e più primitivo.40 L’intelligenza, la sapienza, l’amore, tutto ciò che è bene e la conseguente felicità, sono ciò che costituisce la perfezione angelica; ma non vi può essere tale felicità escludendo le prime, perché questa sarebbe una mera felicità esteriore piuttosto che interiore. Siccome negli angeli del cielo più intimo, l’interiore è aperto nel terzo grado, la loro perfezione supera incommensurabilmente la perfezione degli angeli del cielo intermedio, il cui interiore è aperto nel secondo grado. E nella stessa misura, la perfezione di questi angeli eccede quella degli angeli del cielo più esterno.

35. A causa di questa distinzione, un angelo del primo cielo non può essere tra gli angeli di un altro cielo, cioè nessuno può ascendere da un cielo inferiore ad uno superiore, e neppure si può discendere da un cielo superiore ad un cielo inferiore. Se un angelo ascende ad un cielo superiore è tormentato dal dolore e dall’angoscia, ed è incapace di vedere gli angeli di quel cielo, e neppure è in grado di parlare con loro; se poi un angelo discende da un cielo superiore ad uno inferiore, è privato della sua sapienza, balbetta nel parlare, ed è in preda alla disperazione. Ci sono stati alcuni angeli del cielo più esterno i quali non erano ancora stati istruiti del fatto che l’interiore di un angelo forma il cielo, i quali credevano che per accedere alla beatitudine celeste più eccelsa non dovessero far altro che raggiungere l’accesso al cielo ove si trovano gli angeli più eccelsi. A questi è stato permesso di introdursi tra gli angeli del terzo cielo, ma quando sono giunti lì, non erano in grado di vederne alcuno, nonostante le loro ricerche, eppure vi era una moltitudine di tali angeli ivi presenti; siccome l’interiore dei nuovi venuti non era aperto nello stesso grado degli angeli di lì, così pure la loro vista non era aperta. Immediatamente sono stati colpiti da dolori al cuore tali che non erano in grado di capire se fossero ancora vivi. Perciò sono tornati prontamente al cielo cui appartenevano, lieti di essere tornati tra i loro simili, promettendo a loro stessi che non avrebbero mai più desiderato raggiungere cose talmente elevate che non sono compatibili con la loro vita. Ancora, ho visto altri abbandonarsi da un cielo più elevato in uno inferiore; e questi erano privati della loro sapienza a tal punto da non conoscere più quale fosse il loro cielo. Avviene altrimenti quando, come spesso capita, gli angeli sono elevati dal Signore da un cielo inferiore a un cielo superiore, in modo che possano contemplare la sua gloria; perché in questa circostanza essi sono preparati in anticipo e sono attorniati da angeli intermedi, attraverso i quali essi possono comunicare con gli angeli di cieli diversi. Da tutto ciò emerge in evidenza che i tre cieli sono completamente distinti l’uno dall’altro.

36. Quelli che appartengono allo stesso cielo possono essere in relazione con qualunque altro angelo di lì; ma il piacere della relazione è commisurato all’affinità del bene in cui essi accedono; di ciò sarà fatto un approfondimento nei prossimi capitoli.

37. Sebbene i cieli siano separati in modo che un angelo di un cielo non può essere in compagnia di un angelo di un altro cielo, nondimeno il Signore congiunge tutti i cieli insieme attraverso l’influsso diretto e mediato, diretto da se stesso in tutti i cieli, e mediato, da un cielo nell’altro.41 Egli quindi rende i tre cieli, uno, ed ogni cosa nella medesima relazione, dalla prima all’ultima, in modo che risulti impossibile la presenza di cose che non siano congiunte. Qualsiasi cosa che non sia congiunta, attraverso gli intermedi, al Principio, non sopravvive, viene dissipata e non ne resta nulla.42

38. Solo chi conosce in che modo i gradi sono collegati all’ordine Divino può comprendere come i cieli sono distinti, e può perfino percepire la differenza tra uomo esteriore e uomo interiore. La maggior parte degli uomini nel mondo non ha alcuna idea di cosa sia l’uomo esteriore e l’uomo interiore, o di cosa sia il superiore e l’inferiore, né di ciò che è continuo o coerente per continuità, da uno stato più grossolano ad uno stato più puro. E ancora, che le relazioni tra ciò che è interiore e ciò che è esteriore sono discrete e non continue. I gradi sono di due tipi, continui e discreti. I primi sono comparabili ai gradi decrescenti della luce dalla luminosità abbagliante all’oscurità, o come i gradi in cui diminuisce la visione degli oggetti nella luce e nell’ombra, ovvero come i gradi di purezza dell’atmosfera, dalla base alla cima. Questi gradi sono espressi in termini di distanza.

[2] I gradi discreti si manifestano come l’anteriore e il posteriore, quindi come la causa e l’effetto, ovvero come ciò che produce e ciò che è prodotto. Chiunque osservi la materia vedrà che in tutte le cose del mondo intero, di qualunque genere esse siano, vi sono tali gradi di produzione e composizione, cioè da un oggetto un secondo, e da questo un terzo, e così via.

[3] Fintanto che non sia acquisita la percezione di questi gradi non è possibile comprendere le differenze tra i cieli, né le differenze tra l’uomo interiore e l’uomo esteriore, né tra mondo spirituale e mondo naturale, e neppure tra lo spirito dell’uomo ed il suo corpo. E ancora, non può essere compresa la natura e l’origine delle corrispondenze e delle rappresentazioni, o la natura dell’influsso. L’uomo che si affida unicamente ai suoi sensi corporei non può percepire queste differenze, in quanto concepisce ciò che è spirituale, come qualcosa di assimilabile al naturale, seppure più perfezionato, quindi resta fuori ed è massicciamente distante dall’intelligenza autentica.43

39. Ora è consentito svelare un certo segreto degli angeli dei tre cieli, che finora è rimasto sconosciuto, in quanto la nozione dei gradi non era stata compresa. In ogni angelo e in ogni uomo, vi è un grado più intimo o eccelso, nel quale il Divino del Signore fluisce principalmente, e da cui dispone le altre regioni interiori in lui, che seguono in conformità dei gradi dell’ordine. Questa regione più intima, o eccelsa, può essere definita la porta di accesso del Signore presso l’angelo o l’uomo, ed il suo autentico luogo di dimora in lui. È in virtù di questa regione intima o eccelsa, che l’uomo è uomo, e in quanto tale è distinto dalle bestie, che dunque ne sono sprovviste. L’uomo, a differenza degli animali, è in grado, con riferimento alla sue regioni interiori, che attengono al suo spirito e alla sua disposizione, di essere elevato dal Signore, di credere nel Signore, di agire in conformità dell’amore per il Signore, e quindi di vederlo, e di ricevere l’intelligenza e la sapienza, e di parlare secondo ragione. È anche in virtù di questo che l’uomo vive per l’eternità. Ma in che modo questo influsso sia disposto e provveduto dal Signore nell’intimo dello spirito, non è materia che possa essere contemplata nella percezione degli angeli, perché è al di sopra del loro intelletto e trascende la loro sapienza.

40. Queste sono le verità generali in merito ai tre cieli; di seguito ogni cielo sarà trattato nel particolare.

6

I cieli sono composti da innumerevoli società

41. Gli angeli in ogni cielo non sono tutti insieme in un luogo, ma sono distinti in società grandi e piccole, secondo la diversità del bene dell’amore e della fede in cui sono. Tutti quelli che sono nello stesso bene compongono una società. I beni nel cielo sono di varietà infinita, e ogni angelo è, per così dire, tale come il bene suo proprio.44

42. Inoltre le distanze tra le società angeliche nei cieli sono commisurate alla diversità dei beni che le caratterizzano in generale ed in particolare. Perché nel mondo spirituale la sola causa delle distanze è la differenza nello stato interiore; quindi nei cieli la differenza nello stato dell’amore concerne quelli che sono completamente diversi e come tali sono a distanze siderali, e quelli che differiscono poco sono tra loro a breve distanza, tale che possono essere considerati affini tra loro, e per questa ragione possono ritrovarsi insieme.45

43. Tutti coloro che appartengono alla stessa società sono organizzati con regole comuni tra loro; i più perfetti, cioè quelli che eccellono nel bene, nell’amore, nella sapienza e nell’intelligenza, sono al centro; i meno autorevoli sono ad una distanza commisurata alla diminuzione della perfezione. La disposizione è analoga a quanto accade con la luce che decresce dal centro alla periferia, essendo coloro che sono nel centro nella luce maggiore, e quelli che sono nella periferia in una luce via via decrescente.

44. Coloro che sono simili tra loro sono condotti spontaneamente verso i loro simili; presso questi essi si sentono come se fossero a casa, mentre insieme ad altri si sentirebbero forestieri e all’estero; inoltre con i propri simili si sentono in libertà e quindi nel piacere della vita.

45. Questo spiega perché nel cielo tutti sono affiliati in base al bene, e sono distinti secondo la qualità del proprio bene. Ciò nondimeno, non sono gli angeli a determinare l’affiliazione, ma è il Signore, che è la sorgente di tutto il bene. Il Signore li conduce, li congiunge o li separa, e li mantiene nella libertà commisurata al loro bene. Egli dunque, mantiene ciascuno nella vita del proprio amore, della sua fede, della sua intelligenza, sapienza e conseguente felicità.46

46. Tutti coloro che sono in un bene simile, seppure non si siano mai visti prima, si conoscono reciprocamente, come gli uomini nel mondo conoscono i loro congiunti, parenti e amici; infatti nell’altra vita non vi è altra parentela e amicizia se non quella spirituale, cioè quella che scaturisce da una fede e da un amore affini.47 Questo mi è stato consentito di vedere talvolta, in spirito, separato dal corpo e in società con gli angeli. Lì ho visto alcuni che mi sembrava di conoscere dall’infanzia, e altri che non conoscevo affatto. I primi erano in uno stato spirituale affine al mio; mentre gli altri erano in uno stato differente.

47. Tutti coloro che appartengono alla stessa società angelica hanno i lineamenti simili in generale, e si distinguono nei segni particolari. In che modo queste somiglianze generali siano correlate alle differenze nei particolari, si può comprendere in qualche misura facendo raffronti con cose analoghe nel mondo. È noto che ogni etnia presenta una certa somiglianza nel volto e negli occhi, e questo è ancora più evidente tra i membri della stessa famiglia. Nei cieli parimenti, le affezioni interiori appaiono e risplendono dal volto, perché il volto è la forma esteriore e rappresentativa di quelle affezioni. Nessuno lì può avere altro volto se non quello corrispondente all’affezione sua propria. La somiglianza in generale tra membri della stessa società, si articola poi nella varietà dei segni particolari dei medesimi. Il volto di un angelo, nella somiglianza generale di una data società, mi è apparso, ed aveva lineamenti mutevoli e conformi al bene ed alla verità di tutti coloro che appartenevano a quella stessa società. Si sono succeduti diversi mutamenti, pur mantenendo il volto una matrice comune, da cui, in qualche misura derivavano tutti i mutamenti. Quindi attraverso questo volto sono state manifestate nelle loro sfumature, le affezioni dell’intera società, da cui il volto subiva delle variazioni. Perché come è stato detto più sopra, i volti degli angeli sono le forme del loro interiore, e quindi delle affezioni che appartengono al loro amore e alla loro fede.

48. Da ciò segue che un angelo che eccelle in sapienza istantaneamente scorge la qualità di un altro dal suo volto. Nel cielo nessuno può nascondere il suo interiore, attraverso la propria espressione, né fingere, raggirare o ingannare con artifici o ipocrisia. Vi sono ipocriti esperti nell’arte di camuffare il loro interiore e di ostentare il loro esteriore in una forma del bene in cui sono coloro che appartengono ad una società angelica, mostrandosi quindi come angeli della luce; e questi talvolta, si introducono in una società, ma non possono restarvi a lungo perché cominciano ad essere afflitti dal dolore e dal tormento, diventano lividi nel volto ed esanimi. Queste sofferenze scaturiscono dalla contrapposizione della vita che fluisce in loro. Perciò si precipitano velocemente nell’inferno cui appartengono, e non desiderano più ascendere al cielo. Questi sono tali come l’uomo invitato tra gli ospiti del ricevimento, il quale non era vestito con abiti nuziali, e che come tale fu cacciato fuori nell’oscurità (Matteo 22:11 e ss.)

49. Tutte le società nel cielo, sono reciprocamente in comunicazione, seppure non attraverso forme dirette di conversazione; perché solo in pochi migrano dalla propria società in un’altra, e perché lasciare la propria società è abbandonare se stessi e la propria vita per passare in una meno congeniale. Nondimeno, le società comunicano attraverso un’estensione della sfera che emana dalla vita di ciascuna di esse. Questa sfera della vita è la sfera delle affezioni dell’amore e della fede, e si estende in ampiezza verso le società circostanti, e si estende anche a grande distanza nella misura in cui le affezioni sono più interiori e perfette.48 Nella stessa proporzione gli angeli sono dotati di intelligenza e sapienza. Le società che sono nel cielo più intimo e nel cielo intermedio estendono le rispettive sfere in tutti i cieli, dunque vi è una condivisione di tutto il cielo presso ogni singola società, e la condivisione della singola società presso l’intero cielo.49 Ma di questa estensione si tratterà più compiutamente, di seguito, ove si tratterà della forma del cielo in armonia con la disposizione delle società angeliche, nonché della sapienza e dell’intelligenza degli angeli; perché da quella forma derivano tutte le estensioni, le affezioni ed i pensieri.

50. È stato detto più sopra che nei cielo vi sono società grandi e piccole. Quelle grandi constano di miriadi di angeli, quelle piccole di qualche migliaio e le più piccole di qualche centinaio. Vi sono anche alcuni nel cielo che dimorano separatamente in abitazioni singole. Sebbene questi vivano così individualmente, sono disposti in un ordine coerente con quelli che vivono nelle società, i più savi nel mezzo, e i più semplici nella periferia. Questi sono intimamente sotto i Divini auspici del Signore e sono i più autorevoli tra gli angeli.

7

Ogni società è un cielo in una forma minore,

e ogni angelo lo è nella forma minima

51. Ogni società è un cielo in una forma minore, e ogni angelo lo è nella forma minima, perché è il bene dell’amore e della fede che forma il cielo, e questo bene è in ogni società del cielo e in ogni angelo appartenente ad una società. È chiaro che questo bene differisce e varia ovunque, e tuttavia è pur sempre il bene del cielo; e le differenze riguardano le differenti qualità del bene. Dunque quando taluno è elevato in qualche società del cielo, si dice che viene assunto in cielo; e di coloro che sono lì, si dice che sono nel cielo, ciascuno nel cielo suo proprio. Questo è noto a tutti nell’altra vita; di conseguenza coloro che sono fuori dal cielo, ovvero sotto il cielo, quando in lontananza vedono le società degli angeli, dicono che il cielo è in questo o in quel luogo. Volendo fare un paragone, è come per i funzionari civili e militari, ed il personale di servizio in un palazzo o in un castello, i quali, sebbene ciascuno dimori nel proprio appartamento, nondimeno sono tutti nello stesso palazzo o castello, ciascuno nel proprio rango e nel proprio ufficio. Questo rende manifesto il significato delle parole del Signore,

Nella casa del Padre ci sono molte dimore (Giovanni 14:2)

e cosa si intende per dimore celesti e per cieli dei cieli, nei profeti.

52. Che ogni società sia un cielo in una forma minore, lo si può comprendere anche da questo, che ogni società ha una forma celeste, nello stesso modo del cielo intero. In tutti i cieli, coloro che sono più eminenti sono nel mezzo, e quelli meno autorevoli si trovano intorno ai primi in ordine decrescente, fino ai margini (come è stato già riferito nel capitolo precedente, n. 43). Si può comprendere da ciò anche che il Signore indirizza tutti, in tutto il cielo, come se fossero un unico angelo; è lo stesso vale per tutti in ogni società; e per questa ragione un’intera società angelica talvolta appare in forma angelica come un singolo angelo, cosa che il Signore mi ha permesso di vedere. Inoltre quando il Signore appare nel mezzo degli angeli, egli non appare come uno circondato da molti, ma come uno in forma angelica. Questo perché il Signore è chiamato Angelo nella Parola e perché un intera società e denominata Michele, Gabriele e Raffaele; non sono altro che società angeliche così nominate in virtù della loro precipua funzione.50

53. Nello stesso modo in cui una società è un cielo in una forma minore, così l’uomo è un cielo nella forma minima. Perché il cielo non è al di fuori dell’angelo, ma interiormente ad esso, dato che le cose interiori che appartengono al suo spirito, sono disposte secondo la forma del cielo, al fine della ricezione di tutte le cose del cielo che sono al di fuori di lui. Queste egli le riceve secondo la qualità del bene che è in lui dal Signore. È in virtù di ciò che un angelo è un cielo.

54. In alcun modo può essere sostenuto che il cielo sia al di fuori di qualcuno; esso è sempre dentro qualcuno. Perché è in conformità del cielo che è dentro di sé che ogni angelo riceve il cielo che è fuori di lui. Ciò rende esplicito in quale enorme errore sono coloro i quali credono che entrare nel cielo significhi semplicemente essere elevati tra gli angeli, senza alcuna considerazione circa la qualità dell’intimo di ciascuno, e quindi che il cielo sia accessibile a chiunque per misericordia, a nulla rilevando la condotta e le opere dell’uomo;51 infatti se nulla del cielo è dentro ciascuno, assolutamente nulla del cielo che è all’esterno può fluire all’interno ed essere ricevuto. Questa idea è invalsa tra gli spiriti. A causa di questa persuasione, essi sono effettivamente elevati nel cielo; ma quando giungono lì, siccome la loro vita interiormente è contrapposta alla vita angelica, le loro facoltà intellettuali si degradano, finché diventano folli e sono tormentati nelle loro facoltà, fino a diventare dementi. In altre parole se coloro che hanno vissuto in modo malvagio giungono al cielo, respirano affannosamente, rantolano e si contorcono, come pesci fuori dall’acqua o come animali in un ambiente a cui sia stata sottratta l’aria. Da ciò si può comprendere che il cielo non è fuori dall’uomo ma dentro di lui.52

55. Poiché ciascuno riceve il cielo che è fuori di sé in misura corrispondente al cielo che è dentro di sé, allo stesso modo ciascuno riceve il Signore, perché è il Divino del Signore che forma il cielo. È per questa ragione che quando il Signore è presente in una società, si manifesta in armonia con la peculiare qualità del bene di quella società, dunque si manifesta in modo differente, in una società rispetto ad un’altra. Tale diversità non è nel Signore; sono gli angeli che si rivolgono a lui, attraverso il bene loro proprio, dunque in corrispondenza di quel bene. Ed essi sono influenzati dalla sua manifestazione in modo conforme alla qualità del loro amore; quelli che lo amano più profondamente, sono influenzati più intimamente, e quelli che lo amano meno profondamente sono influenzati in misura inferiore. Mentre i malvagi che sono esclusi dal cielo, sono tormentati dalla sua presenza. Quando il Signore si manifesta in una società, ha le sembianze di un angelo, ma si distingue dagli altri angeli in virtù del Divino che risplende attraverso la sua persona.

56. Il cielo è dove il Signore è riconosciuto, e dove è il destinatario della fede e dell’amore. La varietà del culto verso il Signore, in ragione della varietà del bene caratteristico di ogni società, non è dannosa, anzi è di giovamento perché la perfezione del cielo discende da questa varietà. Questo difficilmente può essere compreso se non si attinge ad una terminologia comune nel mondo erudito, e se non si mostra con questo mezzo che ciò che è perfetto è composto necessariamente dalla varietà. Ogni cosa esiste in quanto composta di varie parti, dato che un insieme privato delle sue parti equivale al nulla, non ha forma, dunque non ha qualità. Quando un insieme esiste attraverso varie parti, disposte in una forma tale che l’una è collegata all’altra, come compagni affiatati, in serie, allora la qualità è perfetta. Così pure il cielo è un insieme di parti disposte nella forma più eccelsa, perché la forma celeste è la più perfetta di tutte le forme. Che questo è il fondamento di tutta la perfezione è evidente dall’origine di tutta la bellezza, dell’amabilità, della delizia, da cui i sensi e lo spirito sono influenzati; perché queste qualità non scaturiscono da alcun altra fonte se non dal concerto e dall’armonia di molte parti concordi, congeniali e disposte secondo l’ordine, e non da un insieme privo di una molteplicità di parti. Da ciò deriva il detto secondo cui dalla varietà deriva il piacere; e la natura della varietà, come è noto, determina il piacere. Da tutto ciò si può scorgere come in uno specchio che la perfezione discende dalla varietà, anche nel cielo. Perché dalle cose esistenti nel mondo naturale, le cose appartenenti al mondo spirituale si possono vedere esattamente come in uno specchio.53

57. Ciò che è stato detto sul cielo, vale anche per la chiesa, perché la chiesa è il cielo del Signore sulla terra. Vi sono una molteplicità di chiese, e nella misura in cui il bene dell’amore e la fede regnano in esse, queste sono chiese autentiche. Anche qui, il Signore da molte parti compone un’unità, cioè un’unica chiesa da una varietà di chiese.54 E lo stesso può dirsi dell’uomo di chiesa, nel particolare, come è detto per la chiesa in generale, vale a dire che la chiesa è dentro l’uomo e non fuori di esso; e che ogni uomo è una chiesa nella quale il Signore è presente nel bene dell’amore e della fede.55 Ancora lo stesso può dirsi di un uomo che ha la chiesa in lui, così come un angelo ha il cielo in lui, vale a dire che egli è una chiesa nella forma minima, così come un angelo è un cielo nella forma minima; ed inoltre un uomo che ha la chiesa in lui, al pari di un angelo, è un cielo. Perché l’uomo è stato creato con la capacità di essere elevato nel cielo e di divenire un angelo; conseguentemente colui che ha in sé il bene dal Signore è un uomo-angelo.56 Si può ora fare un cenno a ciò che l’uomo ha in comune con gli angeli e a ciò in cui gli stessi si differenziano. Gli uomini, al pari degli angeli, sono dotati di un intimo conforme all’immagine del cielo, e sono altresì dotati della facoltà di divenire un’immagine del cielo nella misura in cui sono nel bene dell’amore e nella fede. Invece gli uomini a differenza degli angeli, sono dotati di un immagine esteriore conforme all’immagine del mondo; e nella misura in cui sono nel bene, il mondo in loro è subordinato al cielo e disposto in modo tale da servire il cielo;57 e allora il Signore è presente in loro, sia nel mondo, sia nel cielo, esattamente come se essi fossero nel loro cielo, poiché il Signore è nel suo Divino ordine in entrambi i mondi, dato che Dio è l’ordine.58

58. Infine deve essere detto che coloro che hanno il cielo in sé, lo hanno non solo con riguardo alle cose più generali pertinenti ad esso, ma anche riguardo ad ogni minimo particolare di esso, dato che le cose più infinitesimali replicano nella loro immagine quelle più grandi. Ciò discende dal fatto che ciascuno è il suo proprio amore, dunque è tale come il proprio amore dominante. E tale amore regna e governa in tutte le parti inducendo ovunque una somiglianza di sé.59 Nei cieli l’amore regnante è l’amore per il Signore, perché ivi il Signore è amato sopra ogni cosa. Perciò il Signore è il Tutto in ogni cosa, e procede in ogni cosa disponendola e rivestendola di un’immagine di sé, e rendendola un cielo, ovunque essa si trovi. Questo è ciò che fa di un angelo un cielo nella forma minima, di una società una forma celeste più grande e di tutte le società la forma più estesa del cielo. Che il Divino del Signore è ciò che forma il cielo, e che è Tutto in ogni cosa, lo si può vedere più sopra (nn. 7-12).

8

Il cielo nel suo insieme ha la forma di un singolo uomo

59. Che il cielo nel suo insieme appaia come un singolo uomo è un arcano ad oggi sconosciuto nel mondo, ma pienamente riconosciuto nei cieli. Conoscere questo e le cose specifiche e peculiari a ciò correlate costituisce il fondamento dell’intelligenza degli angeli, da cui molte cose dipendono, e senza di ciò, trattandosi di principi generali, queste non entrerebbero distintamente e chiaramente nelle idee del loro pensiero. Essendo noto che tutti i cieli con le rispettive società appaiono come un singolo uomo, il cielo stesso è denominato il grandissimo uomo o il Divino uomo,60 Divino perché è il Divino del Signore che forma il cielo (si veda sopra nn. 7-12).

60. Che in una tale forma e immagine siano disposte le cose celesti e spirituali non può essere compreso da quelli che non hanno un’idea adeguata delle cose spirituali e celesti. Questi sostengono che l’uomo sia composto unicamente di materia, così come appare nella sua veste esteriore. Ma è bene che essi sappiano che non è in forza di ciò che l’uomo è uomo, ma dalla capacità di comprendere e di volere ciò che è bene. Questo intelletto e questa volontà sono le cose celesti e spirituali che formano l’uomo. Inoltre è noto che le qualità di ciascuno sono determinate dall’intelletto e dalla volontà; e si può anche comprendere che il suo corpo mondano è al servizio della volontà e dell’intelletto nel mondo, per realizzare efficacemente i loro usi nella sfera esteriore della natura. Per questa ragione il corpo da se stesso non può nulla, ma mette in atto i comandi dell’intelletto e della volontà cui è sottomesso, perché ogni cosa l’uomo pensi e dica, ed ogni cosa egli desideri e faccia con il corpo e con gli arti, gli enti che agiscono effettivamente sono l’intelletto e la volontà. Dunque è evidente che le cose che appartengono all’intelletto ed alla volontà sono ciò che forma l’uomo; e poiché questi agiscono fin nei minimi particolari del corpo, questi stessi debbono essere in una forma analoga; in riferimento a ciò, l’uomo è denominato spirituale o interiore. Il cielo è un tale uomo nella sua forma più vasta e più eccelsa.

61. Essendo questa l’idea angelica dell’uomo, gli angeli non tengono in alcuna considerazione ciò che l’uomo fa attraverso il corpo, ma unicamente la volontà in forza della quale il corpo agisce. Questa essi considerano l’uomo stesso; e l’intelletto è altresì considerato l’uomo stesso nella misura in cui agisce unanimemente con la volontà.61

62. Naturalmente agli angeli non è visibile il cielo intero nella forma di un singolo uomo, perché ciò non può rientrare nella percezione della loro vista; tuttavia le società più distanti, composte di molte migliaia di angeli, talvolta sono visibili agli angeli nella forma di un singolo uomo; e da una società, considerata alla stregua di una parte, essi deducono coerentemente che tale assunto vale anche in generale, per il cielo. Perché in una forma più perfetta, il generale imita le sue parti, e le parti sono simili al loro insieme, stante la mera diversità in termini di maggiore o minore ampiezza; di conseguenza gli angeli sostengono che poiché il Divino vede tutte le cose nella loro interiorità ed eminenza, così pure al cospetto del Signore, il cielo nel suo insieme deve necessariamente manifestarsi in una forma umana.

63. Essendo tale il cielo, esso è governato dal Signore come un singolo uomo, quindi come uno. Perché l’uomo, come è noto, consiste di una molteplice varietà di parti – non solo nel complesso, ma in ogni sua parte in quanto insieme di membra, organi e visceri; e in ogni parte, fibre, nervi e vasi sanguigni, e quindi membra all’interno di membra e parti all’interno di parti – nondimeno, quando egli agisce, agisce come un singolo uomo. Allo stesso modo è il cielo, sotto l’egida e la direzione del Signore.

64. Molte cose nell’uomo agiscono unitariamente, perché non c’è la benché minima cosa in esso che, nella sua peculiare funzione, non faccia qualcosa a beneficio dell’insieme. L’insieme assolve ad una funzione per le sue parti, e queste ultime per l’insieme, perché l’insieme si compone di parti e le parti costituiscono l’insieme; perciò esse provvedono reciprocamente e sono collegate in modo che ogni cosa è in relazione con l’insieme e con il suo bene; in questo senso esse agiscono come uno.

[2] Nel cielo vi sono simili associazioni, le quali sono congiunte secondo gli usi, in una forma simile; e di conseguenza, quelli che non adempiono agli usi per il bene comune, sono esclusi dal cielo, come qualcosa di estraneo ad esso. Adempiere agli usi significa volere il bene degli altri per il bene comune, mentre adempiere agli usi per il bene di sé non è adempiere agli usi. In quest’ultima circostanza domina l’amore di sé, nella prima è l’amore Divino a regnare. Quindi quelli che sono nel cielo agiscono come uno e agiscono da Dio e non da se stessi, perché guardano a lui come l’Uno, sorgente di tutte le cose, e considerano il suo regno, l’insieme il cui bene deve essere perseguito. Questo è ciò che s’intende con le parole del Signore,

Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù (Matt. 6:33)

cercare la sua giustizia significa cercare il suo bene.62

[3] Quelli che nel mondo amano il bene della loro nazione più del proprio, ed il bene del loro prossimo come il proprio, sono coloro che nell’altra vita cercano il regno del Signore; perché il regno del Signore, prende il posto della patria; e coloro che amano compiere il bene degli altri, e che non hanno in vista il bene di sé, ma il bene in sé, quelli amano il prossimo; perché nel cielo il bene è il prossimo.63 Tutti coloro che sono tali, sono nel grandissimo uomo, cioè sono nel cielo.

65. Poiché il cielo nel suo insieme appare come un uomo, ed è un uomo Divino spirituale nella forma più ampia e nell’immagine, così il cielo al pari dell’uomo è disposto in membra e parti, denominate analogamente. Inoltre, gli angeli sanno in quali membra si trova l’una o l’altra società. Questa società, sostengono, si trova in una certa parte o regione della testa o del petto o dei lombi, e così via. In generale, il cielo più intimo o terzo cielo forma la testa, fino al collo; il cielo intermedio o secondo cielo forma il petto, fino ai lombi ed alle ginocchia; il cielo più basso o primo cielo forma i piedi, fino alla loro pianta e anche le braccia fino alle dita. Perché le braccia e le mani appartengono alle parti più basse dell’uomo, sebbene si trovino ai lati.

66. Gli spiriti che si trovano al di sotto del cielo sono sbalorditi quando odono che il cielo non è solo sopra ma anche in basso, perché essi hanno un’opinione del cielo simile a quella degli uomini nel mondo, vale a dire che il cielo è al di sopra, e ignorano che il cielo sia disposto in membra, organi e visceri, al pari dell’uomo, dei quali alcuni sono sopra, altri sotto; ovvero come la disposizione delle parti in ogni membra, negli organi e nei visceri, alcuni dei quali sono all’interno, altri all’esterno. Di qui ha origine la loro confusione in merito alla nozione del cielo.

67. È stata fatta questa premessa in ordine al cielo, in quanto grandissimo uomo, perché quello che si dirà di seguito del cielo non può essere affatto compreso fintanto che questi preliminari non sono noti, ne vi può essere una chiara idea della forma del cielo, della congiunzione del cielo con l’uomo, o dell’influsso del mondo spirituale in quello naturale, ovvero qualsiasi nozione circa la corrispondenza, argomenti questi che saranno trattati nell’ordine appropriato, a seguire.

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Ogni società nel cielo ha la forma di un singolo uomo

68. Spesso mi è stato permesso di vedere che ogni società del cielo appare come un singolo uomo, nel suo stesso aspetto. C’era una società in cui diversi spiriti si sono introdotti, fingendosi angeli di luce. Questi erano ipocriti. Quando sono stati allontanati dagli angeli, ho visto l’intera società apparire indistintamente come un unico corpo, poi gradualmente in una forma umana indistinta, e infine limpidamente con le sembianze di un uomo. Quelli che erano in quell’uomo e formavano l’uomo, erano nel bene di quella società; gli altri che non formavano l’uomo erano ipocriti, e sono stati allontanati. Gli ipocriti sono tali in quanto parlano rettamente e talvolta agiscono rettamente, ma ogni cosa essi facciano, tengono in considerazione unicamente se stessi. Essi parlano come fanno gli angeli, del Signore, del cielo, dell’amore, della vita celeste, e possono agire anche rettamente, in modo da apparire coerenti con ciò che professano di essere. Tuttavia il loro modo di pensare è differente da quanto di essi si manifesta all’esterno; essi non credono in nulla e non desiderano alcun bene, se non il proprio. Il loro agire conformemente al bene è unicamente per il bene di sé, e qualora agissero per il bene altrui, ciò è vero solo in apparenza; dunque effettivamente essi perseguono sempre il bene di loro stessi.

69. Mi è stato anche permesso di vedere che un’intera società angelica, alla presenza del Signore, appariva come uno, in una forma umana. È apparsa in alto verso oriente, qualcosa di simile ad una nuvola, di un bianco incandescente, che poi virava in rosso, circondata da piccole stelle, e discendeva; e nella graduale discesa diventava splendente e infine appariva in perfetta forma umana. Le piccole stelle intorno alla nuvola erano angeli, che apparivano in questa forma in virtù della luce, dal Signore.

70. Deve essere noto che tutti quelli che appartengono alla stessa società celeste, visti nel loro insieme appaiono nelle sembianze di un uomo; ciò nondimeno l’uomo rappresentativo di una società non è mai uguale all’uomo rappresentativo di un’altra società. Le società differiscono l’una dall’altra così come sono differenti i volti delle persone, anche all’interno della stessa famiglia, per le ragioni esposte sopra (n. 47) cioè differiscono in relazione al bene in cui sono, che determina la loro forma. Le società del cielo più intimo, e nel mezzo di esso sono quelle che appaiono nella più eccelsa e incantevole forma umana.

71. È degno di nota che, più grande è il numero degli angeli in una società celeste, maggiormente questa appare più perfettamente in una forma umana, perché è la varietà disposta in una forma celeste che rende la perfezione, come è stato mostrato sopra (n. 56), e la varietà è in relazione diretta con il numero. Inoltre ogni società del cielo incrementa di numero giornalmente, è più si ingrandisce, più è perfetta. Quindi non solo le società si accrescono in perfezione, ma anche il cielo in generale, in quanto costituito di società. Poiché il cielo acquisisce maggiore perfezione in relazione all’incremento del numero degli angeli, è evidente quanto siano in errore coloro che sostengono che il cielo sia precluso a coloro che sono in soprannumero rispetto ad una presunto raggiungimento della sua capienza massima; in realtà è vero l’opposto, vale a dire che l’accesso al cielo non è mai precluso per ragioni di numero, ed il cielo stesso si perfeziona senza fine in ragione dell’incremento del numero. Perciò gli angeli non desiderano altro che avere nuovi compagni all’interno delle società cui appartengono.

72. Ogni società, quando appare come uno, è nella forma di un uomo, perché anche il cielo, nel suo insieme ha la medesima forma (come è stato mostrato nel precedente capitolo); inoltre nella forma più perfetta, quale è la forma del cielo, vi è somiglianza tra l’insieme e le sue parti, dalle più piccole alle più grandi. Le forme minori e le parti del cielo sono le società di cui esso si compone, le quali sono cieli in una forma più piccola (si vedano i nn. 51 – 58). Questa somiglianza nel cielo è perpetua perché nei cieli i beni di tutti provengono da un unico amore e da un’unica origine. L’unico amore che è l’origine del bene di tutti nel cielo, è l’amore per il Signore. È da ciò che il cielo intero in generale, ed ogni società ed ogni angelo nel particolare, sono una somiglianza del Signore, come è stato mostrato sopra (n.58).

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Ogni angelo quindi ha una forma perfettamente umana

73. Nei due precedenti capitoli è stato mostrato che il cielo nel suo insieme, ed ogni società nel cielo appare come un singolo uomo. Dalle cause lì esposte segue che ciò vale allo stesso modo per ciascun angelo. Siccome il cielo è un uomo nella forma più estesa, e così pure ogni società in una forma ridotta, anche ciascun angelo è un uomo nella forma minima. Perché nella forma più perfetta quale è quella del cielo vi è la somiglianza dell’insieme con le sue parti, e delle parti con l’insieme. Così è in quanto nel cielo vi è una sorta di condivisione generale, vale a dire che tutto è condiviso, e ciascuno riceve tutto quello che ha da questa condivisione. Perché un angelo è un ricettacolo che ha in sé un cielo nella forma minima, come è stato mostrato in precedenza; e così pure ciascun uomo, nella misura in cui riceve il cielo, è un recipiente, un cielo ed un angelo (si veda più sopra, n. 57). Questo è ciò che si intende nella Rivelazione:

Misurò le mura della santa Gerusalemme, centoquarantaquattro cubiti, la misura dell’uomo, cioè quella di un angelo (Ap. 21:17)

Qui per Gerusalemme s’intende la chiesa del Signore, e nel significato più eccelso, il cielo64; le mura significano la verità, la quale è una difesa contro gli assalti delle falsità e dei mali;65 centoquarantaquattro significa tutti i beni e tutte le verità nel loro insieme;66 la misura significa ciò che una cosa è;67 uomo significa colui in cui vi sono tutti i beni e tutte le verità in generale ed in particolare, quindi colui in cui vi è il cielo. E siccome è da questo che un angelo è un uomo, è detto, la misura di un uomo, cioè quella di un angelo. Tale è il significato spirituale di queste parole. Senza questo significato come si potrebbe comprendere che il muro della santa Gerusalemme è la misura di un uomo, cioè quella di un angelo?68

74. Torniamo ora all’esperienza. Che gli angeli siano forme umane, o uomini, l’ho visto moltissime volte. Ho conversato con loro, come da uomo a uomo, talvolta con uno, altre volte insieme a molti; e nel loro aspetto non ho visto altro che forme umane; e talvolta sono stato colto da sorpresa nel vederli in simili sembianze. Posso assicurare che non si è mai trattato di visioni illusorie e immaginarie, in quanto mi è stato permesso di vedere gli angeli sempre in uno stato di veglia e nel pieno possesso delle mie percezioni sensoriali, dunque in piena coscienza e consapevolezza. Spesso ho detto loro che i cristiani nel mondo sono in una tale cecità riguardo agli angeli ed agli spiriti, da credere che questi siano spiriti privi di forma, e perfino meri pensieri, di cui essi non hanno alcun’altra idea se non che si tratti di qualcosa di etereo, in cui vi è una qualche vitalità. Quindi, siccome essi escludono che gli angeli possano avere caratteristiche comuni agli uomini, salvo il pensiero, essi credono che non avendo occhi, non possano vedere; non avendo orecchie, non possano udire; e non avendo bocca né lingua, non possano parlare.

[2] Gli angeli hanno replicato che erano informati di tale ignoranza presso molti nel mondo, specialmente presso gli eruditi e, con loro sorpresa perfino presso il clero. La ragione di ciò, affermano, è che tra gli eruditi, coloro che erano i leaders e che per primi hanno concepito tale idea degli angeli e degli spiriti, la hanno elaborata attraverso la percezione dell’uomo esteriore. E quelli che ragionano in base alla luce esteriore, anziché a quella interiore, hanno una tale idea in quanto la percezione dell’uomo esterno è limitata alle cose che appartengono alla natura, e non a quelle ad essa sopra ordinate, vale a dire a quelle inerenti il mondo spirituale.69 Da questi leaders i falsi ragionamenti sugli angeli si sono diffusi presso tutti coloro che non ragionano da se stessi, ma abbracciano le idee delle loro guide; e coloro che fanno proprio tale convincimento, da altri appreso, possono difficilmente recedere da esso, e nella maggior parte dei casi restano nel compiacimento della sua conferma.

[3] Gli angeli hanno aggiunto che i semplici nella fede e nel cuore non possiedono una tale idea degli angeli, ma pensano ad essi come uomini nel cielo, e per questa ragione, non si è estinto, per effetto di quanto hanno appreso nel mondo, ciò che è stato impresso in loro dal cielo. Questa è la ragione per la quale nelle chiese gli angeli scolpiti o dipinti, sono rappresentati come uomini. In merito a questa intuizione, proveniente dal cielo, essi affermano che è il Divino che procede in coloro che sono nel bene della fede e della vita.

75. In base alla mia esperienza, che si protrae da molti anni, posso affermare che gli angeli sono in una forma perfettamente umana, avendo un volto, occhi, orecchie, corpo, braccia e piedi; che essi sono in grado di vedere, di sentire, di parlare e in una parola, non difettano di nulla rispetto all’uomo, eccetto che per il fatto che non sono rivestiti di un corpo materiale. Li ho visti nella loro luce, che eccede di gran lunga la luce mondana di mezzogiorno, e in quella luce tutte le loro caratteristiche sono visibili più distintamente e chiaramente di quanto non si possa scorgere nel volto di un uomo nel mondo. Mi è stato anche permesso di vedere un angelo del cielo più intimo. Questi aveva un volto più sfolgorante e splendente degli angeli dei cieli inferiori. L’ho osservato accuratamente, e posso affermare che aveva una forma umana nella sua interezza.

76. Tuttavia, deve essere sottolineato che un uomo non può vedere un angelo con i propri occhi, ma unicamente con gli occhi dello spirito in lui,70 perché il suo spirito è nel mondo spirituale, viceversa tutte le cose che appartengono al corpo sono nel mondo naturale. I simili vedono i simili, essendo di eguali caratteristiche. Inoltre essendo gli occhi così grossolani da non vedere, come è noto, le cose più piccole in natura, salvo che con l’ausilio di lenti di ingrandimento, a maggior ragione sono incapaci di vedere le cose che sono al di sopra della natura, come tutte le cose che sono nel mondo spirituale. Nondimeno, queste cose sono visibili all’uomo quando questi dismette la vista mondana, e viene introdotto nella vista spirituale; e questo può essere effettuato istantaneamente per volontà del Signore; in quella circostanza l’uomo non sa altro se non che sta guardando attraverso i propri occhi mondani. Dunque erano angeli quelli visti da Abramo, Lot, Manoach e dai profeti; e nelle stesse sembianze è stato visto il Signore dai discepoli, dopo la resurrezione. Nello stesso modo sono stati visti da me gli angeli. Poiché i profeti hanno visto così, sono stati chiamati veggenti, ed è detto che avevano la loro vista aperta (1 Sam. 9:9; Num. 24:3), e permettere loro di vedere è definito, aprire i loro occhi, come presso il servo di Eliseo, di cui si legge:

Eliseo pregò e disse, Signore, ti prego, apri i suoi occhi, affinché egli possa vedere; e il Signore aprì gli occhi del giovane, e questi vide, e osservò la montagna piena di cavalli e carri infuocati intorno ad Eliseo (2 Re 6:17)

77. Gli spiriti retti con i quali ho parlato di questo argomento, erano profondamente rattristati da tale ignoranza nella chiesa circa la condizione degli spiriti e degli angeli nel cielo; e a causa della loro afflizione mi hanno incaricato di rendere solennemente noto che essi non sono spiriti privi di forma, ne soffi eterei, ma sono uomini in una forma autentica, vedono, sentono e percepiscono al pari di quelli che sono nel mondo.71

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Dal Divino Umano del Signore consegue che il cielo in generale e nel particolare ha la forma di un uomo

78. Che è in virtù del Divino Umano del Signore che il cielo nel suo insieme e nelle sue parti appare come un uomo, segue da tutto ciò che è stato detto e illustrato nei precedenti capitoli, cioè: (1) Che il Dio del cielo è il Signore. (2) Che è il Divino del Signore che forma il cielo. (3) Che il cielo consiste di innumerevoli società; e ogni società è un cielo in una forma minore, e ogni angelo lo è nella forma minima. (4) Il cielo nel suo insieme appare come un singolo uomo. (5) Ogni società nel cielo appare come un singolo uomo. (6) Perciò ogni angelo è in una forma perfettamente umana. Tutto ciò porta alla conclusione che siccome è il Divino che forma il cielo, questo deve necessariamente essere nella forma umana. Che questo Divino è il Divino Umano del Signore, lo si può scorgere ancora più chiaramente, nel compendio che segue, ove sono stati raccolti una serie di passi estratti da Arcana Coelestia, collocati come una sorta di integrazione, alla fine di questo capitolo. Che l’Umano del Signore sia Divino, e dunque che sia falsa l’asserzione della non divinità del suo Umano, come taluni nella chiesa sostengono, può essere visto in alcuni estratti, anche nel capitolo concernente il Signore, in Nuova Gerusalemme e la sua dottrina celeste, in chiusura.

79. Che ciò sia vero, mi è stato mostrato dall’esperienza, di cui qualcosa sarà riferito. Nessun angelo nel cielo percepisce il Signore in una forma differente da quella umana; e, ciò che è degno di nota, quelli che sono nei cieli più elevati non sono in grado di pensare al Signore in qualunque altra forma. La necessità di pensare in questo determinato modo discende dal Divino stesso, e anche dalla forma del cielo, in armonia con la quale si manifestano i loro pensieri. Perché ogni pensiero di un angelo si espande nel cielo; e gli angeli sono dotati di intelligenza e sapienza nella misura di questa espansione. È in conseguenza di ciò che tutti nel cielo riconoscono il Signore, perché solo in lui è la Divina umanità. Non solo ho appreso tutto questo dagli angeli, ma quando sono stato elevato nella sfera più intima del cielo, ero in grado di percepirlo. Da ciò è evidente che il più savio tra gli angeli e quello che possiede la più chiara percezione di questa verità; ed è per questo motivo che il Signore è visibile a questi; perché il Signore è visibile in una forma angelica Divina, cioè in una forma umana, da coloro che riconoscono e credono in un essere Divino visibile, ma non da coloro che credono in un Divino invisibile. perché i primi possono vedere il Divino visibile, invece gli altri non possono.

80. Siccome gli angeli non hanno la percezione di un Divino invisibile, che essi definiscono Divino privo di forma, e percepiscono invece un Divino visibile in forma umana, essi affermano che il Signore solo è Uomo, e che per mezzo di lui loro sono uomini, e che ciascuno è uomo secondo la sua capacità di ricevere il Signore. Per ricevere il Signore essi intendono ricevere il bene e la verità che procedono da lui, dato che il Signore è nel suo bene e nella sua verità, ed è questo che essi definiscono sapienza e intelligenza. Ciascuno sa che l’intelligenza e la sapienza formano l’uomo, anziché il volto senza di esse. La verità di ciò è resa evidente dall’apparenza degli angeli dei cieli più intimi, perché questi, essendo nel bene e nella verità dal Signore, e di conseguenza nella sapienza e nell’intelligenza, sono di una bellezza eccelsa e di una forma umana perfetta; mentre gli angeli dei cieli inferiori sono in una forma umana di minore perfezione e bellezza. Per converso, quelli che sono nell’inferno appaiono a stento, alla luce del cielo, in una forma umana, ma piuttosto come mostri, dato che non sono nel bene e nella verità, ma nel male e nella falsità, vale a dire in opposizione alla sapienza e all’intelligenza. Per questa ragione la loro vita non si chiama vita ma morte spirituale.

81. Poiché il cielo nel suo insieme e nelle sue parti, in virtù del Divina Umano del Signore, riproduce la forma umana, gli angeli affermano di essere nel Signore; e alcuni dicono di essere nel suo corpo, volendo intendere che sono nel bene del suo amore. E questo è insegnato anche dal Signore, quando dice,

Rimanete in me ed io in voi. Come il tralcio non può dar frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Senza di me non potete nulla. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore (Giovanni 15:4-10)

82. Poiché tale è la percezione del Divino che esiste nei cieli, il pensiero del Divino nella forma umana, è radicato in ogni uomo che riceve l’influsso dal cielo. Così pure pensavano del Divino le genti più antiche; e così pure gli attuali abitanti del mondo dentro e fuori dalla chiesa. Il semplice lo vede come il Principio, in una luce sfavillante. Purtroppo questa intuizione si è estinta in coloro che in forza della propria intelligenza o di una vita malvagia hanno rigettato l’influsso del cielo. Coloro che guardano alla propria intelligenza, preferiscono un Dio invisibile; e coloro che hanno condotto una vita malvagia rigettano l’esistenza stessa di Dio. Nessuno di essi accede a questa intuizione, perché non la posseggono in se stessi; nondimeno è il Divino celeste stesso che principalmente fluisce nell’uomo dal cielo, perché l’uomo è nato per il cielo, ma nessuno può accedervi se difetta nella percezione del Divino.

83. Per questo motivo chi non ha un’idea del cielo, cioè non ha un’idea del Divino da cui procede il cielo, non può essere elevato alla soglia del cielo. Se questi si avvicina al cielo avverte un’ostilità ed una vigorosa repulsione; poiché la sua veste interiore è chiusa dall’alto, cioè dalla parte che dovrebbe ricevere il cielo, non essendo questi nella forma del cielo, e più si approssima al cielo più il suo interiore è saldamente serrato dall’alto. Tale è la sorte di coloro che dentro la chiesa hanno ripudiato il Signore, e di quelli che, come i sociniani, hanno negato la sua Divinità. Ma della sorte di quelli che sono nati fuori dalla chiesa, e che non conoscono il Signore non avendo avuto accesso alla Parola, si dirà più avanti.

84. Che le genti antiche avessero l’idea del Divino in forma umana è evidente dalla manifestazione del Divino ad Abramo, Lot, Giosuè, Gideon, Manoach e sua moglie, e altri. Questi videro il Signore in quanto uomo, e ciò nondimeno lo adorarono in quanto Dio dell’universo, chiamandolo Dio del cielo e della terra, e Jehovah. Che il Signore fu visto da Abramo, egli stesso lo insegna in Giovanni 8:56; e che fosse lui ciò che gli altri videro è evidente dalle sue parole:

Nessuno ha visto il Padre, ne ha udito la sua voce, ne ha visto la sua forma (Giovanni 1:18; 5:37)

85. Che Dio è l’Uomo difficilmente può essere compreso da coloro che giudicano ogni cosa attraverso le percezioni esteriori dei sensi del corpo, perché l’uomo sensuale pensa intorno al Divino, attraverso il mondo e attraverso le cose in esso contenute, riducendo quindi il Divino e l’uomo spirituale alla stessa stregua dell’uomo corporeo e naturale. Di qui essi deducono che se Dio fosse uomo dovrebbe essere grande quanto l’universo; e che se governasse il cielo e la terra, dovrebbe farlo alla maniera dei sovrani nel mondo, servendosi di molti dignitari. Se fosse detto loro che nel cielo non vi sono estensioni di spazio come nel mondo, essi non comprenderebbero minimamente tale concetto. Perché coloro che pensano solo attraverso la natura e la luce naturale, limitano necessariamente il proprio pensiero a ciò che è conforme a tali estensioni, così come appaiono innanzi ai loro occhi. Ma è il più grande errore pensare intorno al cielo in questa maniera. Le estensioni del cielo sono differenti rispetto alle estensioni del mondo. Nel mondo le estensioni sono determinate e quindi misurabili; viceversa nel cielo non sono determinate né misurabili. Delle estensioni del cielo si tratterà di seguito, unitamente ai concetti di tempo e spazio nel mondo spirituale. Inoltre ciascuno sa fino a quale distanza si spinge la vista, potendo scorgere il sole e le stelle alla loro ragguardevole distanza. Ma chiunque pensi profondamente comprende che la vista interiore, che è quella che appartiene al pensiero, si estende maggiormente; e ad una vista ancora più interiore, corrisponde una visione ulteriormente più estesa. Cosa può dirsi dunque della vista Divina che è la più intima e la più eccelsa di tutte? Poiché i pensieri hanno tali estensioni, tutte le cose nel cielo sono condivise tra coloro che si trovano lì, quindi anche tutte le cose del Divino che costituiscono il cielo e lo riempiono, come è stato mostrato nei capitoli precedenti.

86. Coloro che sono nel cielo si stupiscono del fatto che gli uomini si considerino intelligenti nel pensare a Dio in una forma invisibile, cioè non contemplabile sotto qualsiasi forma; e del fatto che considerino ottusi coloro che ragionano diversamente sul Divino, quando è vero il contrario. Lasciamo che questi presunti intelligenti si esaminino da se stessi, se essi non confondono Dio con la natura, alcuni con qualcosa di visibile ai loro occhi, altri come il lato invisibile della natura; e se non sono ciechi in merito alla nozione di Dio, degli angeli, degli spiriti, della loro anima, che sopravvive alla morte, della vita del cielo nell’uomo, e rispetto a molte altre cose che costituiscono l’intelligenza; quando invece quelli che loro definiscono semplici hanno cognizione di tutte queste cose, avendo un’idea di Dio che è il Divino nella forma umana, degli angeli, che sono uomini celesti, della loro anima che sopravvive alla morte, al pari di quella degli angeli, e della vita del cielo nell’uomo, vale a dire della vita conforme ai comandamenti Divini. Questi sono definiti dagli angeli intelligenti e pronti per il cielo; mentre gli altri sono quelli ottusi.

Estratti da Arcana Coelestia

concernenti il Signore e il suo Divina Umano

[2] Il Divino era nel Signore per autentica concezione (nn. 4641, 4963, 5041, 5157, 6716, 10125).

Il Signore solo ha il principio Divino (n. 1438).

Il suo spirito è Jehovah (nn. 1999, 2004, 2005, 2018, 2025).

Dunque l’intimo del Signore era il Divino stesso, mentre il solo rivestimento del corpo proveniva dalla madre (n. 5041).

Il Divino stesso era l’essenza [esse] della vita del Signore, e da questo che l’umano è scaturito [existere] da quell’essenza (nn. 3194, 3210, 10269, 10738).

[3] Presso la chiesa ove la Parola è, e per mezzo della quale il Signore è conosciuto, il Divino del Signore non può essere negato, né la santità che procede da Lui (n. 2539).

Quelli nella chiesa che non riconoscono il Signore, non sono in comunione con il Divino; ma è altrimenti per coloro che sono al di fuori della chiesa (n.10205).

Il fondamento della chiesa è il riconoscimento del Divino del Signore e la sua identità con il Padre (nn. 10083, 10112, 10370, 10730, 10738,10816–10820).

[4] La glorificazione del Signore è trattata in molti passi della Parola (n. 10828).

E nel senso interiore della Parola, ovunque (nn. 2249, 2523, 3245).

Il Signore glorifica la sua umanità ma non il suo Divino, che è glorificato in sé (n. 10057).

Il Signore venne nel mondo per glorificare il suo Umano (nn. 3637, 4287, 9315).

Il Signore glorificò la sua umanità per mezzo del Divino che era in lui dalla concezione (n. 4772).

La vita del Signore nel mondo era il suo amore per l’intero genere umano (n. 2253).

L’amore del Signore trascende tutto l’intelletto umano (n. 2077).

Il Signore salvò il genere umano glorificando la sua umanità (nn. 4180, 10019, 10152, 10655, 10659, 10828).

Altrimenti l’intero genere umano sarebbe perito nella morte eterna (1676).

Lo stato di glorificazione e di umiliazione del Signore (nn. 1785, 1999, 2159, 6866).

La glorificazione del Signore è la riunione del suo Umano con il suo Divino; e glorificare significa rendere Divino (nn. 1603, 10053, 10828).

Quando il Signore glorificò la sua umanità dismise ogni cosa di mondano che proveniva dalla madre, in modo che egli non poteva in alcun modo essere considerato suo figlio (nn. 2159, 2574, 2649, 3036, 10830).

[5] Il Figlio di Dio dall’eternità era la Divina verità nel cielo (nn.2628, 2798, 2803, 3195, 3704).

Quando il Signore era nel mondo ha fatto sua la Divina verità dal Divino bene che era in lui (nn. 2803, 3194, 3195, 3210, 6716, 6864, 7014, 7499, 8127, 8724, 9199).

Il Signore dunque ha disposto tutte le cose in sé in una forma celeste, conforme alla Divina verità (nn. 1928, 3633).

Per questa regione il Signore è chiamato il Verbo, cioè la Divina verità (nn. 2533, 2813, 2859, 2894, 3393, 3712).

Il Signore solo ha la percezione ed il pensiero da sé, e questi trascendono l’intero pensiero e tutta la percezione angelica (nn. 1904, 1914, 1919).

La Divina verità che era in lui, è stata congiunta dal Signore al Divino bene che era in lui. (nn. 10047, 10052, 10076). Questa congiunzione è avvenuta reciprocamente (nn. 2004, 10067).

[6] Nel lasciare il mondo il Signore ha reso il suo Umano, Divino bene ( nn. 3194, 3210, 6864, 7499, 8724, 9199, 10076).

Questo è ciò che si intende per venire dal Padre e tornare al Padre (nn. 3194, 3210).

Quindi Egli è Uno con il Padre (nn. 2751, 3704, 4766).

Da quella unione la Divina verità procede dal Signore (nn. 3704, 3712, 3969, 4577, 5704, 7499, 8127, 8241, 9199, 9398). In che modo la Divina verità proceda dal Signore (nn. 7270, 9407).

È in virtù del suo potere che il Signore congiunge il suo Umano con il Divino (nn. 1616, 1749, 1752, 1813, 1921, 2025, 2026, 2523, 3141, 5005, 5045, 6716).

Da ciò è chiaro che l’umanità del Signore è diversa da quella di ciascun altro uomo, in quanto concepita dal Divino stesso (n. 10125, 10825, 10826).

La sua unione con il Padre, da cui è il suo spirito, non è tra due persone ma tra un’anima ed un corpo (nn. 3737, 10824).

[7] Le genti più antiche non potevano adorare il Divino essere [esse] ma potevano adorare solo il Divino che si manifesta [existere], vale adire il Divino umano; perciò il Signore è venuto nel mondo, in modo da manifestarsi nel Divino Existere dal Divino Esse (nn. 4687, 5321).

Gli antichi riconoscevano il Divino in quanto era apparso loro in una forma umana, cioè il Divino umano (nn. 1676, 1990, 2016, 2034).

Nel cielo nessun altro Divino che non sia il Divino umano è percepito (nn. 6475, 9303, 10067, 10267).

Il Divino umano nel cielo dall’eternità è la Divina verità nel cielo ed il Divino passaggio attraverso il cielo; quindi il Divino che si manifesta [existere], che nel Signore diviene il Divino essere [esse per se] da cui è il Divino Existere nel cielo (nn. 3061, 6280, 6880, 10579).

Quale era lo stato del cielo prima della venuta del Signore (nn. 6371-6373).

Il Divino non sarebbe stato percepibile se non fosse passato attraverso il cielo (nn. 6982, 6996, 7004).

[8] Gli abitanti di tutte la terre adorano il Divino in forma umana, cioè il Signore (nn. 6700, 8541–8547, 10736–10738).

Essi gioiscono nell’udire che Dio si è fatto Uomo (n. 9361).

Tutti coloro che sono nel bene e adorano il Divino nella forma umana, sono ricevuti dal Signore (n. 9359).

L’idea di Dio non può essere concepita in alcuna forma eccetto quella umana; e ciò che non è comprensibile non ricade in alcuna idea del pensiero, e dunque in nessuna fede (nn. 9359, 9972).

L’uomo è in grado di adorare ciò di cui ha un’idea, non quello di cui non ha idea (nn. 4733, 5110, 5663, 7211, 9356, 10067, 10267).

Perciò il Divino è adorato in forma umana dalla maggior parte degli abitanti della terra, e questo è per effetto dell’influsso dal cielo (n. 10159).

Tutti coloro che sono nel bene riguardo alla loro vita, quando pensano al Signore, pensano al Divino Umano, e non all’umano separato dal Divino; diverso e per quelli che non sono nel bene riguardo alla loro vita (nn. 2326, 4724, 4731, 4766, 8878, 9193, 9198).

Nella chiesa odierna quelli che sono nel male nella loro vita, e quelli che sono nella fede separata dalla carità, pensano all’Umano del Signore, separatamente dal suo Divino, e non comprendono cosa sia il Divino Umano, in quanto non rientra nella loro intelligenza (nn. 3212, 3241, 4689, 4692, 4724, 4731, 5321, 6872, 8878, 9193, 9198).

L’umanità del Signore è Divina perché proviene dall’essenza [esse] del Padre, e questo era lo spirito, manifestato dalla somiglianza del Padre nel Figlio (n. 10269, 10372, 10823).

E anche perché tale umanità proviene dal Divino amore che è l’autentica essenza [esse] della sua vita dalla sua concezione (n. 6872).

Ogni uomo è tale come è il suo amore, ed è il suo amore (nn. 6872, 10177, 10284). Il Signore rende la sua umanità sia interiormente, sia esteriormente, Divina (nn. 1603, 1815, 1902, 1926, 2083, 2093).

Perciò, diversamente da ogni uomo, Egli è risorto con il suo proprio corpo (nn. 1729, 2083, 5078, 10825).

[9] Che l’umanità del Signore sia Divina è riconosciuto dalla sua onnipresenza nella Santa Cena (nn. 2343,2359).

E anche dalla sua trasfigurazione davanti ai tre discepoli (n. 2312).

Anche dalla Parola del Vecchio Testamento in cui egli è chiamato Dio (n. 10154); ed è chiamato Jehovah (nn. 1603, 1736, 1815, 1902, 2921, 3035, 5110, 6281, 6303, 8864, 9194, 9315).

Nel senso letterale vi è distinzione tra Padre e Figlio, cioè tra Jehovah ed il Signore, ma non nel senso interiore della Parola, in cui sono gli angeli del cielo (n. 3035).

Nel mondo cristiano l’umanità del Signore è stata dichiarata non essere Divina; questo è stato fatto in un concilio nell’interesse del papa, in modo che questi potesse essere riconosciuto vicario del Signore (n. 4738).

[10] I cristiani sono stati esaminati nell’altra vita in merito alla loro idea dell’unico Dio, ed è stato accertato che la loro fede è in tre dei (nn. 2329, 5256, 10736–10738, 10821).

Una Divina Trinità che costituisce un solo Dio è concepibile ma non in tre persone (nn. 10738, 10821, 10824).

La Trinità nel Signore è il Divino stesso chiamato Padre, Divino Umano chiamato Figlio e Divino procedente, chiamato Spirito Santo; e questo Divino trino è Uno (nn. 2149, 2156, 2288, 2319, 2329, 2447, 3704, 6993, 7182, 10738, 10822, 10823).

Il Signore stesso insegna che il Padre e Lui sono Uno (nn. 1729, 2004,2005, 2018, 2025, 2751, 3704, 3736, 4766); e anche che lo Spirito Divino procede da Lui ed è il suo spirito (nn. 3969, 4673, 6788, 6993, 7499, 8127, 8302, 9199, 9228, 9229, 9264, 9407, 9818, 9820, 10330).

[11] Il Divino Umano fluisce nel cielo e forma il cielo (n. 3038). Il Signore è tutto nel cielo ed è la vita del cielo (nn. 7211, 9128). Negli angeli il Signore dimora in ciò che è suo proprio (nn. 9338, 10125, 10151, 10157).

Conseguentemente quelli che sono nel cielo sono nel Signore (nn. 3637, 3638).

La congiunzione del Signore con gli angeli è commisurata alla loro ricezione del bene dell’amore e della carità da lui (nn. 904, 4198, 4205, 4211, 4220, 6280, 6832, 7042, 8819, 9680, 9682, 9683, 10106, 10810).

L’intero cielo è in relazione con il Signore (nn. 551, 552). Il Signore è il centro comune del cielo (nn. 3633, 3641).

Tutti nel cielo si rivolgono verso il Signore, che è sopra i cieli (nn. 9828, 10130, 10189).

Nondimeno, non sono gli angeli che si rivolgono verso il Signore, ma è il Signore che li attrae a sé (n. 10189).

Non vi è una presenza degli angeli presso il Signore, ma una presenza del Signore presso gli angeli (n. 9415).

Nel cielo non vi è congiunzione con il Divino stesso, ma con il Divino Umano (nn. 4211, 4724, 5663).

[12] Il cielo corrisponde al Divino Umano del Signore; conseguentemente il cielo in generale è un singolo uomo, e per questa ragione il cielo è denominato il grandissimo uomo.

Il Signore è il Solo Uomo, e solo coloro che ricevono il Divino da Lui, sono uomini (n.1894).

Nella misura in cui lo ricevono sono uomini ed immagini di lui (n. 8547).

Perciò gli angeli sono forme di amore e carità in una forma umana, in virtù del Signore (nn. 3804, 4735, 4797, 4985, 5199, 5530, 9879, 10177).

[13] L’intero cielo è il Signore (nn. 2751, 7086).

Egli ha tutto il potere sui cieli e sulla terra (nn. 1607, 10089, 10827).

Poiché il Signore governa il cielo intero e tutte le cose di lì, ugualmente governa tutte le cose del mondo (nn. 2025, 2026, 4523, 4524).

Il Signore solo ha il potere di rimuovere gli inferni, di trattenere dal male, e di mantenere nel bene, e quindi di salvare (n. 10019).

12

C’è una corrispondenza fra tutte le cose del cielo e tutte le cose dell’uomo

87. Cosa sia la corrispondenza non è noto attualmente, per diverse ragioni, la prima delle quali è che l’uomo ha ritirato se stesso dal cielo per l’amore di sé e per amore del mondo. Perché chi ama se stesso e il mondo sopra ogni cosa, tiene in considerazione solo le cose del mondo, in quanto queste attraggono i sensi corporei e gratificano i desideri naturali; e colui che non tiene in alcuna considerazione le cose spirituali, dato che queste attraggono i sensi interiori e gratificano lo spirito, le rigetta, dicendo che esse sono troppo elevate per il suo intelletto. Non era così per le genti più antiche. Per esse la conoscenza delle corrispondenze era la principale delle conoscenze. Per mezzo di essa acquisivano l’intelligenza e la sapienza, e per mezzo di essa coloro che erano nella chiesa, erano in comunione con il cielo; perché la conoscenza delle corrispondenze è una conoscenza angelica. La maggior parte delle genti antiche, che erano uomini angelici, ragionavano, in base alla corrispondenza, come gli angeli. E per questa ragione, essi parlavano con gli angeli, ed il Signore frequentemente appariva loro, ed essi erano istruiti da Lui. Ma nel tempo presente tale conoscenza è andata completamente perduta, a tal punto che non si sa più cosa sia la corrispondenza.72

88. Poiché dunque, senza una percezione di cosa sia la corrispondenza non vi può essere una chiara conoscenza del mondo spirituale e del suo influsso nel mondo naturale, e neppure di cosa sia lo spirituale in relazione al naturale, né una qualsiasi conoscenza dello spirito dell’uomo, della sua interazione con il corpo, né dello stato dell’uomo dopo la morte, è necessario che questa corrispondenza venga spiegata nella sua natura.

89. In primo luogo, cosa è la corrispondenza. L’intero mondo naturale corrisponde al mondo spirituale, in generale ed in ogni particolare di esso; e per conseguenza, ogni cosa nel mondo naturale che scaturisce dal mondo spirituale, è chiamata corrispondenza. Deve essere noto che il mondo naturale esiste e sopravvive in virtù del mondo spirituale, esattamente come un effetto dalla sua propria causa. Tutto ciò che si propaga sotto il sole e che riceve la luce ed il calore dal sole è ciò che si chiama mondo naturale; e tutte le cose che derivano la loro sussistenza da lì appartengono a quel mondo. Invece il mondo spirituale è il cielo; e tutte le cose nel cielo appartengono a quel mondo.

90. Poiché l’uomo è sia un cielo, sia un mondo, nella forma minima, rispetto alla forma più grande (si veda sopra n. 57), c’è in lui sia un mondo spirituale, sia un mondo naturale. Le cose interiori che appartengono al suo spirito e che sono in relazione con l’intelletto e la volontà, costituiscono il suo mondo spirituale; mentre le cose esteriori che appartengono al suo corpo, e che sono in relazione ai suoi sensi e attività, costituiscono il suo mondo naturale. Conseguentemente ogni cosa nel suo mondo naturale (cioè il corpo, i sensi e le attività del corpo) che trae la sua esistenza dal suo mondo spirituale (cioè dallo spirito, dall’intelletto e dalla volontà) è chiamata corrispondenza.

91. Dal volto umano può comprendersi cosa sia la corrispondenza. Nel volto di una persona non adusa alla simulazione, le affezioni del suo spirito si manifestano spontaneamente. È per questo che il volto è denominato l’indice dello spirito, cioè il mondo spirituale dell’uomo che si manifesta nel mondo naturale. Allo stesso modo quello che attiene all’intelletto si manifesta nella parola, e quello che appartiene alla volontà si manifesta nei movimenti del corpo. Quindi quali che siano gli effetti che si manifestano nel corpo, o nel volto, o nella parola o nei gesti, sono chiamati corrispondenze.

92. Tutto ciò mostra cosa sia l’uomo interno, e cosa l’uomo esterno, vale a dire che l’interno è ciò che è definito uomo spirituale, e l’esterno è ciò che è definito uomo naturale; e anche che l’uno è distinto dall’altro come il cielo è distinto dal mondo; e ancora che tutte le cose che hanno luogo nell’esterno, o uomo naturale, hanno la loro origine nell’interno, o uomo spirituale.

93. Quanto è stato detto circa la corrispondenza tra uomo interno o spirituale e uomo esterno o naturale, è abbastanza. Ora si tratterà della corrispondenza dell’intero cielo con ogni particolare dell’uomo.

94. È stato mostrato come l’intero cielo appaia nella forma di un singolo uomo, che è perciò chiamato grandissimo uomo. È stato anche mostrato che le società angeliche, di cui il cielo è costituito, sono disposte come le membra, gli organi ed i visceri di un uomo, cioè alcune sono nel capo, altre nel petto, altre nelle braccia e altre ancora in ogni particolare di questi (si veda sopra nn. 59-72); di conseguenza le società in ogni membra corrispondono ad uguali membra nell’uomo; quelle nel capo corrispondono al capo dell’uomo, quelle nel petto corrispondono al petto dell’uomo, quelle nelle braccia corrispondono alle braccia dell’uomo, e cosi via. È da questa corrispondenza che l’uomo è tenuto in vita, in quanto solo dal cielo l’uomo trae la sua esistenza eterna.

95. Che il cielo sia diviso in due regni, uno chiamato regno celeste, l’altro regno spirituale, è stato esposto più sopra. Il regno celeste corrisponde in generale al cuore ed a tutte le cose nel corpo ad esso pertinenti; e il regno spirituale corrisponde ai polmoni ed a tutte le cose nel corpo ad esso pertinenti. Allo stesso modo nell’uomo, cuore e polmoni formano due regni o apparati; il cuore governa attraverso le vene e le arterie, ed i polmoni attraverso i tendini e le fibre muscolari, in ogni sforzo fisico e movimento. Così in ogni uomo, nel suo mondo spirituale, che è chiamato uomo spirituale, vi sono due regni, uno della volontà e l’altro dell’intelletto; la volontà governa attraverso le affezioni per il bene, e l’intelletto governa attraverso le affezioni per la verità; e questi regni corrispondono al cuore ed ai polmoni nel corpo. È lo stesso nei cieli; il regno celeste è la parte volitiva del cielo, e in esso regna il bene dell’amore; il regno spirituale è la parte intellettuale del cielo e in esso regna la verità. Questo è ciò che corrisponde alle funzioni del cuore e dei polmoni nell’uomo. È in virtù di questa corrispondenza che nella Parola il cuore significa la volontà e anche il bene dell’amore, ed il respiro dei polmoni significa l’intelletto e la verità della fede. Per la stessa ragione le affezioni sono attribuite al cuore, sebbene non siano in esso né da esso.73

96. La corrispondenza dei due regni del cielo con il cuore ed i polmoni è la corrispondenza generale del cielo con l’uomo. Vi è poi una corrispondenza meno generale, con ognuna delle sue membra, organi e visceri; e quale sia questa corrispondenza deve essere illustrato. Nel grandissimo uomo, cioè il cielo, coloro che sono nella testa eccellono sopra tutti gli altri, in ogni bene, essendo nell’amore, nella pace, nell’innocenza, nella sapienza, nell’intelligenza e nella conseguente gioia e felicità. Queste fluiscono nella testa dell’uomo e nelle cose ad essa corrispondenti. Coloro che sono nel petto del grandissimo uomo , sono nel bene della carità e della fede, e queste fluiscono nel petto dell’uomo e corrispondono ad esso. Coloro che sono nei lombi e negli organi preposti alla riproduzione, sono nell’amore coniugale. Coloro che sono nei piedi dell’uomo più grande, sono nel bene inferiore del cielo, denominato bene spirituale naturale. Quelli che sono nelle braccia e nelle mani dell’uomo più grande sono nel potere della verità dal bene. Quelli che sono negli occhi, sono nella capacità d’intendere; quelli che sono nelle orecchie sono nell’obbedienza; quelli che sono nelle narici sono nella percezione; quelli che sono nella bocca e nella lingua sono nell’abilità di conversare, attraverso la capacità d’intendere e la percezione; quelli che sono nei reni sono nella ricerca, nella distinzione e nella purificazione della verità; quelli che sono nel fegato, nel pancreas e nella milza, sono in una varietà di purificazioni del bene e della verità; e nello stesso modo il resto. Tutte queste cose fluiscono in simili parti dell’uomo e corrispondono ad esso. Questo influsso del cielo è nelle funzioni e negli usi delle membra del corpo. E poiché gli usi provengono dal mondo spirituale, prendono una forma nel mondo naturale, nel quale si manifestano e spiegano i propri effetti. Questa è la nozione di corrispondenza.

97. Per la stessa ragione, i medesimi membri, organi e visceri hanno un uguale significato nella Parola; perché lì ogni cosa ha un significato in relazione alla corrispondenza. Quindi il capo, significa l’intelligenza e la sapienza; il petto, significa la carità; i lombi, significano l’amore coniugale; le braccia e le mani, il potere della verità; i piedi, ciò che è naturale; gli occhi, la capacità d’intendere; le narici, la percezione; le orecchie, l’obbedienza; i reni, lo scrutinio della verità, e così via.74 Così nel linguaggio corrente di uno che è intelligente e savio, si dice che ha la testa buona; di uno che è caritatevole si dice che è un amico del cuore; di uno che ha una percezione raffinata si dice che è di fine intuito; di uno che è intelligente si dice che ha la vista acuta; di uno che è vigoroso si dice che ha le mani lunghe; di uno che mette in atto la volontà dall’amore si dice che è fatto dal cuore. Queste e molte altre espressioni nel linguaggio comune provengono dalle corrispondenze, in quanto derivanti dal mondo spirituale, sebbene l’uomo ignori questa circostanza.

98. Che vi sia questa corrispondenza di tutte le cose del cielo con l’uomo mi è stato illustrato da una copiosa esperienza, della cui evidenza sono talmente persuaso da non nutrire alcun dubbio. Ma non è necessario descrivere qui tutte queste esperienze; né è possibile, per via del considerevole numero delle medesime. In Arcana Coelestia le corrispondenze, le rappresentazioni, l’influsso del mondo spirituale nel mondo naturale e l’interazione tra lo spirito ed il corpo, sono trattate diffusamente.75

99. Ma sebbene tutte le cose che appartengono al corpo dell’uomo corrispondano alle cose del cielo, non è rispetto alla sua forma esteriore che l’uomo è un’immagine del cielo, bensì rispetto alla sua forma interiore; perché l’uomo riceve il cielo nella sua veste interiore, e riceve il mondo nella sua veste esteriore. Dunque, nella misura in cui l’uomo riceve il cielo nella sua veste interiore, egli è un cielo nella forma minima, conforme all’immagine del grandissimo uomo. E nella misura in cui egli non riceve il cielo nella sia veste interiore egli non è il cielo, né un’immagine del grandissimo uomo, seppure nella sua veste esteriore che riceve il mondo, possa essere in una forma in armonia con l’ordine del mondo, e quindi variamente attraente. Perché l’origine della bellezza esteriore che attiene al corpo, è nei genitori, e si perpetua per un influsso generale del mondo. Per questo motivo la forma dell’uomo naturale differisce notevolmente dalla forma dell’uomo spirituale. Quale sia la forma dello spirito di un uomo mi è stato talvolta mostrato; e in alcuni che apparivano belli e attraenti esteriormente, lo spirito invece si manifestava in modo deforme, cupo e mostruoso, tale che poteva essere classificato come un’immagine dell’inferno piuttosto che del cielo; mentre in altri che non apparivano belli, lo spirito si manifestava in una forma incantevole, pura e angelica. Inoltre lo spirito di un uomo, inizialmente appare dopo la morte così come era visibile nel corpo mentre questi aveva vissuto nel mondo.

100. Le corrispondenze si applicano anche oltre l’uomo; perché vi è una corrispondenza tra un cielo e un altro. Al terzo cielo corrisponde il secondo, ed al secondo corrisponde il primo, e quest’ultimo corrisponde alle forme corporee dell’uomo, denominate membra, organi e viscere. Dunque i cieli terminano nelle parti del corpo, e su di queste poggiano come sulle loro fondamenta. Ma questo arcano sarà illustrato più compiutamente altrove.

101. In particolare deve essere noto che tutta la corrispondenza nel cielo è presso il Divino Umano del Signore, perché il cielo trae la sua origine da Lui, ed Egli stesso è il cielo, come è stato mostrato nel capitolo precedente. Perché se il Divino Umano non fluisse in tutte le cose del cielo, ed in conformità delle corrispondenze, in tutte le cose del mondo, nessun angelo e nessun uomo potrebbe esistere. Anche da ciò è evidente il perché il Signore si è fatto Uomo, ed ha rivestito interamente il Suo Divino, dalla prima all’ultima cosa di Esso, con l’Umano. Questo è avvenuto perché il Divino Umano, da cui il cielo esiste da prima della venuta del Signore nel mondo, non era più sufficiente a sostenere tutte le cose, a causa del fatto che l’uomo aveva nel frattempo sovvertito e distrutto l’ordine. Quale fosse il Divino Umano prima della venuta del Signore, e quale fosse lo stato del cielo in quel tempo, può essere visto negli estratti inseriti dopo il capitolo precedente.

102. Gli angeli sono stupiti quando apprendono che vi sono uomini i quali attribuiscono tutte le cose alla natura, ignorando il Divino, e sostengono che il proprio corpo, in cui così tante meraviglie sono raccolte, sia frutto della natura. Ancor più essi sono sbalorditi del fatto che la razionalità dell’uomo sia attribuita alla natura, eppure basterebbe che gli uomini innalzassero un poco il loro spirito per realizzare che tali effetti non originano dalla natura ma dal Divino; e la natura è stata creata semplicemente per rivestire lo spirituale e per mostrare una corrispondente forma nell’ordine esteriore. Tali uomini, gli angeli li considerano alla stregua di gufi che vedono nell’oscurità, ma nella luce sono incapaci di vedere.

13

C’è una corrispondenza del cielo

con tutte le cose del mondo

103. Cosa sia la corrispondenza è stato chiarito nel capitolo precedente, ed è stato mostrato che ogni cosa e tutte le cose del corpo sono corrispondenze. Il passo successivo è mostrare che tutte le cose della terra, ed in generale tutte le cose dell’universo, sono corrispondenze.

104. Tutte le cose della terra sono distinte in tre tipologie, denominate regni, vale a dire il regno animale, il regno vegetale ed il regno minerale. Le cose del regno animale sono corrispondenze nel primo grado, in quanto viventi; le cose del regno vegetale sono corrispondenze nel secondo grado, perché in esse vi è una mera crescita; le cose del regno minerale sono corrispondenze nel terzo grado, perché esse non sono viventi, né si accrescono. Le cose del regno animale sono creature viventi di varia specie, sia quelle che camminano e strisciano sulla terra, sia quelle che volano nell’aria. Queste non necessitano di essere elencate in quanto sono ben note. Le corrispondenze nel regno vegetale sono con quelle cose che crescono e che abbondano in giardini, foreste, campi e praterie; queste anche non necessitano di essere elencate. Le corrispondenze nel regno minerale sono con i metalli più o meno nobili, con le pietre più o meno preziose, con le rocce di vario genere e con le acque. Inoltre queste cose predisposte attraverso l’attività umana per altri usi, sono ancora corrispondenze, come gli alimenti di ogni genere, l’abbigliamento, le abitazioni e gli altri edifici, e molte altre cose.

105. Anche le cose sopra la terra, come il sole, la luna e le stelle, e quelle nell’atmosfera, quali le nuvole, la nebbia, la pioggia, i fulmini ed i tuoni sono ugualmente corrispondenze. Le cose risultanti dalla presenza e dall’assenza del sole, come la luce e l’ombra, il calore ed il gelo, sono corrispondenze, così come quelle che seguono in successione di lì, cioè le stagioni dell’anno e le cadenze del giorno.

106. In una parola, tutte le cose in natura, dalla minima alla più grande, sono corrispondenze.76 Sono tali in quanto il mondo naturale e tutte le cose ad esso inerenti scaturiscono e sussistono quale effetto del mondo spirituale, ed entrambi i mondi, in virtù del Divino. Si dice sussiste in quanto ogni cosa sussiste a partire da quello in virtù del quale trae la propria esistenza, essendo la sussistenza una perenne esistenza; e anche perché nulla esiste da sé, ma da ciò che la precede, cioè dal principio, e ove fosse separata da questo, perirebbe e svanirebbe completamente.

107. Ogni cosa in natura che trae la sua esistenza e sussistenza in armonia con l’ordine Divino, è una corrispondenza. L’ordine Divino è determinato dal Divino bene che fluisce dal Signore. Esso ha origine in lui, e da lui fluisce attraverso i cieli nella loro successione, e fino al mondo, terminando lì il suo corso, in ciò che è esteriore; ed ogni cosa lì che è in armonia con l’ordine è una corrispondenza. Ogni cosa lì è in armonia con l’ordine, cioè, ciò che è bene e conforme all’uso, poiché ogni cosa è retta in relazione al suo uso; mentre la sua forma è in relazione alla verità, essendo la verità, la forma del bene. E per questa ragione ogni cosa nel mondo intero ed in natura che sia conforme all’ordine Divino è in relazione al bene ed alla verità.77

108. Che tutte le cose nel mondo scaturiscano dal Divino, e siano rivestite in modo tale da permettere loro di esistere e di adempiere al loro uso ed alla loro corrispondenza, è evidente da quanto avviene in natura nel regno animale e nel regno vegetale. In ognuno di essi, ciascuno può scorgere, ragionando interiormente, cose che hanno la loro origine nel cielo. A titolo esemplificativo, è noto che in ogni animale è per così dire innata una peculiare conoscenza. Le api hanno un’abilità innata nel raccogliere il miele dai fiori, nel costruire celle dalla cera, in cui immagazzinano il miele, provvedendo così al cibo per se stesse e per le loro famiglie, soprattutto quando incombe l’inverno. In modo che possa essere perpetrata la specie, la loro regina depone le uova, e le altre api sigillano le uova nelle celle e si prendono cura di esse. Le api vivono in una sorta di governo che si chiama istinto, attraverso il quale sono mantenute nell’alveare le api operaie, mentre i fuchi sono privati delle ali e cacciati; e inoltre, altra cosa mirabile impressa in loro dal cielo, la loro cera viene utilizzata ovunque dal genere umano per fabbricare candele, ed il loro miele per addolcire gli alimenti.

[2] E ancora, quali meraviglie possono scorgersi nei vermi, le più infime creature del regno animale! Essi sanno come procurarsi il cibo dalla fibra delle foglie adatte a loro; e poi nel tempo stabilito si ricoprono di una sorta di rivestimento, ed entrano per così dire in un grembo con il quale provvedono alla propria discendenza. Alcuni di essi si trasformano in ninfe e crisalidi tessendo intorno a sé uno speciale filato. E alla fine di questo travaglio esse dismettono il vecchio corpo e sono dotate di un nuovo corpo e di ali con le quali volano nell’aria, come nel loro cielo, si accoppiano e depongono le uova, provvedendo così alla loro posterità.

[3] Oltre a questi particolari casi, tutte le creature in generale che volano nell’aria conoscono il cibo appropriato per il loro nutrimento, e sanno anche dove cercarlo; sanno anche come costruire i nidi, deporre le uova, covarle, allevare la prole, nutrirla ed espellerla dal nido, quando questa ha raggiunto la maturità. Essi conoscono anche le specie nemiche che debbono evitare e quelle amiche con le quali possono associarsi, e questo sin da piccoli; si tralasciano le meraviglie insite nell’uovo stesso, ove tutte le cose sono disposte nel loro ordine per la formazione ed il nutrimento del pulcino; oltre ad innumerevoli altre cose.

[4] Chiunque ragioni secondo la sapienza del proprio intelletto non potrà mai sostenere che l’istinto abbia un’origine diversa dal mondo spirituale, che il naturale è il rivestimento che si manifesta quale effetto essendo la causa nel mondo spirituale. Gli animali sulla terra e gli uccelli nel cielo nascono muniti della loro peculiare conoscenza, mentre gli uomini che sono di gran lunga superiori ad essi, ne sono privi; questo perché gli animali sono nell’ordine della loro vita, e come tali non sono in grado di distruggere, ciò che è in loro dal mondo spirituale, in quanto sono privi di una facoltà razionale; l’uomo invece, la cui ragione deriva dal mondo spirituale, avendo pervertito ciò che è in lui da tale mondo a causa di una vita condotta in opposizione all’ordine, che la sua facoltà razionale ha favorito, nasce necessariamente nell’ignoranza, per essere poi condotto attraverso mezzi Divini nell’ordine del cielo.

109. In che modo le cose del regno vegetale abbiano una corrispondenza può essere visto attraverso molti esempi, come i semi di piccole dimensioni che crescono fino a diventare alberi, arricchiti dalle foglie, dai fiori e quindi dai frutti in cui ancora ricompaiono i semi, in modo che questa sequenza ha luogo in un ordine così meraviglioso da non poter essere descritto in poche parole. Si potrebbero riempire interi volumi, eppure vi sarebbero ancora profondi arcani, correlati intimamente con il loro specifico uso, che la scienza non sarebbe in grado di svelare. Poiché queste cose hanno la loro origine nel mondo spirituale, cioè nel cielo, che possiede una forma umana (come è stato mostrato in precedenza) così in tutti i suoi particolari questo regno ha una determinata relazione con le cose che costituiscono l’uomo, come è noto presso alcuni nel mondo erudito. Che tutte le cose in questo regno siano corrispondenze, mi è stato illustrato da una ricca esperienza. Spesso quando ero nei giardini ed osservavo gli alberi, i frutti, i fiori e le piante, ho riconosciuto le loro corrispondenze nel cielo, ed ho parlato con quelli che erano in questi luoghi, e sono stato istruito sull’origine di queste apparenze.

110. Tuttavia nel tempo presente nessuno è in grado di conoscere le cose spirituali del cielo, cui le cose del mondo naturale corrispondono, se non coloro che sono nel cielo, dato che la conoscenza delle corrispondenze è andata completamente perduta. Ma sono lieto di illustrare il carattere della corrispondenza delle cose spirituali con quelle naturali, attraverso alcuni esempi. Gli animali della terra corrispondono in generale all’affezione, buona in animali miti e utili, e malvagia in quelli fieri e inservibili. In particolare il bestiame e la loro prole corrisponde alle affezioni dello spirito naturale; mentre gli uccelli, secondo la loro specie, corrispondono alle cose intellettuali della natura ovvero a quelle spirituali dell’anima.78 Per questa ragione vari animali, quali, il bestiame, la loro prole, i montoni, le pecore, le capre, agnelli, piccioni e colombe, erano consacrati ad un uso sacro presso la chiesa israelita, che era una chiesa rappresentativa, nella quale venivano offerti in sacrificio ed olocausto, tali specie di animali. Perché essi corrispondono in quell’uso alle cose spirituali, e nel cielo queste sono intese secondo le rispettive corrispondenze. Inoltre gli animali, secondo i loro generi e specie, poiché hanno vita, sono affezioni; e la vita di ciascuno è unicamente in funzione dell’affezione ed in conformità con tale affezione; di conseguenza ogni animale ha un’innata conoscenza in conformità con l’affezione della propria vita. L’uomo rassomiglia agli animali nella misura in cui il suo uomo naturale è attinente ad essi, è perciò nel linguaggio corrente è paragonato agli animali; per esempio se è mite è chiamato una pecora o un agnello, se è fiero è paragonato ad un orso o ad un lupo; se è astuto è paragonato ad una volpe o ad un serpente, e così via.

111. Vi è una simile corrispondenza nelle cose inerenti il regno vegetale. In generale un giardino corrisponde all’intelligenza ed alla sapienza del cielo; e per questa ragione il cielo è denominato il giardino di Dio o paradiso;79 e l’uomo lo chiama paradiso celeste. Gli alberi, secondo le loro specie, corrispondono alle percezioni e alle conoscenze del bene e della verità, che sono la sorgente dell’intelligenza e della sapienza. Per questo le genti antiche, che avevano familiarizzato con le corrispondenze, esercitavano il loro sacro culto nei frutteti;80 e per la stesso motivo gli alberi sono spesso nominati nella Parola, ed il cielo, la chiesa e l’uomo sono paragonati ad essi; ad esempio la vite, l’ulivo, il cedro e altri, e le opere buone fatte dagli uomini sono paragonate ai frutti. Anche gli alimenti tratti dagli alberi e specialmente la mietitura del grano nei campi, corrispondono alle affezioni per il bene e per la verità, perché queste affezioni alimentano la vita spirituale, come gli alimenti terreni alimentano la vita naturale;81 ed il pane dal grano, in un significato generale, essendo l’alimento che maggiormente sostiene la vita, e poiché rappresenta tutti gli alimenti, corrisponde ad un’affezione per tutto il bene. È in virtù di questa corrispondenza che il Signore definisce se stesso il pane della vita; e che le ceste di pane hanno un uso sacro nella chiesa israelita, essendo riposte nel tabernacolo e denominate il pane dei volti; anche il culto Divino compiuto con sacrifici e olocausti era definito, pane. Inoltre, è in ragione di ciò che l’atto più sacro del culto cristiano è la Santa Cena nella quale è offerto il pane ed il vino.82 Da questi pochi esempi si può scorgere la natura delle corrispondenze.

112. Vanno spese alcune parole per esporre come si compie la congiunzione del cielo con il mondo per mezzo delle corrispondenze. Il regno del Signore è un regno di fini, i quali sono gli usi; o, il che è lo stesso, è un regno di usi, i quali sono i fini. Per questo motivo l’universo è stato così creato dal Divino affinché gli usi potessero essere ovunque rivestiti, in modo da manifestarsi in atto o negli effetti, prima nel cielo e poi nel mondo, dunque per gradi e in successione, fino alle cose esteriori della natura. Evidentemente, la corrispondenza delle cose naturali con quelle spirituali, o del mondo con il cielo, avviene attraverso gli usi, e gli usi sono ciò che congiunge; e le forme in cui gli usi sono rivestiti sono corrispondenze e congiunzioni delle rispettive sfere. Nella natura del mondo, nel suo regno tripartito, tutte le cose che esistono in conformità dell’ordine sono forme di usi, o effetti formati dagli usi, per gli usi, e questo è perché in natura le cose sono corrispondenze. E nel caso dell’uomo, nella misura in cui egli è conforme all’ordine Divino, cioè nella misura in cui egli è nell’amore per il Signore e nella carità verso il prossimo, le sue azioni hanno la forma degli usi e delle corrispondenze, e per mezzo di queste egli è congiunto con il cielo. Amare il Signore ed il prossimo, significa in generale adempiere agli usi.83 Inoltre deve essere compreso che l’uomo è il mezzo attraverso il quale il mondo naturale ed il mondo spirituale sono congiunti, cioè l’uomo è il mezzo di congiunzione, in quanto in lui vi è un mondo naturale ed un mondo spirituale (si veda sopra n. 57); di conseguenza, nel grado in cui l’uomo è spirituale, nella stessa misura egli è un mezzo di congiunzione; e nel grado in cui l’uomo è naturale e non spirituale, nella stessa misura egli non è un mezzo di congiunzione. Ciò nondimeno, aldilà della capacità dell’uomo di essere tramite, l’influsso Divino scorre nel mondo e nelle cose inerenti l’uomo nel mondo, ma non nella sua facoltà razionale.

113. Poiché tutte le cose che sono conformi all’ordine Divino corrispondono al cielo, parimenti, tute le cose opposte all’ordine Divino corrispondono all’inferno. Tutte le cose che corrispondono al cielo sono in relazione con il bene e la verità; e tutte le cose che corrispondono all’inferno sono in relazione con il male e la falsità.

114. È opportuno che sia fatto qualche cenno alla conoscenza delle corrispondenze ed al suo uso. È stato detto sopra che il mondo spirituale, cioè il cielo, è congiunto con il mondo naturale attraverso le corrispondenze; perciò attraverso le corrispondenze è assicurata all’uomo la comunicazione con il cielo. Perché gli angeli del cielo non pensano attraverso le cose naturali, come fanno gli uomini; ma quando l’uomo acquisisce questa conoscenza è in grado, in relazione ai pensieri del suo spirito, di essere associato agli angeli, e quindi in relazione al suo spirituale, o uomo interiore, di essere congiunto a loro. Affinché vi possa essere tale congiunzione del cielo presso l’uomo, la Parola è stata scritta completamente per corrispondenze, essendo ogni singola cosa in essa, corrispondenza.84 Se l’uomo dunque avesse la conoscenza delle corrispondenze, comprenderebbe il senso spirituale della Parola, e in virtù di ciò avrebbe accesso agli arcani, di cui nulla è percettibile attraverso il mero senso letterale della Parola. Perché vi è in significato letterale inerente le cose del mondo, ed un significato spirituale inerente le cose del cielo. E perché la Parola, la quale fin nel più piccolo iota è una corrispondenza, è affidata all’uomo affinché la congiunzione con il cielo si realizzi attraverso le corrispondenze.85

115. Sono stato istruito dal cielo sul fatto che le genti più antiche sulla terra, che erano uomini celesti, pensavano attraverso le corrispondenze, essendo le cose naturali innanzi ai loro occhi, utili al fine di ragionare in modo simile agli angeli. E che essi potevano dunque essere in compagnia con gli angeli e conversare con essi perché per loro mezzo il cielo era congiunto con il mondo. Per questo motivo tale periodo è stato denominato Età dell’Oro, di cui è detto dagli antichi scrittori che gli abitanti del cielo dimoravano presso gli uomini ed erano associati ad essi, come tra amici. Poi è seguito un periodo in cui gli uomini pensavano non attraverso le stesse corrispondenze, ma dalla conoscenza delle corrispondenze, ed anche in questo caso vi era una congiunzione del cielo con l’uomo, ma meno intima della precedente. Questo periodo era denominato Età dell’Argento. Dopo si sono succedute generazioni di uomini che pur avendo la conoscenza delle corrispondenze non ragionavano in base ad esse, perché erano nel bene naturale, a differenza dei loro antenati che invece erano nel bene spirituale. Questo periodo era denominato Età del Rame. Dopo di ciò l’uomo è divenuto gradualmente esteriore ed infine corporeo, e quindi la conoscenza delle corrispondenze è andata completamente perduta, e con essa la conoscenza del cielo e di molte altre cose ad esso pertinenti. È in virtù della corrispondenza che questi periodi storici sono stati denominati età dell’oro, dell’argento e del rame,86 per il fatto che per corrispondenza, l’oro rappresenta il bene celeste, nel quale erano le genti più antiche, l’argento, il bene spirituale, in cui erano le popolazioni che seguirono alle prime, ed il rame il bene naturale, in cui erano i posteri; mentre il ferro, da cui l’ultima era prende il nome, significa la verità allo stato grezzo, separata dal bene.

14

Il sole nel cielo

116. Nel cielo il sole del mondo non è visibile, e neppure ogni altra cosa inerente quel sole, in quanto completamente naturale. Perché la natura prende le mosse da quel sole, e ogni cosa prodotta per mezzo di esso è denominata naturale. Viceversa lo spirituale, che appartiene al cielo, è al di sopra della natura e completamente distinto dal naturale; e non vi è comunicazione fra i due, eccetto che attraverso le corrispondenze. Quale sia la distinzione tra essi può essere compreso da ciò che è stato già esposto circa i gradi (n. 38), e quale sia la comunicazione, da ciò che è stato detto nei due paragrafi precedenti, circa le corrispondenze.

117. Sebbene il sole del mondo non sia visibile nel cielo, ciò nondimeno vi è un sole lì, con la sua luce, il suo calore e molte altre cose ad esso inerenti, aventi un’origine differente; dato che le cose nel cielo sono spirituali, mentre quelle del mondo sono naturali. Il sole del cielo è il Signore; la luce ivi è la Divina verità, ed il calore ivi è il Divino bene che procede dal Signore in quanto sole. Questa è l’origine di tutte le cose che procedono nei cieli. Della luce, del calore e delle cose di lì esistenti nei cieli, si tratterà nei seguenti capitoli. Nel presente capitolo si tratterà esclusivamente di quel sole. Nel cielo il Signore appare come un sole perché egli è Divino amore, da cui tutte le cose spirituali traggono la loro esistenza; e attraverso il sole del mondo naturale, tutte le cose naturali, traggono la loro esistenza. Quell’amore è ciò che risplende come un sole.

118. Che il Signore appaia effettivamente nel cielo come un sole, non solo l’ho udito dagli angeli, ma talvolta mi è stato permesso di vederlo; perciò quanto io ho udito e visto riguardo al Signore in quanto sole, sono lieto di esporlo in poche parole. Il Signore appare come un sole, non nel cielo, ma in alto sopra i cieli; e non appare sopra la testa a perpendicolo, o allo zenit, bensì davanti al volto degli angeli, a mezza altezza. Egli appare ad una considerevole distanza in due luoghi, innanzi all’occhio destro e innanzi all’occhio sinistro. Appare innanzi all’occhio destro, incandescente e di dimensione analoga a quella del sole del mondo. Innanzi all’occhio sinistro non appare come un sole, ma con una luna, di un bianco risplendente, di dimensioni simili alla nostra luna, ma più intensamente luminosa, e circondata da una sorta di piccole lune dello stesso candore e lucentezza. il Signore appare in queste due modalità perché ogni persona vede il Signore secondo la qualità della sua ricezione; quindi egli appare in un modo presso quelli che lo ricevono nel bene dell’amore, e in un altro presso quelli che lo ricevono nel bene della fede. Ai primi appare come un sole ardente e fiammeggiante, secondo la loro ricezione del Signore; questi sono nel regno celeste; agli altri invece che lo ricevono nel bene della fede, appare come una luna, candida e brillante secondo la loro ricezione di lui; e questi sono nel regno spirituale.87 È per questo che il bene dell’amore corrisponde al fuoco; e in senso spirituale il fuoco è l’amore; ed il bene della fede corrisponde alla luce, e nel senso spirituale la luce è la fede.88 Ed il Signore appare innanzi agli occhi, perché l’interiore, che appartiene allo spirito, vede attraverso gli occhi; per mezzo del bene dell’amore, dall’occhio destro, e per mezzo del bene della fede dall’occhio sinistro;89 poiché presso gli angeli e anche presso gli uomini tutto ciò che è a destra corrisponde al bene da cui la verità è tratta, e tutto ciò che è a sinistra corrisponde alla verità attraverso il bene.90 Il bene della fede nella sua essenza è verità attraverso il bene.

119. È per questo che nella Parola il Signore, riguardo all’amore è paragonato al sole, e rispetto alla fede è paragonato alla luna; e anche che il sole rappresenta l’amore dal Signore e per il Signore e la luna rappresenta la fede dal Signore e nel Signore, come nei seguenti passi:

La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, come la luce di sette giorni (Isaia 30:26)

Quando cesserai di vivere, coprirò i cieli e oscurerò le stelle ivi; velerò il sole di nubi e la luna non brillerà. Oscurerò tutti gli astri del cielo su di te e stenderò sulla tua terra le tenebre (Ezechiele 32:7-8)

Oscurerò il sole al suo sorgere e la luna non diffonderà la sua luce (Isaia 13:10)

Il sole e la luna si oscureranno e le stelle cesseranno di brillare; il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue (Gioele 2:10,32)

Il sole diverrà nero come sacco di crine, la luna diverrà tutta simile al sangue, le stelle del cielo si abbatteranno sopra la terra (Apocalisse 6:12)

Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, e gli astri cadranno dal cielo (Matteo 24:29)

E altrove. In questi passi il sole significa l’amore, e la luna, la fede, e le stelle, le conoscenze del bene e della verità.91 Di questi è detto che si oscurano, che perdono la loro luce e che cadono dal cielo, per intendere che sono venuti meno. Che il Signore appaia come il sole nel cielo è evidente anche dal suo aspetto quando si trasfigurò davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni:

Il suo volto brillò come il sole (Mt. 17:2)

Questi discepoli dunque, videro il Signore quando questi ebbe dismesso il suo corpo, ed era nella luce del cielo. È per questa corrispondenza che le genti antiche, presso cui esisteva una chiesa rappresentativa, si rivolgevano verso il sole, a oriente, quando erano nell’adorazione del Divino; e per la stessa ragione essi disponevano i loro tempi, orientandoli verso levante.

120. Volendo fare un paragone con il sole del mondo naturale, il Divino amore è simile ad esso nella sua apparenza nel cielo, ma di gran lunga più ardente di questo. Per tale ragione il Signore in quanto sole, non può fluire direttamente nei cieli senza mezzi che si interpongano ad esso; così l’ardore del suo amore è gradualmente temperato, nel percorso. Questa moderazione appare nella forma di corone circolari intorno al sole; inoltre gli angeli sono velati da una sottile aura protettiva che impedisce che siano danneggiati dall’influsso.92 Per questa ragione i cieli sono più o meno vicini in conformità della ricezione. Essendo i cieli più elevati nel bene dell’amore, sono più vicini al Signore in quanto sole; ed i cieli inferiori, essendo nel bene della fede, sono più distanti da lui. Mentre quelli che non sono nel bene, cioè quelli che sono nell’inferno, sono profondamente lontani, a distanze differenti secondo la loro opposizione al bene.93

121. Quando il Signore appare nel cielo, il che accade spesso, egli non appare racchiuso nel sole, ma nella forma di un angelo, seppure distinto dagli angeli in virtù del Divino che risplende attraverso il suo volto, dato che Egli non è lì presente in persona; perché nella sua persona il Signore è perennemente circondato dal suo sole, ed appare così quindi alla vista del cielo. Nel cielo sovente accade che le persone appaiano presenti in luogo ove cade lo sguardo, anche quando questo luogo è a grande distanza dal posto in cui effettivamente quelle persone si trovino. Questa presenza è denominata la presenza della vista interiore, di cui si tratterà oltre. Ho anche visto il Signore al di fuori dal sole, in una forma angelica, leggermente al di sotto del sole; ed anche più vicino in una simile forma, ed una volta, in mezzo agli angeli nella forma di una fiamma ardente.

122. Il sole del mondo appare agli angeli in una densa oscurità, opposto al sole del cielo, e la luna ugualmente in una densa oscurità, opposta alla luna del cielo, e questo perennemente; perché l’ardore del mondo corrisponde all’amore di sé, e la sua luce corrisponde a ciò che è falso da quell’amore; e l’amore di sé è contrapposto all’amore Divino; e ciò che è falso, da quell’amore, è contrapposto alla Divina verità; e ciò che è contrapposto al Divino amore ed alla Divina verità, appare agli angeli in una densa oscurità. Perciò nella Parola, adorare il sole e la luna di questo mondo e inchinarsi davanti a loro significa amare se stessi e le falsità che scaturiscono dall’amore di sé, ed è detto che coloro che agiscono così saranno sterminati (Deut. 4:19; 16:3–5; Ger. 8:1, 2; Ez. 8:15, 16, 18; Ap. 16:8; Mt. 13:6).94

123. Essendo dal Divino amore che è in Lui e che procede da Lui, che il Signore appare come un sole, tutti nei cieli sono rivolti costantemente verso di Lui; quelli nel regno celeste verso di Lui in quanto sole, e quelli nel regno spirituale, verso di Lui, in quanto luna. Quelli che invece sono nell’inferno sono rivolti verso l’oscurità e la più fitta oscurità, vale a dire che essi voltano le spalle al Signore; e per la ragione che tutti nell’inferno sono nell’amore di sé e del mondo, essi sono contrapposti al Signore. Quelli che si rivolgono verso la densa oscurità ove è ubicato il sole del mondo, sono negli inferni più profondi e sono chiamati geni; quelli che si rivolgono verso l’oscurità ove è ubicata la luna del mondo, sono negli inferni superiori, e sono chiamati spiriti infernali. È così perché quelli che sono negli inferni sono nell’oscurità, quelli nei cieli, nella luce; oscurità significa falsità dal male, mentre luce significa verità dal bene. Essi sono rivolti su se stessi perché nell’altra vita guardano verso ciò che governa il loro interiore, vale a dire il loro amore; e presso gli angeli e gli spiriti è l’interiore che determina il volto. Nel mondo spirituale gli scenari non sono fissi come nel mondo naturale, ma sono determinati dal volto. In rapporto al suo spirito l’uomo si orienta in maniera conforme ad esso, volgendo le spalle al Signore se è nell’amore di sé e del mondo, o rivolgendosi verso il Signore se è nell’amore per Lui e per il prossimo. Tuttavia, l’uomo ignora questa circostanza in quanto è nel mondo naturale ove lo scenario è determinato dal sorgere e dal calare del sole. E poiché questo non può essere facilmente compreso dall’uomo, sarà illustrato più chiaramente, oltre, ove si tratterà degli scenari, dello spazio e del tempo nel cielo.

124. Poiché il Signore è il sole del cielo e ogni cosa che è conforme a Lui, è orientata verso di Lui, egli è anche il centro comune e l’origine di tutte le direzioni e determinazioni.95 Così pure, tutte le cose che sono sotto di Lui, sono nella sua presenza e sotto la sua egida, sia nei cieli, sia nelle terre.

125. Da quanto è stato detto ed illustrato finora circa il Signore, si può comprendere con chiarezza che: Egli è il Dio del cielo (nn. 2-6). È il suo Divino che forma il cielo (nn. 7-12). Il Divino del Signore nel cielo è amore verso Lui e verso il prossimo (nn. 13-19). C’è una corrispondenza di tutte le cose del mondo con il cielo, e attraverso il cielo, con il Signore (nn. 87-115). E anche che il sole e la luna sono corrispondenze (n. 105).

15

La luce e il calore nel cielo

126. Che vi sia la luce nel cielo, quelli che ragionano in modo meramente naturale non sono in grado di comprenderlo. E nondimeno, tale luce nei cieli supera di gran lunga la luce di mezzogiorno nel mondo. Spesso ho visto quella luce, anche di sera e di notte. Dapprincipio ero meravigliato nell’udire dagli angeli che la luce del mondo non è che una piccola ombra se paragonata alla luce del cielo; poi avendo io visto questo, posso testimoniare che è così. La lucentezza e lo splendore del cielo sono tali che non possono essere descritti. Tutte le cose che ho visto nel cielo, le ho viste in quella luce, dunque più chiaramente e distintamente di qualunque altra cosa nel mondo.

127. La luce del cielo non è una luce naturale, come la luce del mondo, ma una luce spirituale, perché procede dal Signore in quanto sole, e quel sole è il Divino amore (come è stato mostrato in precedenza). Ciò che procede dal Signore in quanto sole nei cieli e denominato Divina verità, ma nella sua essenza è Divino bene congiunto alla Divina verità. Da ciò gli angeli hanno la luce ed il calore, la luce dalla Divina verità, ed il calore dal Divino bene. Siccome la luce del cielo, ed anche il calore di lì hanno questa origine, è chiaro da ciò che sono spirituali e non naturali.96

128. La Divina verità è luce per gli angeli perché gli angeli sono spirituali e non naturali. Gli esseri spirituali, e quelli naturali vedono rispettivamente attraverso il loro sole, spirituale ovvero naturale. È dalla Divina verità che gli angeli sono dotati della capacità d’intendere, e tale capacità è la loro vista interiore, che fluisce e produce la loro vista esteriore; quindi nel cielo chiunque sia visto attraverso il Signore in quanto sole, è visto nella luce.97 Essendo questa l’origine della luce nel cielo, essa varia in rapporto con la ricezione della Divina verità, dal Signore o, il che è lo stesso, in relazione all’intelligenza ed alla sapienza, in cui sono gli angeli, dunque in misura differente nel regno celeste e nel regno spirituale, ed in ciascuna società. Nel regno celeste la luce appare fiammeggiante in quanto lì gli angeli ricevono la luce dal Signore in quanto sole; e nel regno spirituale la luce è di un bianco scintillante, perché gli angeli lì ricevono la luce dal Signore in quanto luna (si veda sopra n. 118). Allo stesso modo la luce è differente nelle varie società, e all’interno di ogni società, poiché quelli che sono nel centro sono in una luce maggiore di quelli che sono nella periferia (si veda il n. 43). In una parola risplendono di una luce di intensità corrispondente al grado in cui sono depositari della Divina verità, cioè nella misura in cui sono nell’intelligenza e nella sapienza, dal Signore;98 è per questo che gli angeli del cielo sono chiamati angeli di luce.

129. Siccome il Signore è Divina verità, e la Divina verità ivi è luce, così nella Parola egli è chiamato Luce, e così pure, tutta la verità è da Lui, come nei seguenti passi:

Gesù disse, Io sono la luce del mondo; chi mi segue, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Giovanni 8:12)

Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo (Giovanni 9:5)

Gesù disse, Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre. Mentre avete la luce credete nella luce in modo che possiate diventare figli della luce. Io sono venuto per portare la luce nel mondo, e affinché chiunque crede in me non dimori nell’oscurità (Giovanni 12:35, 36, 46)

La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato l’oscurità piuttosto che la luce (Giovanni 3:19)

Giovanni disse del Signore:

Questa è la vera luce che illumina ogni uomo (Giovanni 1:9)

La gente che dimora nell’oscurità ha visto una grande luce, ed a coloro che dimoravano nell’ombra della morte è apparsa la luce (Mt. 4:16)

Io, il Signore, ti ho dato come alleanza dei popoli e luce delle nazioni (Is. 42:6)

Io, il Signore, ho stabilito te quale luce delle nazioni, affinché tu possa portare la salvezza fino agli estremi confini del mondo (Isa. 49:6)

Le nazioni che si salveranno, cammineranno nella sua luce (Ap. 21:24)

Dammi la tua luce e la tua verità; e concedi che esse siano la mia guida (Salmi 43:3)

In questi e altri passi il Signore è chiamato luce dalla Divina verità che procede da Lui; e la verità stessa è ugualmente chiamata luce. Perché la luce del cielo procede dal Signore in quanto sole, così quando Egli si trasfigurò davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni:

Il suo volto brillava come il sole, ed era vestito di bianco come la luce (Mt. 17:2)

Ed i suoi abiti divennero luminosi, di un bianco sfavillante come la neve, di un candore mai visto sulla terra (Marco 9:3; Mt. 17:2)

Gli abiti del Signore avevano questa apparenza perché essi rappresentavano la Divina verità, che procede da lui nei cieli, abiti nella Parola significa anche verità,99 quindi nella Parola si dice in Davide:

Ti avvolgi nella luce come un manto (Salmi, 104:2)

130. Che la luce del cielo sia spirituale e che questa luce sia la Divina verità, lo si può dedurre anche dal fatto che gli uomini al pari degli angeli sono dotati della luce spirituale, e ricevono l’illuminazione da quella luce, così come ricevono l’intelligenza e la sapienza dalla Divina verità. La luce spirituale dell’uomo è la luce del suo intelletto, e gli oggetti di quella luce sono le verità, che egli dispone analiticamente in gruppi, forme e ragioni, dai quali tira conclusioni ordinate in serie.100 L’uomo naturale ignora che la luce da cui l’intelletto distingue tali oggetti, è una luce reale, perché non la vede con i suoi occhi, né la percepisce con la sua ragione. Tuttavia in molti riconoscono questa luce e la distinguono dalla luce naturale in cui sono coloro che ragionano in senso meramente naturale anziché spirituale. Quelli che ragionano naturalmente e che tengono in considerazione esclusivamente le cose mondane, attribuiscono tutto alla natura; mentre quelli che ragionano spiritualmente e tengono in considerazione il cielo, attribuiscono tutte le cose al Divino. Spesso mi è stato permesso di percepire e anche di vedere che lì vi è una luce autentica che illumina lo spirito, totalmente diversa dalla luce cosiddetta naturale. Io sono stato elevato interiormente in quella luce, in modo graduale; e mentre ero elevato il mio intelletto diveniva così illuminato da permettermi di percepire ciò che prima non ho mai percepito, fino a cose che non ero in grado di comprendere attraverso il pensiero nella luce naturale. Qualche volta mi sono risentito del fatto che non riuscivo a comprendere queste cose che ora mi risultano evidenti nella luce celeste.101 Siccome c’è una luce che appartiene all’intelletto, le stesse cose sono dette come riferendosi agli occhi, perché si vede e si comprende se si è nella luce, mentre nell’oscurità e nell’ombra non si vede né si percepisce alcunché.

131. Essendo la luce del cielo Divina verità, quella luce è anche Divina sapienza e intelligenza; perciò essere elevati nella luce del cielo significa essere elevati nell’intelligenza e nella sapienza ed essere illuminati. Per questo motivo gli angeli hanno la luce nello stesso grado in cui sono dotati di intelligenza e sapienza. In virtù del fatto che quella luce è Divina sapienza, in quella stessa luce è riconoscibile il carattere di ciascuno. L’interiore di ciascuno è visibile nel volto, nella sua autenticità, senza che nulla resti nascosto. E gli angeli desiderano che tutto ciò che li riguarda resti completamente visibile, poiché essi non mirano ad altro se non al bene. Diverso è per coloro che dimorano al di sotto del cielo, i quali non desiderano il bene, ed hanno paura di essere osservati nella luce del cielo. Ed è degno di nota il fatto che mentre chi è nell’inferno appare ad un suo simile come un uomo, nella luce del cielo essi appaiono entrambi come mostri con volti e corpi orribili, esattamente nella forma del male loro proprio.102 Rispetto al suo spirito l’uomo appare alla vista degli angeli nello stesso modo; se retto, come un uomo attraente e con lineamenti conformi al proprio bene; se malvagio come un mostro, con deformità conformi al proprio male. Da ciò è chiaro che nella luce del cielo, tutte le cose si manifestano nella loro genuinità, per la ragione che la luce del cielo è Divina verità.

132. Poiché la Divina verità è la luce nei cieli, tutte le verità, ovunque si trovino, sia negli angeli, sia fuori di essi, sia nei cieli sia al di fuori di essi, emettono luce. Tuttavia le verità fuori dai cieli non sono così luminose come quelle dentro i cieli; esse sono fredde come la luce che riflette sulla neve, prive di calore, perché non traggono la loro essenza dal bene, come la verità che riluce nel cielo; perciò quella luce fredda svanisce non appena giunge su di essa la luce del cielo, e se in essa vi è qualcosa di malvagio, essa si trasforma in oscurità, cosa che talvolta ho potuto vedere in merito ad altre mirabili cose inerenti lo splendore della verità, che qui devono essere omesse.

133. È opportuno ora fare qualche cenno al calore del cielo. Il calore nella sua essenza è amore. Esso procede dal Signore in quanto sole, cioè il Divino amore nel Signore e dal Signore, come è stato mostrato nel precedente capito. È evidente dunque che il calore del cielo, come la luce del cielo, è spirituale, in quanto proveniente dalla stessa sorgente.103 Vi sono due cose che procedono dal Signore in quanto sole, la Divina verità ed il Divino bene; la Divina verità si manifesta nel cielo con la luce, ed il Divino bene con il calore; e nondimeno Divina verità e Divino bene sono talmente uniti da essere uno anziché due. E tuttavia presso gli angeli sono distinti, perché ci sono angeli che ricevono il Divino bene in misura maggiore della Divina verità e angeli che ricevono la Divina verità in misura maggiore del Divino bene. Quelli che ricevono maggiormente il Divino bene sono nel regno celeste del Signore e quelli che ricevono maggiormente la Divina verità sono nel regno spirituale del Signore. Quelli che ricevono entrambi nella stessa misura sono gli angeli più perfetti.

134. Il calore celeste, come la luce celeste, differisce ovunque. È differente nel regno celeste rispetto al regno spirituale, ed è differente in ogni società. Esso differisce nel grado e nella qualità. È più intenso e più puro nel regno celeste del Signore, perché gli angeli ivi ricevono maggiormente il Divino bene; ed è meno intenso nel regno spirituale perché ivi gli angeli ricevono maggiormente la Divina verità. Anche all’interno di ogni società il calore differisce in misura corrispondente alla ricezione. C’è calore anche negli inferni, ma è un calore sordido.104 Il calore del cielo è ciò che si intende per sacro fuoco celeste, mentre il calore dell’inferno è un fuoco impuro e infernale. Entrambi significano amore, il fuoco celeste, amore per il Signore e verso il prossimo nonché ogni affezione di quei due amori; ed il fuoco infernale è amore di sé e amore del mondo nonché ogni lussuria derivante da quei due amori. Che l’amore sia calore da un’origine spirituale è dimostrato dal fatto che chiunque si infiamma per amore; perché l’ardore di un uomo è in misura corrispondente alla forza ed alla qualità del suo amore. A partire da ciò appartengono al comune linguaggio espressioni quali, essere infiammati, riscaldarsi, bruciare, ribollire, essere infuocati, sia riguardo alle affezioni dell’amore del bene, sia riguardo alle lussurie del male.

135. L’amore che procede dal Signore in quanto sole, è avvertito nel cielo come calore, perché l’interiore degli angeli è in uno stato di amore dal Divino bene che procede dal Signore; e di conseguenza il loro esteriore si riscalda da tale origine. Per questo motivo il calore e l’amore hanno questa corrispondenza nel cielo tale che in ciascuno vi è un calore nella stessa misura del proprio amore, così come è stato appena esposto. Il calore del mondo non penetra affatto nel cielo, perché è grossolano e naturale; presso gli uomini accade altrimenti, perché essi sono contemporaneamente nel mondo spirituale e nel mondo naturale. Rispetto al loro spirito essi si riscaldano in perfetta conformità con il loro amore; tuttavia quanto al loro corpo, essi diventano caldi sia per il calore dello spirito sia per il calore del mondo. Il primo scorre nel secondo, essendovi tra loro corrispondenza. La qualità della corrispondenza tra questi due generi di calore può essere compresa osservando il regno animale, in cui l’amore degli animali – primo fra essi l’amore per la perpetuazione della specie – si accende e si attiva in corrispondenza ed in presenza del calore del sole naturale, cioè il calore delle stagioni primaverile ed estiva. Quelli che sostengono che il calore del mondo scorra e susciti questi amori, sono in un errore enorme, perché non vi può essere influsso dal naturale nello spirituale, ma solo dallo spirituale nel naturale. Questo influsso è il Divino ordine, l’altro invece sarebbe contrario al Divino ordine.105

136. Gli angeli, al pari degli uomini, sono dotati di volontà e intelletto. La luce del cielo costituisce l’essenza del loro intelletto, perché la luce è Divina verità, e Divina sapienza da lì; ed il calore del cielo costituisce l’essenza della loro volontà, perché il calore è Divino bene, e Divino amore di lì. L’autentica vita degli angeli proviene dal calore e della luce nella misura in cui il calore è in essa. Che la vita abbia origine del calore lo dimostra il fatto che sottraendole il calore essa perisce. Lo stesso può dirsi della fede senza l’amore o della verità priva del bene; dato che la verità, chiamata verità della fede è luce, ed il bene chiamato bene dell’amore è calore.106 Ciò è comprensibile più chiaramente dal calore e dalla luce naturale del mondo i quali corrispondono al calore ed alla luce del cielo. Per mezzo del calore del mondo, unito alla luce, come in primavera ed in estate, tutte le cose si risvegliano e prosperano, ma la luce separata dal calore non sortisce alcun effetto se non l’intorpidimento e la stasi. Non vi è congiunzione tra luce e calore in inverno, quando il calore è assente, sebbene la luce resti. In virtù di questa corrispondenza il cielo è chiamato paradiso, dato che lì la verità è congiunta con il bene, o la fede con l’amore, come la luce ed il calore del mondo a primavera. Tutto ciò chiarisce ulteriormente la verità esposta in precedenza (nn. 13-19) che il Divino del Signore nel cielo è amore per Lui e carità verso il prossimo.

137. È detto in Giovanni:

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato creato per mezzo di Lui, e senza di Lui nulla di ciò che esiste è stato fatto. In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini. Egli era nel mondo, ed il mondo è stato fatto per mezzo di Lui. Ed il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria (Giovanni 1:1-14)

Evidentemente per il Verbo qui si intende il Signore, perché si dice che il Verbo si fece carne. Tuttavia ciò che è inteso nello specifico per il Verbo non è noto, dunque necessita di essere spiegato. Ivi il Verbo significa la Divina verità che è nel Signore e dal Signore;107 questo perché essa e denominata la Luce che è la Divina verità, come è stato già mostrato in precedenza. Che sia per mezzo della Divina verità che tutte le cose sono state create, deve ora essere spiegato.

[2] Nel cielo, nella Divina verità è riposto tutto il potere, e senza di essa non vi è potere alcuno.108 In virtù della Divina verità gli angeli sono denominati potenze, e sono tali nella misura in cui sono recipienti o ricettacoli di essa. Per mezzo di essa gli angeli predominano sugli inferni e su tutto ciò che si oppone al cielo. Un migliaio di avversari non reggono il confronto contro un solo raggio della luce del cielo, che è la Divina verità. Essendo gli angeli tali in forza della ricezione della Divina verità, da ciò segue che l’intero cielo non ha altra origine che da questa, in quanto è composto di angeli.

[3] Che vi sia tale potenza nella Divina verità non può essere creduto da coloro che possiedono un’idea della verità circoscritta al pensiero o alla parola, che in sé non hanno alcuna potenza se non quello conferito ad essi dall’altrui obbedienza. Ma la Divina verità ha la potenza in sé, tale che per mezzo di essa il cielo, il mondo e tutte le cose ad essi afferenti sono state create. Che vi sia tale potenza nella Divina verità può essere mostrato attraverso due confronti, dal potere della verità e del bene nell’uomo e dal potere della luce e del calore del sole del mondo. Per mezzo del potere della verità e del bene nell’uomo, in quanto questi agisce in virtù dell’intelletto e della volontà. Dalla volontà, attraverso il bene, e dall’intelletto attraverso la verità; perché tutte le cose della volontà sono in relazione con il bene, e tutte le cose dell’intelletto sono in relazione con la verità.109 Perciò è dal bene e dalla verità che l’uomo è tenuto in vita nel corpo, ove migliaia di cose agiscono in armonia per soddisfare la sua volontà ed i suoi desideri. Questo rende manifesto che l’intero corpo è formato per le necessità del bene e della verità, dunque è formato per mezzo del bene e della verità.

[4] Dal potere della luce e del calore del sole del mondo, in quanto tutte le cose che prosperano nel mondo, quali alberi, frutti e sementi vengono ad esistenza per mezzo della luce e del calore del sole; il che dimostra che il potere di rendere feconda la terra è in loro. Quale dunque deve esse il potere nella Divina luce, cioè la Divina verità e nel Divino calore, cioè il Divino bene? Perché il cielo esiste in virtù di essi e così pure il mondo ha la sua esistenza dalla stessa origine, cioè attraverso il cielo, come è stato mostrato più sopra. Si può ora comprendere il significato delle parole, Tutto è stato creato per mezzo del Verbo, e senza di Lui nulla di ciò che esiste è stato creato; e anche che. il mondo è stato creato per mezzo di Lui, cioè attraverso la Divina verità dal Signore.110 Per la stessa ragione nel libro della Genesi, si parla anzitutto della luce, e poi delle cose che sono dalla luce (Gen. 1:3,4). E per la stessa ragione tutte le cose nel cielo e nel mondo sono in relazione al bene ed alla verità, ed alla loro congiunzione, che rende possibile l’esistenza di ogni cosa.

139.111 Deve essere noto che il Divino bene e la Divina verità che procedono dal Signore in quanto sole nei cieli, non sono nel Signore, ma dal Signore. Nel Signore vi è solo il Divino amore che è la sua sostanza [esse] da cui scaturiscono il Divino bene e la Divina verità. Il fluire [existere] dall’essere [esse] è inteso per procedere [procedere]. Questo anche può essere compreso attraverso i confronto con il sole del mondo. Il calore e la luce del mondo non sono nel sole, ma derivano da esso. Nel sole vi è unicamente il fuoco, ed è da esso che scaturiscono la luce ed il calore.

140. Dato che il Signore in quanto sole è Divino amore, ed il Divino amore è Divino bene in sé, il Divino che procede dal Signore, che è il suo Divino nel cielo, è denominato Divina verità; sebbene in realtà, Divino bene e Divina verità siano congiunti. Questa Divina verità è ciò che è denominata la santità che procede da Lui.

16

Le quattro regioni del cielo

141. Sia il cielo, sia il mondo sono suddivisi in quattro regioni, oriente, mezzogiorno, occidente e settentrione, determinati in ciascun mondo dal proprio sole; nel cielo, dal sole del cielo, cioè dal Signore, nel mondo dal sole del mondo. E tuttavia, vi sono grandi differenze tra di loro. Nel mondo il mezzogiorno è il luogo ove il sole raggiunge la sua massima altitudine sopra la terra, il nord è il luogo della terra esattamente in opposizione al mezzogiorno, l’oriente è il luogo ove sorge il sole, e occidente il luogo ove tramonta. Dunque nel mondo tutte le regioni sono determinate a partire dal mezzogiorno. Invece nel cielo, ciò che viene chiamato oriente è il luogo ove è visibile il Signore in quanto sole; in opposizione a questo vi è l’occidente; a destra dell’oriente vi è il mezzogiorno, ed alla sua sinistra vi è il settentrione; e questo scenario appare in qualunque direzione sia diretto il volto ed il corpo di ciascuno. Quindi nel cielo tutte le regioni sono determinate dall’oriente. Ciò che è chiamato oriente è dove il Signore appare come un sole, perché l’origine della vita proviene da Lui in quanto sole; inoltre nella misura in cui gli angeli ricevono calore e luce o amore e intelligenza dal Signore, si dice che il Signore sorga su di loro. Per la stessa ragione il Signore è denominato l’oriente nella Parola.112

142. Un’ulteriore differenza è che per gli angeli l’oriente è sempre davanti al volto, l’occidente alle loro spalle, il mezzogiorno a destra ed il settentrione a sinistra. Ma poiché questo non può essere facilmente compreso nel mondo, per il fatto che gli uomini si orientano in ogni direzione, deve essere spiegato. Tutto il cielo rivolge se stesso verso il Signore, come un centro comune; e verso quel centro si rivolgono tutti gli angeli. Anche sulla terra è noto che vi è una direzione di tutte le cose verso un centro comune; ma vi è questa differenza tra la direzione nel mondo e nel cielo, nel cielo la parte frontale del corpo è rivolta verso il centro comune, mentre nel mondo le parti inferiori del corpo sono rivolte verso un centro comune. Nel mondo questa direzione è chiamata forza centripeta, oppure gravitazione. L’interiore degli angeli è realmente rivolto in avanti; e poiché l’interiore si manifesta nel volto, è questo stesso che determina le regioni.113

143. È ancora più difficile comprendere che gli angeli, in ogni direzione volgano lo sguardo ed il corpo, hanno sempre l’oriente davanti al loro volto, dato che l’uomo nel mondo volgendo lo sguardo ha davanti a sé tutte le regioni. Questo anche necessita di una spiegazione. Sebbene gli angeli, al pari degli uomini, dirigano il loro sguardo ed il loro volto in ogni direzione, ciò nondimeno hanno perennemente l’oriente davanti ai loro occhi. Tuttavia, i rivolgimenti degli angeli sono diversi da quelli degli uomini nel mondo, perché hanno una differente origine. Essi appaiono come se fossero in rotazione, ma in realtà non è così. L’origine di questi rivolgimenti è nel loro amore regnante, è da questo che sono determinate tutte le direzioni di marcia degli angeli e degli spiriti, perché come è stato già detto, interiormente sono orientati verso il loro centro comune, che nel cielo è il Signore nell’apparenza del sole; di conseguenza il loro amore regnante è sempre davanti ai loro occhi, perché si manifesta a partire dal loro interiore, ed il loro volto è l’espressione dell’interiore, essendo la sua forma esteriore; e nei cieli questo amore è il Signore nell’apparenza del sole, perché è da Lui che gli angeli hanno il loro amore.114 E poiché il Signore stesso è negli angeli, nel suo amore, è il Signore che determina gli angeli a rivolgersi verso di Lui, in qualunque direzione essi si dirigano. Ciò non può altrimenti essere spiegato, ora; ma sarà illustrato più chiaramente di seguito, ove si tratterà nello specifico delle rappresentazioni, delle apparenze, del tempo e dello spazio nel cielo. Che gli angeli abbiano perennemente il volto orientato verso il Signore, mi è stato permesso di conoscerlo e di percepirlo attraverso molte esperienze; ogniqualvolta ero in compagnia degli angeli, ho avvertito la presenza del Signore nel mio volto; non l’ho visto, tuttavia l’ho percepito nella luce. E gli angeli, spesso hanno testimoniato la validità di questa percezione. In virtù del fatto che il Signore è perennemente davanti al volto degli angeli, per questo nel mondo si dice di coloro che credono nel Signore e lo amano, che hanno il Signore davanti ai loro occhi e ai loro volti, e che essi guardano Dio, e vedono Dio. Queste espressioni hanno origine nel mondo spirituale, da cui sono tratte molte cose del linguaggio umano, sebbene, questa fonte sia sconosciuta agli uomini.

144. Questo singolare orientamento verso il Signore è una delle cose meravigliose del cielo. Vi possono essere molti radunati in un luogo, alcuni disposti in una direzione, altri in un’altra, eppure tutti hanno il Signore davanti ai loro occhi, il mezzogiorno a destra, il settentrione alla sinistra e l’occidente dietro di loro. Un’altra cosa meravigliosa è che sebbene gli angeli guardino solo ad oriente, essi hanno la completa visione di tutte le regioni; ma la visione di queste è permessa dalla loro vista interiore, che attiene al loro pensiero. Ed è altrettanto meraviglioso il fatto che nel cielo non è permesso a nessuno di stare dietro a chiunque e di guardare nella parte occipitale della sua testa, perché questo perturba l’influsso del bene e della verità dal Signore.

145. Il Signore è visto dagli angeli, e gli angeli sono visti dal Signore, in un modo differente. Gli angeli vedono il Signore dagli occhi; ma il Signore vede gli angeli nella fronte, per la ragione che la fronte corrisponde all’amore, ed è attraverso l’amore che il Signore fluisce nella volontà, mentre è attraverso l’intelletto, cui corrispondono gli occhi, che egli determina gli angeli a guardarlo.115

146. Le regioni che danno forma al regno celeste del Signore differiscono dalle regioni che danno forma al suo regno spirituale, a causa del fatto che egli è visto dagli angeli nel regno celeste come un sole, e dagli angeli del regno spirituale come una luna; ed il luogo ove il Signore è visibile è sempre ad oriente. La distanza tra la posizione del sole e quella della luna è di trenta gradi, e vi è una medesima differenza nella posizione delle regioni. Che il cielo sia diviso in due regni, il regno celeste ed il regno spirituale, può essere visto nel capitolo in cui questi sono trattati (nn. 20-28); e che il Signore è visto come un sole nel regno celeste, e come una luna nel regno spirituale (n. 118). Tuttavia questo non ingenera alcuna confusione nelle regioni del cielo, perché un angelo spirituale non può ascendere tra gli angeli celesti, né un angelo celeste discendere tra gli angeli spirituali, come è stato mostrato più sopra (n. 35).

147. Questo chiarisce la tipicità della presenza del Signore nei cieli, che è ovunque e presso chiunque, nel bene e nella verità che procede da Lui; quindi Egli è presso gli angeli in ciò che è suo proprio, come è stato detto in precedenza (n. 12). La percezione della presenza del Signore è nell’interiore; ed è da ciò che i loro occhi vedono; ed è da questa continuità che essi vedono il Signore fuori di sé. Questo spiega ciò che è inteso attraverso la presenza del Signore in loro, e loro in Lui, secondo le sue parole;

Dimorate in me, ed io in voi (Giovanni 15:4)

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, ed io in lui (Giovanni 6:56)

La carne del Signore significa il Divino bene ed il suo sangue la Divina verità.116

148. Tutti nel cielo hanno un luogo di dimora, distinto in base alle regioni. Quelli che sono nel bene dell’amore risiedono da oriente a occidente; quelli che sono nella limpida percezione di esso, sono in prossimità dell’oriente, e quelli che sono in una percezione vaga di esso, risiedono in prossimità dell’occidente. Quelli che sono nella sapienza dal bene dell’amore, risiedono da mezzogiorno a settentrione; quelli che sono nella limpida percezione di essa, sono in prossimità del mezzogiorno, e quelli che sono in una percezione vaga di essa, risiedono in prossimità del settentrione. Gli angeli del regno spirituale del Signore e quelli del suo regno celeste risiedono in un ordine simile, eppure differente in quanto differisce il loro bene dell’amore e la loro luce della verità, dal bene; perché nel regno celeste l’amore è amore per il Signore, e la luce della verità da lì è sapienza; mentre nel regno spirituale vi è l’amore per il prossimo, denominato carità, e la luce della verità di lì, è l’intelligenza, denominata fede (si veda sopra, n. 23). Le regioni differiscono altresì nell’inclinazione di trenta gradi, come è stato esposto appena sopra (n. 146).

149. Nello stesso ordine gli angeli abitano nel cielo l’uno in relazione all’altro, verso oriente quelli che sono nel maggior grado dell’amore e della carità, verso occidente quelli nel minor grado; verso mezzogiorno quelli che sono nella luce più limpida della sapienza e dell’intelligenza, e verso settentrione quelli che sono in una luce minore. La disposizione è secondo questo ordine perché ogni società rappresenta il cielo ed è il cielo in una forma minore (si vedano sopra i nn. 51-58). La stessa disposizione ha luogo nelle loro assemblee. Essi si dispongono nell’ordine in virtù della forma del cielo, da cui ciascuno conosce il suo posto. Il Signore provvede affinché in ogni società siano rappresentate tutte le varietà, per la ragione che il cielo ovunque è uguale a se stesso; tuttavia le disposizioni all’interno del cielo differiscono da quelle all’interno di ogni singola società, come l’insieme differisce dalle sue parti, dato che le società verso oriente sono superiori a quelle verso occidente, e le società verso mezzogiorno sono superiori a quelle verso settentrione.

150. Le dimore nei cieli, sono in armonia con la peculiare qualità degli angeli ivi residenti; oriente significa amore ed il suo bene limpidamente percepito, occidente significa lo stesso nella percezione vaga, mezzogiorno significa sapienza ed intelligenza limpidamente percepite, e settentrione, le stesse in una luce oscura. Ed in virtù di tale significato delle regioni nei cieli, esse hanno un analogo significato nel senso interiore o spirituale della Parola,117 essendo il senso spirituale della Parola completamente in armonia con il cielo.

151. Per coloro che sono negli inferni vale l’opposto. Quelli che sono lì non guardano al Signore, né come sole, né come luna; essi volgono le spalle al Signore e si rivolgono verso la densa oscurità ove ha sede il sole del mondo, ovvero verso l’oscurità ove ha sede la luna del mondo. Quelli che sono chiamati geni infernali guardano alla densa oscurità nel luogo ove ha sede il sole del mondo, e quelli chiamati spiriti infernali guardano all’oscurità nel luogo ove ha sede la luna del mondo.118 È stato mostrato sopra che il sole e la luna del mondo non sono visibili nel mondo spirituale (n.122) se non attraverso una densa oscurità nel luogo ove è posizionato il sole del mondo, in contrapposizione al sole del cielo; e nel luogo ove è ubicata la luna del mondo, attraverso un’oscurità contrapposta alla luna del cielo. Per questo motivo le regioni dell’inferno sono contrapposte alle regioni del cielo. L’oriente nei primi è il luogo ove vi è densa oscurità, l’occidente è il luogo ove è visibile il sole del cielo, mezzogiorno è alla loro sinistra e settentrione alla loro destra, e questo anche in ogni movimento del loro corpo. E così pure i loro volti, perché la disposizione e la determinazione del loro interiore è incline e si adopera in quella direzione. È stato mostrato sopra che (n. 143) l’inclinazione e la determinazione interiore di ciascuno nell’altra vita sono in armonia con il loro amore. L’amore di quelli che sono negli inferni è l’amore di sé e l’amore del mondo, e questi amori sono ciò che è rappresentato dal sole del mondo e dalla luna del mondo (si veda sopra n. 122); e questi amori sono opposti all’amore per il Signore e all’amore verso il prossimo;119 è questo che causa il loro volgere le spalle al Signore ed il loro dirigersi verso questa densa oscurità. Inoltre quelli che sono negli inferni dimorano nella loro rispettiva regione; quelli che sono nel male dall’amore di sé risiedono da oriente a occidente, e quelli che sono nelle falsità del male, risiedono da mezzogiorno a settentrione. Ma di più si dirà oltre, nella parte in cui si tratterà degli inferni.

152. Quando uno spirito maligno è tra gli spiriti retti, le regioni sono talmente turbate che questi ultimi a fatica riconoscono l’oriente. Talvolta questo ha avuto luogo in mia presenza, e ho anche udito in proposito le doglianze di alcuni spiriti.

153. Gli spiriti maligni, talvolta si avventurano nelle regioni del cielo; ed in forza di ciò hanno l’intelligenza e la percezione della verità, ma non l’affezione del bene; e non appena essi ritornano verso le loro regioni, svanisce in loro l’intelligenza e la percezione della verità; quindi sostengono che le verità che essi hanno udito e percepito sono falsità anziché verità, ed essi ripongono la loro fede nelle falsità che ritengono essere verità. Rispetto a questo capovolgimento della mente, sono stato edotto del fatto che presso i malvagi, la parte intellettuale dello spirito può essere invertita, viceversa la parte volontaria resta immutata; è ciò è provveduto dal Signore affinché ciascuno possa essere dotato della capacità di comprendere e riconoscere le verità, e le possa ricevere unicamente se è nel bene, dato che solo il bene, e mai il male, le riceve; e inoltre l’uomo dispone di tale abilità affinché egli possa essere reso migliore attraverso le verità. Tuttavia egli progredisce solo se è nel bene; quindi allo stesso modo un uomo può rivolgersi verso il Signore; ma se la sua vita è nel male, egli immediatamente si volge nella direzione opposta, consolidandosi nelle falsità del suo male, che sono contrapposte alle verità che ha compreso e percepito; e questo accade quando egli ragiona tra sé, nel suo stato interiore.

17

Cambiamenti di stato degli angeli nel cielo

154. Per cambiamenti di stato degli angeli si intendono i loro mutamenti rispetto all’amore, alla fede, alla sapienza e all’intelligenza, dunque i loro cambiamenti rispetto allo stato della vita. Gli stati riguardano la vita e tutto ciò che appartiene ad essa; e poiché la vita angelica è la vita dell’amore e della fede, e della sapienza e dell’intelligenza che ne deriva, gli stati concernono questi stessi e sono chiamati stati di amore e fede, e di sapienza e intelligenza. In che modo abbiano luogo questi mutamenti presso gli angeli, sarà esposto di seguito.

155. Gli angeli non sono sempre nello stesso stato rispetto all’amore, e di conseguenza nello stesso stato rispetto alla sapienza; perché tutta la loro sapienza deriva dal loro amore ed è in armonia con il loro amore. Talvolta essi sono in uno stato di amore intenso, talvolta in uno stato meno intenso. Gli stati decrescono gradualmente dal grado maggiore fino al grado più infimo. Quando sono nel grado maggiore dell’amore essi sono nella luce e nel calore della vita, o in uno stato piacevole e luminoso; ma nel loro minimo grado loro sono nell’ombra e nella freddezza ovvero in una condizione oscura e infelice. Da questo stato essi ritornano in quello originario e così via, e queste fluttuazioni di stato si susseguono variamente. Vi è una successione di questi stati come per la luce e l’ombra, o il caldo ed il freddo, o il giorno, il mezzogiorno, la sera e la notte, giorno dopo giorno nel mondo, senza soluzione di continuità, nel corso dell’anno. Vi è anche una corrispondenza; il mattino corrisponde allo stato limpido del loro amore; il mezzogiorno allo stato limpido della sapienza, la sera allo stato della sapienza nell’oscurità, e la notte alla condizione della carenza dell’amore e della sapienza. Ma deve essere noto che non vi è corrispondenza della notte presso coloro che sono nel cielo, seppure vi sia qualche corrispondenza con l’alba che precede il mattino; la corrispondenza della notte è presso quelli che sono nell’inferno.120 In virtù di questa corrispondenza, giorno e anno, nella Parola significano lo stato della vita in generale; calore e luce, significano amore e sapienza; mattino, il primo e l’ultimo grado dell’amore; mezzogiorno, la sapienza nella sua luce; sera, la sapienza nella sua ombra; e notte, la mancanza dell’amore e della sapienza.121

156. Insieme con lo stato interiore degli angeli, inerente il loro amore e la loro sapienza, muta anche lo stato di altre cose che sono fuori di essi e che essi vedono con i loro occhi; perché le cose esterne ad essi assumono un’apparenza che è conforme al loro stato, interiormente. E quali siano queste cose e di che genere siano, sarà detto a breve, nel capitolo concernente le rappresentazioni e le apparenze nel cielo.

157. Ogni angelo passa attraverso questi cambiamenti di stato, ed anche ogni società in generale, e ciascuno in un modo differente, perché differiscono in amore e sapienza; essendo quelli nel mezzo in uno stato più perfetto di quelli alla periferia (si veda sopra, nn. 43, 128). Sarebbe ozioso in questa sede scendere nel dettaglio. In virtù di ciò accade che mentre uno è nello splendore e nella letizia, un altro è nell’oscurità e nello sconforto, e questo anche all’interno della stessa società. Così anche lo stato differisce nella diversità delle società; differisce nelle società del regno celeste rispetto alle società del regno spirituale. Queste differenze nei cambiamenti di stato, in generale, sono come i cambiamenti della giornata in situazioni climatiche differenti sulla terra, ove in alcuni è caldo, quando in altri luoghi è freddo.

158. Sono stato edotto dal cielo sulle cause di tali cambiamenti di stato. Gli angeli affermano che vi sono molte ragioni, anzitutto, il piacere della vita e del cielo che essi hanno dall’amore e dalla sapienza, attraverso il Signore, potrebbe gradualmente degradarsi se essi fossero perennemente nello stato iniziale, come accade a quelli che sono negli allettamenti e nei piaceri senza varietà. Una seconda causa è che gli angeli, al pari degli uomini, hanno il loro proprio [proprium] che è l’amore di sé; e tutti quelli che sono nel cielo sono allontanati dal loro proprio, e nella misura in cui sono distolti dal loro proprio, dal Signore, sono nell’amore e nella sapienza; viceversa quando non sono distolti, sono nell’amore di sé; e proprio perché ognuno ama il suo proprio ed è mosso da esso,122 avvengono questi cambiamenti. Una terza causa è che in tal modo essi sono perfezionati, perché si adattano ad essere mantenuti nell’amore del Signore e ad essere distolti dall’amore di sé; e attraverso questo avvicendamento della delizia e della perdita della delizia la percezione ed il senso del bene diventano più raffinati.123 Essi aggiungono che i cambiamenti di stato non sono causati dal Signore, dato che il Signore, nell’apparenza del sole fluisce continuamente con il calore e la luce, cioè con l’amore e la sapienza; la causa è in loro stessi, nel fatto che essi amano ciò che è loro proprio che continuamente li trasporta. Ciò può essere compreso dal confronto con il sole del mondo, circa il fatto che la causa dell’alternarsi del caldo e del freddo, della luce e dell’ombra, di anno in anno e di giorno in giorno, non è da attribuire al sole stesso che resta immutato nella sua attività, bensì alla terra.

159. Mi è stato mostrato in che modo il Signore in quanto sole appare agli angeli nel regno celeste, nel loro primo stato, nel secondo e nel terzo. Ho visto il Signore nell’apparenza del sole, dapprincipio, luminoso e brillante di uno splendore indescrivibile; e mi è stato detto che tale appare il Signore in quanto sole agli angeli nel primo stato. Poi è comparsa una grande cintura oscura intorno al sole, per effetto della quale la sua iniziale luminosità e brillantezza ha iniziato ad offuscarsi, e mi è stato detto che così appare il sole nel loro secondo stato. Poi quella cintura gradualmente è diventata più oscura ed il sole meno splendente, fino a diventare di un candore splendente; e mi è stato detto che tale è l’apparenza del sole nel loro terzo stato. Dopo quel bianco splendente è stato visto muoversi a sinistra verso la luna del cielo a cui ha aggiunto la sua luce; ed in conseguenza di ciò la luna è apparsa insolitamente più splendente; e mi è stato detto che questo è il quarto stato di coloro che sono nel regno celeste ed il primo stato di coloro che sono nel regno spirituale, e che in entrambi i regni i cambiamenti di stato si alternano; tuttavia non nell’intero regno, ma in successione, prima in una società, poi in un’altra. Inoltre mi è stato detto che questi mutamenti non sono a cadenze prestabilite, ma hanno luogo senza preavviso. Ed è stato aggiunto che il sole in sé non subisce alcun mutamento; ma si manifesta tale apparenza in conformità della progressione degli stati, dato che il Signore appare a ciascuno in armonia con il proprio stato, quindi luminoso quando uno è nell’amore intenso e meno luminoso fino al bianco splendente quando l’amore si affievolisce; e la qualità dello stato di ognuno è rappresentata dalla cintura oscura che determina l’apparente variazione della luce e dello splendore del sole.

160. Quando gli angeli sono nell’ultimo di questi stati, cioè quando sono nel loro proprio, essi iniziano ad intristirsi. Ho parlato con alcuni di loro mentre erano in questo stato, ed ho avvertito al loro mestizia; ma essi affermano di avere la speranza di essere restituiti a breve nello stato iniziale in cui erano nel cielo; perché è il cielo che gli viene sottratto quando sono nel loro proprio.

161. Negli inferni accadono altri mutamenti di stato, di cui si tratterà più avanti.

18

Il tempo nel cielo

162. Sebbene vi sia una successione ed una progressione di tutte le cose nel cielo, come nel mondo, gli angeli non hanno una nozione o un’idea del tempo e dello spazio; e questo a tal punto che essi non sanno affatto cosa sia il tempo e lo spazio. Qui si tratterà del tempo nel cielo, e dello spazio si dirà più avanti.

163. Gli angeli non sanno cosa sia il tempo, sebbene presso di loro ci sia una progressione di tutte le cose, come vi è nel mondo, e questo a tal punto che non vi è differenza alcuna; il motivo di ciò è che invece degli anni e dei giorni ci sono i cambiamenti di stato; e ove ci sono gli anni ed i giorni vi è il tempo, mentre ove ci sono i cambiamenti di stato, ci sono gli stati.

164. Nel mondo ci sono i tempi perché il sole del mondo, appare avanzare in successione da un grado in un altro, da cui scaturiscono le cadenze denominate stagioni dell’anno; inoltre la terra gira intorno ad esso producendo cadenze denominate ritmi del giorno; sia le une, sia le altre cadenze, si alternano continuamente. Presso il sole del cielo accade diversamente. Da esso non scaturiscono né anni, né giorni, per progressioni successive, bensì nella sua apparenza produce i cambiamenti di stato; e questo, come è stato mostrato nel precedente capitolo, non ha luogo attraverso cadenze prefissate. Di conseguenza nessuna idea del tempo è praticabile presso gli angeli; ma in luogo di questa essi possiedono il concetto di stato (si veda sopra n. 154).

165. Poiché il pensiero degli angeli non è calibrato sul tempo, come per gli uomini nel mondo, essi non hanno idea del tempo e delle cose ad esso correlate. Essi non hanno neppure idea di cosa si intenda con le cadenze temporali dell’anno, del mese, della settimana, del giorno, dell’ora, dell’oggi, ieri e domani. Quando gli angeli odono questi termini dagli uomini (dato che gli angeli sono sempre associati agli uomini dal Signore) in luogo di essi intendo gli stati e ciò che concerne gli stati. Dunque il ragionamento naturale dell’uomo è trasformato in pensiero spirituale dagli angeli. È per questo che i tempi nella Parola significano gli stati, e le cadenze temporali, come si è detto in precedenza, significano cose spirituali corrispondenti.124

166. Lo stesso vale per tutte le cose che esistono attraverso il tempo, vale a dire le quattro stagioni dell’anno, denominate primavera, estate, autunno e inverno; e le quattro età dell’uomo, denominate infanzia, giovinezza, età adulta e vecchiaia; e così pure per tutte le cose che esistono attraverso il tempo o hanno una successione in relazione alla progressione del tempo. In virtù di ciò un uomo ragiona riferendosi al tempo, e un angelo riferendosi agli stati. Di conseguenza, ciò che in un uomo è riferito al tempo, presso gli angeli è mutato in un’idea di stato. La primavera ed il mattino sono mutati nell’idea dell’amore e della sapienza, così come sono negli angeli nel loro primo stato; estate e mezzogiorno sono mutate nell’idea dello stato dell’amore e della sapienza, così come sono negli angeli nel loro secondo stato; autunno e sera, così come sono essi nel terzo stato; notte ed inverno in uno stato uguale a quelli che sono nell’inferno. È per questo che tali cadenze temporali hanno un simile significato nella Parola (si veda sopra, n. 155). Questo chiarisce in che modo le cose naturali nel pensiero dell’uomo diventano spirituali nel pensiero degli angeli che sono presso gli uomini.

167. Dato che gli angeli non hanno cognizione del tempo, essi posseggono un’idea dell’eternità diversa da quella degli uomini nel mondo. Eternità per loro significa uno stato infinito, anziché un tempo infinito.125 Una volta meditavo sul tempo, essendo in grado dall’idea del tempo, di comprendere il significato dell’espressione per l’eternità, vale a dire per un tempo infinito, ma non ero capace di comprendere dall’eternità e quindi di percepire cosa avesse fatto Dio dall’eternità, e prima della creazione. Quando l’ansietà ha assalito il mio spirito nel pensiero di ciò, sono stato elevato nella sfera del cielo, e quindi nella percezione posseduta dagli angeli rispetto all’eternità; e mi è stato chiarito che l’eternità deve essere concepita non attraverso il tempo, bensì attraverso lo stato; di lì può essere compreso il significato dell’espressione, dall’eternità. Questo dunque mi è accaduto.

168. Quando gli angeli parlano con gli uomini non si esprimono mai con idee naturali, proprie dell’uomo, le quali tutte sono rapportate al tempo, allo spazio, alla materia e a simili cose, bensì attraverso concetti spirituali, i quali sono tutti rapportati agli stati ed ai loro cambiamenti all’interno degli angeli e fuori di essi. Nondimeno, quando queste idee angeliche che sono spirituali, fluiscono nell’uomo sono tramutate in concetti adatti all’uomo, perfettamente corrispondenti alle idee spirituali. Né gli angeli e neppure gli uomini sanno che questo accade; eppure tale è tutto l’influsso del cielo nell’uomo. Ad alcuni angeli è stato consentito di penetrare intimamente nei miei pensieri, fin nei pensieri naturali, in cui vi sono molte cose attinenti al tempo ed allo spazio; non appena essi hanno accertato la loro incapacità di comprendere tali concetti, si sono ritirati; e dopo che si sono ritirati, ho udito i loro discorsi, e dicevano di essere stati nell’oscurità.

[2] Mi è stato permesso di conoscere attraverso l’esperienza, l’ignoranza degli angeli intorno al concetto di tempo. Ho incontrato un angelo che aveva la capacità di penetrare nelle idee naturali, al pari degli uomini; così ho parlato con lui, come se parlassi con un uomo. All’inizio egli non comprendeva l’idea del tempo, perciò ho dovuto illustrargli il concetto, partendo dal sole che appare girare intorno alla terra, producendo gli anni ed i giorni, e gli anni sono suddivisi in stagioni, e anche in mesi, settimane e giorni di ventiquattro ore; e come queste cadenze temporali si succedono ordinatamente. All’udire ciò egli è rimasto sbalordito, e ha detto che ignorava tutto ciò e che possedeva solo la nozione degli stati.

[3] Parlando con lui ho aggiunto che nel mondo gli uomini parlano come se sapessero che nel cielo non vi è tempo; infatti si dice di quelli che sono morti che hanno lasciato le cose del tempo e che sono passati oltre il tempo per dire che non sono più nel mondo. Ho detto anche che alcuni sanno che i tempi in origine erano stati, in quanto sanno che i tempi erano in perfetta armonia con gli stati delle loro affezioni, brevi in coloro che erano in uno stato di gioia e letizia, lunghi in quelli che erano in uno stato spiacevole e mesto, e vari in uno stato di speranza e attesa; e questo ha indotto gli eruditi ad interrogarsi circa il tempo e lo spazio, ed alcuni sanno che il tempo appartiene all’uomo naturale.

169. L’uomo naturale può immaginare di essere privato di ogni suo pensiero se le idee di tempo, spazio e materia gli fossero sottratte; dato che tutti i pensieri dell’uomo poggiano su queste cose.126 Tuttavia è bene che egli sappia che nella misura in cui i suoi pensieri sono relegati nel tempo, nello spazio e nella materia, essi sono limitati e confinati, viceversa essi sono illimitati ed estesi, quando non sono vincolati dai primi, perché lo spirito è nella stessa misura elevato sopra le cose corporee e mondane. Questa è l’origine della sapienza degli angeli; e tale sapienza è chiamata anche incomprensibile, in quanto non si colloca nelle idee costituite esclusivamente da ciò che è materiale.

19

Rappresentazioni e apparenze nel cielo

170. L’uomo che pensa in una luce unicamente naturale è incapace di comprendere che vi è ogni cosa nel cielo, al pari del mondo; e a causa del fatto che egli ha consolidato in sé, nella luce naturale, l’idea che gli angeli non sono altro che spiriti, alla stregua di soffi eterei, privi dei sensi propri dell’uomo, dunque privi di occhi, e quindi privi degli oggetti percepiti dalla vista; ciò nondimeno, gli angeli sono dotati di una percezione sensoriale come quella degli uomini, anzi, di gran lunga più raffinata; e la luce da cui gli angeli hanno la loro percezione è di gran lunga più splendente di quella in cui vedono gli uomini. Che gli angeli siano uomini nella forma più compiuta, e godano di ogni percezione può essere visto più sopra (nn. 73-77); e anche, che la luce nel cielo sia più splendente della luce nel mondo (nn. 126-132).

171. La natura degli oggetti visibili agli angeli nel cielo non può essere descritta in poche parole. Nella maggior parte si tratta di cose simili a quelle nel mondo, ma in una forma di gran lunga più perfetta ed in numero maggiormente abbondante. Che tali cose esistano nei cieli è evidente da ciò che è stato visto dai profeti, come Ezechiele, circa il nuovo tempio e la nuova terra (come descritto dal capitolo 40 al 48); Daniele (dal capitolo 7 al 12); Giovanni (dal primo all’ultimo capitolo della Rivelazione); e da altri, come descritto sia nella parte storica, sia nella parte profetica della Parola. Queste cose furono viste da essi quando il cielo era aperto ad essi, ed il cielo si dice sia aperto, quando la vista interiore, vale adire la percezione dello spirito, è aperta. Perché ciò che è nei cieli, non è visibile alla vista corporea dell’uomo, ma è visibile alla vista del suo spirito; e quando essa appare retta al Signore, è dischiusa, e allora l’uomo è distolto dalla luce naturale che penetra in lui attraverso i sensi corporei, ed è elevato nella luce spirituale che è in lui dallo spirito. In quella luce le cose del cielo sono apparse a me.

172. Sebbene le cose viste nel cielo siano in gran parte simili a quelle del mondo, nella loro essenza sono completamente diverse; perché le cose del cielo procedono dal sole del cielo, e quelle sulla terra, dal sole del mondo; le cose che procedono dal sole del cielo sono chiamate spirituali; quelle che procedono dal sole del mondo sono chiamate naturali.

173. Tutto ciò che è presente nel cielo non procede allo stesso modo delle cose del mondo. Tutte le cose nel cielo procedono dal Signore in corrispondenza con l’interiore degli angeli. Perché gli angeli hanno sia una veste interiore, sia una veste esteriore. Tutte le cose nel loro interiore sono in relazione con l’amore e con la fede, quindi con la volontà e l’intelletto, dal momento che la volontà e l’intelletto sono i loro ricettacoli; mentre il loro esteriore è in corrispondenza del loro interiore. Che le cose esteriori corrispondano a quelle interiori è stato esposto più sopra (nn. 87-115). Ciò è spiegato in quello che è stato detto più sopra, circa il calore e la luce del cielo, vale a dire, che gli angeli hanno il calore secondo la qualità del loro amore, e la luce, secondo la qualità della loro sapienza (nn. 128-134). Lo stesso può dirsi di tutte le altre cose che si presentano alla percezione dei loro sensi.

174. Quando mi è stato permesso di essere in società con gli angeli, apparivano cose del tutto simili a quelle che appaiono nel mondo, ed in modo così distinto, che mi pareva di essere nel mondo, nel palazzo di un sovrano. Ho anche conversato con gli angeli, come da uomo a uomo.

175. Poiché tutte le cose che corrispondono all’interiore, lo rappresentano anche, esse sono denominate rappresentazioni; e poiché esse variano in armonia con lo stato interiore, esse sono denominate apparenze. Nondimeno, le cose che appaiono alla vista degli angeli ed alla percezione dei loro sensi, sono perfettamente vitali, al pari di quelle che appaiono all’uomo nel mondo, anzi, sono perfino più chiare, distinte e tangibili. In virtù di ciò le apparenze nel cielo sono chiamate apparenze reali, perché hanno un’esistenza reale. Vi sono anche apparenze che non sono reali, pur essendo visibili, in quanto non corrispondono all’interiore.127 Di queste si tratterà oltre.

176. Al fine di mostrare quali siano le cose che appaiono agli angeli, le quali sono in armonia con le corrispondenze, ne farò un cenno. A coloro che sono nell’intelligenza appaiono giardini, parchi pieni di alberi e fiori di ogni genere. Gli alberi sono disposti in un ordine magnifico e congiunti insieme, a formare pergolati con accessi ad arco e sentieri circolari, tutti di una bellezza tale che non può essere descritta con le parole. Lì gli spiriti intelligenti passeggiano raccogliendo fiori e intrecciando ghirlande con le quali adornano i bambini. Inoltre vi sono specie di alberi e fiori che non possono esistere nel mondo, né mai sono stati veduti. Gli alberi portano frutti in armonia con il bene dell’amore in cui sono gli spiriti intelligenti. Queste cose appaiono alla loro vista, perché il giardino, il parco, gli alberi da frutto ed i fiori corrispondono all’intelligenza ed alla sapienza.128 Che ci siano tali cose nel cielo è noto anche sulla terra, ma solo a coloro che sono nel bene, nei quali non si è estinta la luce del cielo, a causa della luce naturale e delle sue fallacie; perché quando essi pensano del cielo affermano che lì vi sono cose che nessun orecchio ha mai udito e nessun occhio ha mai visto.

20

Gli abiti con cui appaiono vestiti gli angeli

177. Dato che gli angeli sono uomini, e vivono tra loro come gli uomini nel mondo, essi hanno indumenti e dimore, e altre simili cose, con la differenza che, essendo loro in uno stato sublime, tutte le cose presso di loro sono di un’elevata perfezione. Perché la sapienza angelica sorpassa di gran lunga la sapienza umana, così pure le cose che appaiono alla loro vista ed alla percezione dei loro sensi, essendo queste corrispondenze della loro sapienza (si veda sopra, n. 173).

178. Gli indumenti con cui agli angeli sono vestiti, al pari di tutte le cose presso di loro, sono corrispondenze; ed in quanto tali sono realmente esistenti (si veda sopra, n. 175). I loro indumenti corrispondono alla loro intelligenza, perciò tutti nei cieli appaiono vestiti secondo la loro intelligenza; così uno angelo più intelligente di un altro, apparirà vestito con indumenti più sontuosi dell’altro. Il più intelligente tra essi indossa vesti sfavillanti come una fiamma, gli altri indossano vesti risplendenti come di luce; quelli meno intelligenti indossano vestiti luccicanti, come dalla luce; il meno intelligente indossa vesti luccicanti di bianco, ovvero bianche, ma prive di splendore; e quelli ancora meno intelligenti indossano vesti di vari colori. E gli angeli del cielo più intimo non sono vestiti.

179. Siccome gli indumenti degli angeli corrispondono alla loro intelligenza, essi corrispondono anche alla verità, dato che l‘intelligenza deriva dalla Divina verità; dunque è la stesso dire che gli angeli sono vestiti secondo l’intelligenza o secondo la Divina verità. Le vesti di alcuni sfavillano come una fiamma, e quelle di altri brillano come la luce, perché la fiamma corrisponde al bene, e la luce alla verità dal bene.129 Alcuni hanno vesti di un bianco luccicante e altri di un bianco privo di luminosità, e altri ancora hanno vesti di vari colori, perché ove l’intelligenza è affievolita, il Divino bene e la Divina verità sono meno splendenti, e dunque sono ricevuti variamente,130 il bianco splendente ed il bianco corrispondono alla verità,131 e gli altri colori alla sua varietà.132 Quelli nel cielo più intimo non sono vestiti, perché la nudità corrisponde all’innocenza.133

180. Poiché nel cielo gli angeli indossano vesti, così sono apparsi quando sono stati visti nel mondo, come quelli visti dai profeti, o quelli visti nei pressi del sepolcro del Signore:

Il loro aspetto era come quello della folgore e le loro vesti erano bianche e splendenti (Matteo 28:3; Marco 16:5; Luca 24:4; Giovanni 20:12, 13)

E quelli visti nel cielo da Giovanni:

Avevano vesti bianche di lino raffinato (Ap. 4:4; 19:14)

E di Gerusalemme, che significa la chiesa che è nella verità,134 è scritto in Isaia:

Svegliati, mostra la tua forza, o Sion; indossa i tuoi abiti più belli, o Gerusalemme (Isaia 52:1)

E in Ezechiele:

Gerusalemme, ti ho cinto di bisso e ti ho ricoperta di seta. Le tue vesti erano di lino fine e seta (Ez. 16:10, 13).

Oltre a molti altri passi. E di colui che non è nella verità, si dice che non indossa vesti nuziali, come in Matteo:

Quando il re entrò vide un uomo che non indossava l’abito nuziale; e gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senza abito nuziale? Perciò questi fu gettato fuori nelle tenebre (Matteo 22:11, 13)

Il luogo della cerimonia nuziale, rappresenta il cielo e la chiesa, in virtù della congiunzione del Signore con il cielo e con la chiesa, per mezzo della Divina verità; e per questa ragione il Signore è chiamato nella Parola, sposo e marito; ed il cielo assieme alla chiesa è chiamato, sposa e moglie.

181. Che le vesti degli angeli non appaiano come abiti, ma sono realmente degli abiti, è evidente dal fatto che gli angeli le vedono e le tastano, e dispongono di molte vesti che indossano e di cui si spogliano; ed essi hanno cura delle vesti che dismettono, in quanto le indossano nuovamente ogniqualvolta ricorra la necessità. Che gli angeli siano dotati di una varietà di indumenti, l’ho sperimentato moltissime volte. Quando ho chiesto dove si procurassero tali vesti, mi hanno risposto, dal Signore, e che le ricevono in dono, e talvolta sono vestiti in un modo a loro inconscio. Essi sostengono anche che i loro indumenti mutano in armonia con i mutamenti del loro stato; nel primo e nel secondo stato le loro vesti sono splendenti e di un bianco luminoso, e nel terzo e nel quarto stato sono meno brillanti; e questo accade in virtù della corrispondenza, perché i loro cambiamenti di stato sono in relazione all’intelligenza e alla sapienza (di cui sopra, nn. 154-161).

182. Siccome tutti nel mondo spirituale indossano abiti in armonia con la propria intelligenza, cioè conformemente alle verità da cui ha origine l’intelligenza, quelli che sono negli inferni, essendo privi di verità, indossano abiti logori, squallidi e sudici, ciascuno secondo la propria specifica perversione; né essi possono vestirsi altrimenti. Il Signore concede loro di essere vestiti, affinché non siano visti nella loro nudità.

21

Le residenze degli angeli

183. Poiché nel cielo ci sono società, e gli angeli vivono come gli uomini, essi hanno anche delle residenze, le quali differiscono, secondo lo stato della vita di ciascuno. Sono sontuose per quelli di rango elevato, e più modeste per quelli di rango inferiore. Spesso ho parlato con gli angeli delle residenze nel cielo, affermando che difficilmente nel mondo vi è qualcuno nel tempo presente disposto a credere che gli angeli abbiano luoghi di dimora; alcuni non credono perché non vedono tali dimore, altri perché non sanno che gli angeli sono uomini; altri perché credono che il cielo angelico sia il cielo che essi vedono con i loro occhi, sopra di loro, e siccome questo appare vuoto, ipotizzano che gli angeli siano forme eteree, e deducono che questi vivano nell’etere. Inoltre essi non comprendono come vi possano essere tali cose nel mondo spirituale, al pari del mondo naturale, in quanto non sanno alcunché dello spirituale.

[2] Gli angeli dicono di essere informati dell’ignoranza che impera attualmente nel mondo, e con loro grande sorpresa, perfino nella chiesa, e maggiormente presso gli eruditi che non presso i cosiddetti semplici. Essi affermano anche che dovrebbe essere noto dalla Parola che gli angeli sono uomini, dal momento che quelli tra loro che sono stati visti, sono apparsi come uomini; ed il Signore che custodisce tutta la sua umanità presso di sé, è apparso nello stesso modo; dovrebbe anche essere noto che gli angeli sono uomini e dispongono di abitazioni e non volano nell’aria, come pensano alcuni, nella loro ignoranza – che gli angeli chiamano follia – e che sebbene essi siano chiamati spiriti, non sono soffi eterei. Questo potrebbe rientrare nelle conoscenze degli uomini qualora essi ragionassero prescindendo dalle nozioni acquisite nel mondo in merito agli angeli e agli spiriti. Perché tutti possiedono un’idea generale circa la forma umana degli angeli e circa il fatto che abbiano residenze nel cielo, le quali sorpassano in magnificenza le residenze del mondo; ma questa idea generale che fluisce dal cielo, cade nel nulla quando viene messa in discussione secondo i comuni ragionamenti mondani in voga presso gli eruditi, i quali hanno chiuso dall’alto la propria intelligenza e l’accesso alla luce celeste.

[3] Lo stesso può dirsi in merito alle opinioni circa la vita dell’uomo dopo la morte. Qualora si parlasse di ciò, prescindendo dalla dottrina mondana della riunione dell’anima con il corpo, si sosterrebbe che dopo la morte, si vivrà come uomini e tra gli angeli, se si è vissuto rettamente, e che si vedranno cose magnifiche e che si vivrà nella gioia; ma non appena ci si rivolge verso la dottrina della riunione dell’anima con il corpo o se si mette in discussione l’esistenza dell’anima, l’idea originaria si dissolve.

184. Ma è opportuno esporre l’evidenza dall’esperienza. Ogniqualvolta ho conversato con gli angeli, faccia a faccia, ero con loro, nelle loro abitazioni. Queste erano esattamente come quelle del mondo, ma immensamente più belle. All’interno vi sono stanze, salotti e camere da letto in gran numero; vi sono anche cortili, giardini e fiori, e prati e campi intorno. Lì vivono insieme in abitazioni l’una accanto all’altra, nella forma di una città, con viali, strade e pubbliche piazze, esattamente come le città del mondo. Mi è stato permesso di attraversarle e di guardare in ogni loro angolo, e talvolta di entrare nelle case. Questo è avvenuto quando la mia vista interiore è stata aperta, ed ero in uno stato di veglia.135

185. Ho visto palazzi nel cielo di una tale sontuosità che non è possibile descriverli. Sopra rilucevano come se fossero fatti d’oro, e sotto come di pietre preziose, alcuni più eccelsi di altri. E così pure al loro interno. Sia le parole, sia le conoscenze sono inadatte a descrivere le decorazioni che adornavano le stanze. Sul versante che dà a mezzogiorno vi erano parchi, ed ogni cosa risplendeva; in alcuni luoghi le foglie luccicavano come fossero d’argento, ed i frutti come fossero d’oro; ed i fiori nei loro giardini formavano arcobaleni variopinti. Oltre i confini, vi erano altri edifici. L’architettura nel cielo raggiunge una perfezione sublime; ciò non deve meravigliare in quanto l’arte in sé ha origine nel cielo. Gli angeli affermano che tali cose ed innumerevoli altre, anche più sublimi di queste, appaiono alla loro vista, per mezzo del Signore; ed ancora che tali cose sono più piacevoli per il loro spirito, che per i loro occhi, perché in ognuna di esse loro scorgono una corrispondenza, e attraverso la corrispondenza, tutto ciò che appartiene al Divino.

186. In merito alle corrispondenze, ho udito che, non solo i palazzi e le abitazioni, ma ogni singola cosa al loro interno ed al loro esterno, corrisponde alle cose interiori di cui sono dotati dal Signore; la casa stessa, in generale corrisponde al loro bene, e le cose particolari all’interno di essa, a ciò in cui consiste il loro bene,136 e le cose all’esterno, alle verità che derivano da quel bene, nonché corrispondono alle loro percezioni ed alle loro conoscenze (si veda la nota al n. 176); e siccome queste cose corrispondono ai beni ed alle verità che essi hanno dal Signore, esse corrispondono al loro amore, dato che l’amore appartiene al bene, e la sapienza, al bene ed alla verità insieme, e l’intelligenza, alla verità dal bene. Questo è ciò che gli angeli percepiscono, quando osservano cosa c’è intorno a loro, e quindi i loro spiriti sono più sensibili e maggiormente rallegrati da queste cose rispetto ai loro occhi.

187. Questo spiega perché il Signore chiama se stesso il tempio di Gerusalemme (Giovanni 2:19, 21)137 perché il Tempio rappresenta il suo Divina Umano; e anche perché la Nuova Gerusalemme è apparsa come fosse fatta di oro puro, con i portali di perle, e le sue fondamenta di pietre preziose (Ap. 21), perché la Nuova Gerusalemme significa la chiesa che deve essere fondata, le dodici porte, le verità che conducono al bene, e le fondamenta, le verità sulle quali poggia la chiesa.138

188. Gli angeli che compongono il regno celeste del Signore, abitano in luoghi elevati, che appaiono come montagne ricoperte di vegetazione; gli angeli che compongono il regno spirituale del Signore abitano in luoghi meno elevati, che appaiono come colline; mentre gli angeli nella parte inferiore del cielo abitano in luoghi che appaiono come sporgenze rocciose. Queste apparenze sono suscitate dalla corrispondenza, in quanto le cose interiori corrispondono alle cose più elevate, e quelle esteriori alle cose sottostanti;139 è per questo che nella Parola montagna, significa amore celeste, collina, amore spirituale, e roccia, fede.140

189. Ci sono anche angeli che non vivono in società, ma separatamente in abitazioni distinte. Essi abitano nel mezzo del cielo, perché sono gli angeli più eccelsi.

190. Le case in cui abitano gli angeli non sono fabbricate, come quelle nel mondo, ma sono donate loro gratuitamente dal Signore, a ciascuno secondo la sua ricezione del bene e della verità. Esse cambiano in armonia con i mutamenti dello stato interiore degli angeli (di cui, si veda sopra, nn. 154-160). Ogni cosa nella disponibilità di ciascun angelo, è ricevuta dal Signore; ed ogni cosa di cui ogni angelo necessiti, è data dal Signore.

22

Lo spazio nel cielo

191. Tutte le cose nel cielo appaiono, esattamente come nel mondo, in un luogo e nello spazio, e tuttavia gli angeli non hanno alcuna idea dei luoghi, né degli spazi. Siccome questo suona paradossale, farò in modo di illustrare con chiarezza questa materia, di ragguardevole importanza.

192. Ogni mutamento nei luoghi, nel mondo spirituale, accade per effetto di un cambiamento dello stato interiore, ciò significa che i cambiamenti di luogo non sono altro che cambiamenti di stato.141 Esattamente in questo modo sono stato elevato nei cielo dal Signore, ed anche nelle altre terre, nell’universo; era il mio spirito a viaggiare, mentre il mio corpo è rimasto nello stesso luogo.142 Così avvengono tutti gli spostamenti degli angeli; e in conseguenza di ciò, essi non hanno distanze, e non avendo distanze non hanno spazio, ed in luogo degli spazi hanno gli stati ed i loro cambiamenti.

193. Essendo tali i cambiamenti di luogo, è evidente che l’avvicinamento implica un’affinità nello stato interiore, e la separazione, una diversità di stato; per questa ragione coloro che sono vicini l’uno all’altro, sono nel medesimo stato, e coloro che sono distanti sono in uno stato differente; dunque, gli spazi nel cielo sono manifestazioni esteriori corrispondenti allo stato interiore. Per la stessa ragione i cieli sono tra loro distinti, e così pure le società nell’ambito di uno stesso cielo, ed anche gli angeli che compongono ogni società; è anche per questo che gli inferni sono totalmente separati dai cieli, essendo in uno stato contrapposto.

194. Per la stessa ragione, ancora, ciascuno nel mondo spirituale che desideri intensamente vedere un’altra persona, è condotto alla sua presenza, in quanto lo vede nel pensiero, e porta se stesso nello stato di quest’altro; e per converso, la separazione ha luogo tra individui che sono in uno stato reciprocamente avverso. E poiché l’avversione scaturisce dalla contrarietà delle affezioni e dalla diversità del pensiero, ogniqualvolta in quel mondo una moltitudine di persone sono nello stesso luogo, essi sono visibili l’uno all’altro se concordano, ma l’uno scompare alla vista dell’altro, reciprocamente, se sono in disaccordo.

195. Inoltre, se taluno si sposta da un luogo all’altro, sia nella sua città, o in un parco o un giardino, sia fuori della propria società, egli giunge più velocemente a destinazione, nella misura in cui desidera questo intensamente, e giunge meno velocemente, se tale desiderio è meno intenso, essendo il percorso abbreviato ovvero allungato in conformità del desiderio. Spesso ho sperimentato questa particolarità, con mia grande sorpresa. Tutto questo chiarisce come le distanze, e conseguentemente gli spazi sono commisurati allo stato interiore degli angeli;143 è per questo che nessuna idea di spazio può entrare nei loro pensieri, sebbene vi siano spazi presso di loro, come nel mondo.

196. Questo può essere compreso attraverso i pensieri degli uomini, i quali non hanno spazio, e ogni cosa pensata intensamente si manifesta come fosse presente. Inoltre, nel mondo a chiunque rifletta è noto che la vista riconosce lo spazio attraverso gli oggetti che si frappongono ad esso, ovvero richiamando alla memoria quanto è stato appreso in precedenza sulla distanza. Questo accade in ragione della continuità; e in ciò che è continuo non vi è apparenza di distanza, salvo che per le cose che non sono continue. Questo, a maggior ragione, è vero per gli angeli, perché la loro vista agisce come uno con il loro pensiero, ed il loro pensiero agisce come uno con la loro affezione, e le cose appaiono ravvicinate o distanti, in conformità del loro stato interiore, come è stato mostrato sopra.

197. Da ciò segue che nella parola i luoghi e gli spazi, e tutte le cose in qualunque modo correlate allo spazio, hanno attinenza con gli stati, e così pure le distanze, la vicinanza, la lontananza, i percorsi, i viaggi, i soggiorni, le miglia, gli stadi, le pianure, i campi, i giardini, le città, le strade, il movimento, le misure di vario genere, la lunghezza, l’ampiezza, l’altezza e la profondità, ed innumerevoli altre cose; perché gran parte del pensiero dell’uomo ha a che fare con lo spazio ed il tempo.

[2] Desidero esporre in questa sede cosa è inteso nella Parola per lunghezza, larghezza e altezza. Nel mondo ciò che è definito lungo o largo, è definito tale in relazione allo spazio, e lo stesso vale per l’altezza. Ma nel cielo, ove non esiste il concetto di spazio, la lunghezza significa uno stato del bene, la larghezza uno stato della verità, e l’altezza una distinzione tra loro in conformità dei gradi (si veda il n. 38). Tale è il significato di queste tre dimensioni, perché la lunghezza nel cielo si estende da oriente a occidente, e quelli che abitano lì sono nel bene dell’amore; mentre la larghezza nei cieli è da mezzogiorno a settentrione, e quelli che abitano lì sono nella verità dal bene (si veda il n. 148); mentre l’altezza nel cielo si applica ad entrambe ed esprime il loro rispettivo grado. È per questo che lunghezza, larghezza e altezza hanno tali significati nella Parola, come in Ezechiele (dal capo 40 al 48), ove il nuovo tempio e la nuova terra, con il cortile, le stanze, i cancelli, le porte, le finestre ed i dintorni sono descritti attraverso misure di lunghezza, larghezza e altezza, con le quali si intende una nuova chiesa ed i suoi beni e le sue verità. Quale significato avrebbero altrimenti tutte quelle misure?

[3] Allo stesso modo la Nuova Gerusalemme è descritta nella Rivelazione, con queste parole:

La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza; ed egli misurò la città con la canna, e la lunghezza, la larghezza e l’altezza misuravano tutte dodicimila stadi (Apocalisse 21:16).

Siccome la Nuova Gerusalemme significa una nuova chiesa, queste misure rappresentano le caratteristiche della chiesa, la lunghezza il bene dell’amore, la larghezza la verità dal quel bene, l’altezza il suo bene e la sua verità in relazione al grado, dodicimila stadi tutto il bene e tutta la verità nel loro insieme. Altrimenti cosa si dovrebbero intendere per un’altezza di dodicimila stadi, e per una uguale lunghezza e larghezza? Che “larghezza” nella Parola significhi verità è evidente in Davide:

Signore, Tu non mi hai consegnato nelle mani del nemico, Tu hai guidato i miei passi in un luogo sicuro (Salmi 31:8)

Nelle angustie ho invocato il Signore; ed Egli mi ha condotto in un luogo sicuro (Salmi 118:5).

Oltre ad altri passi (come in Isaia 8:8 e in Abacuc 1:6).

198. Da quanto si è detto fin qui appare evidente che sebbene vi siano spazi nel cielo come nel mondo, ciò nondimeno, nulla è rapportato agli spazi, ma agli stati; di conseguenza gli spazi non possono essere misurati come nel mondo, ma appaiono semplicemente in relazione agli stati ed in armonia con lo stato interiore.144

199. La causa originaria e autentica di ciò è che il Signore è presente presso ciascuno, secondo il suo amore e la sua fede,145 ed è in conformità della presenza del Signore che tutte le cose appaiono vicine o lontane, dato che è da questa che tutte le cose nel cielo sono determinate. È anche attraverso questa presenza che gli angeli sono dotati di sapienza, dato che è per mezzo di essa che il loro pensiero è diffuso e tutte le cose nel cielo sono condivise; in una parola è per mezzo di questa che essi ragionano spiritualmente anziché in termini naturali, come gli uomini.

23

La forma del cielo, da cui sono determinate le affiliazioni e le comunicazioni

200. Quale sia la forma del cielo può essere compreso da quanto è stato esposto nei precedenti capitoli; cioè che il cielo è uguale a se stesso, nella più grande e nella più piccola delle sue parti (n. 72); che, di conseguenza, ogni società è un cielo in una dimensione minore, ed ogni angelo lo è nella forma minima (nn. 51-58); che siccome il cielo nel suo complesso appare come un singolo uomo, così pure ogni società nel cielo appare come un uomo, in una forma minore, e ogni angelo nella forma minima (nn. 59-77); che il più savio tra gli angeli è nel mezzo, ed il meno savio nella periferia, e lo stesso vale per ogni società angelica (n. 43); e che quelli che sono nel bene dell’amore abitano da oriente a occidente nel cielo; e quelli che sono nelle verità dal bene, abitano da mezzogiorno a settentrione; e lo stesso vale per ogni società (nn. 148-149). Tutto questo è conforme all’immagine del cielo. Da tutto ciò si può dedurre quale sia questa forma in generale.146

201. È di fondamentale importanza conoscere quale sia la forma del cielo, perché non solo ogni affiliazione lì è in armonia con tale forma, ma anche ogni reciproca comunicazione, ed in conseguenza di ciò, ogni diffusione di pensieri e affezioni, e quindi tutta l’intelligenza e la sapienza degli angeli. Da ciò consegue che ciascuno lì è savio nella misura in cui è un’immagine del cielo, e quindi una forma del cielo. È lo stesso dire, nella forma del cielo o nell’ordine del cielo, dato che la forma di ogni cosa ha origine dal suo ordine ed è in armonia con il suo ordine.147

202. Consideriamo in primo luogo la nozione dell’essere nella forma del cielo. L’uomo è stato creato sia nell’immagine del cielo, sia nell’immagine del mondo; la sua veste interiore è nell’immagine del cielo, e quella esteriore, nell’immagine del mondo (si veda sopra, n. 57); e nell’immagine significa in armonia con la forma. Ma poiché l’uomo a causa del male della sua volontà e della conseguente falsità del suo pensiero ha distrutto in se stesso l’immagine del cielo, cioè la forma del cielo, e l’ha rimpiazzata con l’immagine e con la forma dell’inferno, il suo interiore è chiuso dall’alto, dalla nascita; questo perché l’uomo nasce nell’ignoranza, a differenza di ogni genere di animali. E affinché l’uomo possa ristabilire in sé l’immagine del cielo deve essere istruito sulle cose che appartengono all’ordine; dato che la forma, come si è detto, è in armonia con l’ordine. La Parola contiene tutte le leggi del Divino ordine, perché i suoi precetti sono le leggi del Divino ordine; quindi nella misura in cui l’uomo li conosce e li osserva, il suo interiore è aperto e l’ordine o l’immagine del cielo è instaurata in lui. Questo chiarisce cosa si intenda per essere nella forma del cielo, cioè vivere conformemente ai precetti della Parola.148

203. Nella misura in cui ciascuno è nella forma del cielo, egli è nel cielo, essendo un cielo nella forma minima (n. 57); di conseguenza egli è nella stessa misura intelligente e savio; perché, come è stato detto sopra, tutto il pensiero del suo intelletto e tutta l’affezione della sua volontà si diffondono ovunque nel cielo, secondo la sua forma, e comunicano in modo prodigioso con le società di lì, e queste a loro volta con lui.149

[2] Ci sono alcuni che non credono che i pensieri e le affezioni si estendano realmente intorno a loro, ma credono che essi risiedano dentro di loro, perché qualunque cosa essi pensino, la vedono in loro stessi, e non come una cosa esterna; tuttavia essi si ingannano in misura notevole. Perché, come la vista degli occhi si estende agli oggetti lontani ed è influenzata secondo l’ordine delle cose viste in quell’estensione, anche la vista interiore, che è quella dell’intelletto, ha una simile estensione nel mondo spirituale, sebbene non percepita dall’uomo, per la ragione esposta sopra (n. 196). La sola differenza è che la vista degli occhi è influenzata dalle cose appartenenti al mondo naturale, mentre la vista dell’intelletto è influenzata in modo spirituale, dalle cose che appartengono a quel mondo, che sono in relazione con il bene e con la verità; il fatto che l’uomo ignori ciò è da ricercarsi nella mancanza di conoscenza della luce che illumina l’intelletto; eppure, senza la luce che illumina l’intelletto l’uomo sarebbe totalmente incapace di pensare (in merito a quella luce si veda sopra, nn. 126 – 132).

[3] C’era uno spirito il quale credeva che il suo pensiero fosse da egli stesso, senza alcuna relazione fuori di sé, né comunicazione con le società, all’esterno. Affinché egli potesse realizzare la falsità di cui era persuaso, è stato recisa la comunicazione con le società nella sua prossimità, ed in conseguenza di ciò egli non solo era privato del pensiero ma si sentiva mancare come se la vita lo abbandonasse, sebbene agitasse le braccia come un neonato. In breve, la comunicazione è stata ripristinata, e con essa egli è tornato in se stesso e nel suo pensiero.

[4] Quando gli altri spiriti hanno veduto ciò hanno ammesso che ogni pensiero e affezione, e di conseguenza ogni cosa inerente la vita, fluisce nell’uomo secondo la comunicazione, dato che ogni cosa della vita dell’uomo consiste nella sua capacità di pensare e di agire attraverso l’affezione, o il che è lo stesso, nella sua capacità d’intendere e volere.150

204. Ma deve essere noto che l’intelligenza e la sapienza variano in corrispondenza di tale comunicazione; coloro la cui intelligenza e sapienza è costituita da verità e beni autentici, sono in comunicazione con le società con le quali hanno un’affinità nella forma del cielo; coloro la cui intelligenza e sapienza non è costituita da verità e beni autentici, sono in una comunicazione difettosa e variamente coerente che non collima con la serie di società aventi la forma del cielo. Per converso, coloro che non sono nell’intelligenza e nella sapienza, ma nella falsità dal male, sono associati con le società infernali, secondo la misura in cui si sono consolidati nelle stesse falsità. Deve essere noto che tale comunicazione non è chiaramente percettibile, ma attiene a ciò che gli appartenenti a queste società sono in se stessi, è in loro e fluisce da loro.151

205. Vi è un’affiliazione di tutti nel cielo secondo la relazione spirituale, cioè la relazione del bene e della verità, nel loro ordine. È così in tutto il cielo; quindi in ogni società ed in ogni casa. In virtù di ciò gli angeli che sono nello stesso bene e nella stessa verità si riconoscono reciprocamente, come tra consanguinei o tra coniugi, o come se si fossero conosciuti fin dall’infanzia. Il bene e la verità in ogni angelo, che costituiscono la sua sapienza e la sua intelligenza, sono associati nello stesso modo; essi si riconoscono l’un l’altro nello stesso modo, e non appena si riconoscono, si associano insieme;152 e di conseguenza, quelli le cui verità ed i cui beni sono associati in conformità di una forma del cielo, vedono una successione di cose ordinate in serie ed a loro affini, da cui sono circondati; mentre quelli le cui verità ed i cui beni non sono congiunti secondo una forma del cielo, non vedono ciò.

206. In ogni cielo vi è una simile forma, ed in virtù di essa gli angeli sono in comunicazione e in uno stato di condivisione di pensieri ed affezioni, e dunque in conformità di tale forma essi sono dotati di intelligenza e sapienza. Ma la comunicazione di un cielo con un altro è differente, cioè quella del terzo cielo con il secondo o di quest’ultimo con il primo cielo. Tuttavia la comunicazione tra cieli diversi non è propriamente una comunicazione, bensì un influsso. Riguardo a ciò sarà fatto qualche cenno qui di seguito. Che vi siano tre cieli distinti l’uno dall’altro si può vedere nel proprio capitolo (nn. 29 – 40).

207. Che tra un cielo ed un altro vi sia influsso e non comunicazione, lo si può vedere dalla loro rispettiva posizione. Il terzo o più intimo cielo è sopra, il secondo o intermedio cielo e al di sotto, ed il terzo o più esterno cielo è ancora più in basso. Vi è una simile disposizione in tutte le società in ogni cielo; per esempio alcuni abitano nei luoghi più elevati che appaiono come montagne (n. 188), sulle sommità delle quali si trovano quelli che appartengono al cielo più intimo; sotto di essi ci sono le società del secondo cielo, e ancora al di sotto le società del cielo più esterno. Una società di un cielo superiore non può comunicare con una società di un cielo inferiore, se non attraverso le corrispondenze (si veda sopra, n. 100); e la comunicazione attraverso le corrispondenze è ciò che si intende per l’influsso.

208. Un cielo è congiunto ad un altro, o una società ad un’altra, unicamente attraverso il Signore, sia per influsso diretto, sia per influsso mediato; direttamente da Egli stesso, ed in modo mediato attraverso i cieli più elevati verso i cieli inferiori.153 Poiché la congiunzione dei cieli per mezzo dell’influsso avviene esclusivamente attraverso il Signore, è posta la massima cura nell’evitare che un angelo del cielo supremo concentri la propria attenzione verso un cielo inferiore e conversi con taluno appartenente a quel cielo; se ciò accadesse l’angelo sarebbe istantaneamente privato della sua intelligenza e sapienza. La ragione di ciò può essere esposta. Siccome ci sono tre ranghi nei cieli, ogni angelo si distingue in tre differenti gradi di vita, quelli nel cielo più intimo hanno il terzo grado aperto ed il secondo ed il primo, chiusi; quelli nel cielo intermedio hanno il secondo grado aperto ed il terzo ed il primo chiusi; quelli nel cielo più esterno hanno il primo grado aperto ed il secondo ed il terzo chiusi. Di conseguenza non appena un angelo del terzo cielo guarda verso una società del secondo cielo e parla con qualcuno di lì, il suo terzo grado viene istantaneamente chiuso; e poiché la sua sapienza risiede in quel grado, se quel grado è chiuso egli è privato della sua sapienza, la quale non ha nulla a che fare con il secondo e con il primo grado. Questo è ciò che si intende con le parole del Signore in Matteo:

Colui che è nella parte alta del palazzo, non scenda per raccogliere chi va in basso; e chi è nei campi non torni indietro a raccogliere i propri indumenti (Matteo 24:17, 18)

E in Luca:

In quel giorno colui che si trovi nella parte alta del palazzo, ed i suoi beni nel palazzo, non scenda a raccoglierli; e colui che si trovi nei campi non torni indietro. Sia ricordato ciò che accadde alla moglie di Lot (Luca 17:31, 32)

209. Nessun influsso può scorrere da un cielo inferiore verso un cielo superiore perché ciò è contrario all’ordine; bensì vi è influsso dal cielo superiore verso i cieli inferiori. Inoltre la sapienza degli angeli del cielo più elevato, sorpassa quella degli angeli del cielo inferiore come una miriade a uno; e questa è un’altra ragione per la quale gli angeli di un cielo inferiore non possono comunicare con quelli di un cielo superiore; infatti quando essi guardano verso l’alto non li vedono; il cielo più alto appare come qualcosa di nebuloso sopra le loro teste. Viceversa, gli angeli di un cielo superiore possono vedere quelli di un cielo inferiore, e potrebbero anche parlare con essi; in tal caso però, come è stato detto, perderebbero la loro sapienza.

210. I pensieri e le affezioni, come pure il linguaggio degli angeli del terzo cielo non sono percepiti nel secondo cielo, perché trascendono tutto ciò che si trova lì. Ma secondo l’apprezzamento del Signore, può apparire nei cieli inferiori, da quel cielo qualcosa di simile ad una fiamma, e dai pensieri e dalle affezioni che si manifestano nel secondo cielo può apparire nel cielo più esterno qualcosa di luminoso e di nebuloso, splendente di bianco cangiante. Da quella nube, dalla sua ascesa, discesa e forma, ciò che viene pronunciato è in qualche misura percepibile.

211. Da quanto si è fin qui detto, si può desumere quale sia la forma del cielo, vale a dire, la più perfetta nel cielo più intimo; nel secondo cielo, ugualmente perfetta, ma in un misura inferiore, e nel cielo più esterno in una misura ancora inferiore; e anche, che la forma di un cielo trae la sua perenne esistenza da un altro cielo per mezzo dell’influsso dal Signore. Ma cosa sia la comunicazione per mezzo dell’influsso non può essere compreso, salvo che non siano conosciuti i gradi in altezza, ed in che modo questi differiscano dai gradi in ampiezza. Cosa siano questi differenti gradi può essere visto più sopra (n. 38).

212. Quando si scende nel particolare, circa la forma del cielo, e come essa procede e fluisce, questo neppure gli angeli sono in grado di comprenderlo. Una qualche idea di essa può sortire dalla forma di tutte le cose nel corpo umano, qualora questo sia scandagliato ed esaminato da un uomo acuto e savio; perché in precedenza è stato mostrato che l’intero cielo appare come un singolo uomo (si vedano i nn. 59-72); e che ogni cosa nell’uomo ha una corrispondenza nei cieli (nn. 87-102). Quanto incomprensibile ed inesplicabile sia quella forma, può essere compreso in modo sommario dalle fibre nervose che si dipartono in ogni direzione e mettono in comunicazione tutte le parti del corpo. Cosa siano queste fibre e come esse procedono e si dispongono nel cervello, non può essere percepito affatto dall’occhio; perché innumerevoli fibre sono talmente intrecciate tra loro da apparire come una massa molle; eppure è attraverso di esse che ogni cosa appartenente alla volontà e all’intelletto si trasforma distintamente azione. In che modo le fibre siano intrecciate nel corpo è comprensibile dai vari plessi, quali quelli del cuore, del mesenterio, e altri; e anche dai gangli in cui molte fibre giungono da ogni regione, e ivi interagiscono e si congiungono per dar corso alle loro rispettive funzioni; e cose simili in ogni membra, organo e muscolo. Chiunque esaminasse queste fibre e le loro meraviglie con gli occhi della sapienza resterebbe completamente confuso. E nondimeno, le cose visibili con gli occhi sono poche, e quelle non visibili sono di gran lunga più prodigiose perché appartengono al più intimo regno della natura. È evidente che questa forma corrisponde alla forma del cielo, perché tutte le operazioni della volontà e dell’intelletto sono dentro di essa ed in armonia con essa; perché è in armonia con questa forma che qualsiasi volontà dell’uomo si trasforma in atto, e qualunque cosa egli pensi, scorre attraverso le fibre nervose dalle loro origini fino alle terminazioni che sono le sorgenti di ogni sensazione; e nella misura in cui taluno è la forma dell’intelletto e della volontà, allo stesso modo è la forma dell’intelligenza e della sapienza. Tale è la forma che corrisponde alla forma del cielo. E da ciò si comprende che tale è la forma in armonia con la quale ogni pensiero e affezione degli angeli si diffonde, e nella misura in cui gli angeli sono in quella forma, essi sono nell’intelligenza e nella sapienza. Che questa forma del cielo proceda dalla Divina umanità del Signore, può essere visto più sopra (nn. 78-86). Tutto questo è stato detto al fine di evidenziare anche che la forma del cielo, perfino nel generale non può essere completamente compresa, e dunque rimane incomprensibile finanche agli angeli, come è stato già esposto in precedenza.

1 [I rinvii contenuti nelle note in questa edizione, se non altrimenti specificato, sono all’opera Arcana Coelestia di Emanuel Swedenborg, e sono stati inseriti dall’Autore]. La fine dei tempi è il periodo finale della chiesa (nn. 4535, 10622).

2 Le profezie del Signore in Matteo (24 e 25), in merito alla fine dei tempi ed alla sua venuta, alla fine della chiesa e al giudizio finale, sono spiegate nelle prefazioni ai capitoli da 26 a 40 della Genesi (nn. 3353–3356, 3486–3489, 3650–3655, 3751–3757, 3897–3901, 4056–4060, 4229–4231, 4332–4335, 4422–4424, 4635–4638, 4661–4664, 4807–4810, 4954–4959, 5063–5071).

3 Sia in generale, sia in ogni particolare della Parola vi è un significato interiore o spirituale (nn. 1143, 1984, 2135, 2333, 2395, 2495, 4442, 9048, 9063, 9086).

4 La Parola è scritta esclusivamente per corrispondenze, e per questa ragione ogni singola cosa in essa ha un significato spirituale (nn. 1404, 1408, 1409, 1540, 1619, 1659, 1709, 1783, 2900, 9086).

5 Nella Parola il sole significa il Signore, quanto all’amore, e di conseguenza l’amore per il Signore (nn. 1529, 1837, 2441, 2495, 4060, 4696, 7083, 10809).

6 Nella Parola la luna significa il Signore, quanto alla fede, di conseguenza la fede per il Signore (nn. 1529, 1530, 2495, 4060, 4696, 7083).

7 Nella Parola le stelle significano la conoscenza del bene e della verità (nn. 2495, 2849, 4697).

8 Le tribù significano tutte le verità e tutti i beni nel loro insieme, quindi tutte le cose della fede e dell’amore (nn. 3858, 3926, 4060, 6335).

9 La venuta del Signore significa la sua presenza nella Parola, e la rivelazione di essa (nn. 3900, 4060).

10 Nella Parola le nuvole significano la Parola nel senso letterale n. 4060, 4391, 5922, 6343, 6752, 8106, 8781, 9430, 10551, 10574).

11 Nella Parola gloria significa la Divina verità come è nel cielo e nel significato interiore della Parola (n. 4809, 5922, 8267, 8427, 9429, 10574).

12 La tromba o il corno significano la Divina verità nel cielo, e rivelata dal cielo (nn. 8158, 8823, 8915); e la “voce” ha un simile significato (nn. 6771, 9926).

13 I cristiani sono stati esaminati nell’altra vita in merito alla loro idea di unico Dio ed è stato accertato che il loro pensiero è incentrato sul concetto di tre Dei (nn. 2329, 5256, 10736, 10738, 10821). La Divina Trinità nel Signore è riconosciuta nel cielo (nn. 14, 15, 1729, 2005, 5256, 9303).

14 Un Divino che non sia percepito attraverso un’idea di esso, non può essere percepito attraverso la fede (nn. 4733, 5110, 5663, 6982, 6996, 7004, 7211, 9356, 9359, 9972, 10067, 10267).

15 Il cielo intero appartiene al Signore (nn. 2751, 7086). Egli ha tutto il potere nei cieli e sulla terra (nn. 1607, 10089, 10827). Siccome il Signore governa i cieli, governa anche tutte le cose di lì dipendenti, quindi tutte le cose del mondo (nn. 2026, 2027, 4523, 4524). Solo il Signore ha il potere di rimuovere gli inferni, di distogliere dal male e di preservare nel bene, e quindi di salvare (n. 100919).

16 Gli angeli del cielo riconoscono che ogni bene viene dal Signore, e nessun bene da loro stessi, ed il Signore dimora in loro nel suo proprio, e non nel loro proprio (nn. 9338, 10125, 10151, 10157). Perciò nella Parola con angeli si intende qualcosa del Signore (nn. 1925, 2821, 3039, 4085, 8192, 10528). Inoltre, gli angeli sono chiamati beni in virtù della ricezione del Divino del Signore (nn. 4295, 4402, 7268, 7873, 8192, 8301). E ancora, tutto il bene autentico tutta la verità autentica, e di conseguenza tutta la pace, l’amore, la carità e la fede vengono dal Signore ( nn. 1614, 2016, 2751, 2882, 2883, 2891, 2892, 2904). E anche tutta la sapienza e l’intelligenza (nn. 109, 112, 121, 124).

17 Di coloro che sono nel cielo, si dice che sono nel Signore (nn. 3637, 3638).

18 Il bene che viene dal Signore, ha in sé il Signore, mentre il bene che viene dal proprio dell’uomo non lo ha (nn. 1802, 3951, 8480).

19 Nella Parola fuoco significa amore celeste e amore infernale (nn. 934, 4906, 5215). Il sacro fuoco celeste significa il Divino amore, e ogni affezione che appartiene a quell’amore (nn. 934, 6314, 6832). La luce che risulta da quel fuoco significa la verità che procede dal bene dell’amore; e la luce del cielo significa la Divina verità (nn. 3195, 3485, 3636, 3643, 3993, 4302, 4413, 4415, 9548, 9684).

20 L’amore è il fuoco della vita, e la vita stessa non ha altra origine che l’amore (nn. 4906, 5071, 6032, 6314).

21 Amare il Signore e amare il prossimo è conforme ai comandamenti del Signore (nn. 10143, 10153, 0310, 10578, 10648).

22 Amare il prossimo non è amare la persona, ma amare in lui ciò da cui egli è ciò che è, vale a dire la sua verità ed il suo bene (nn. 5028, 10336).

Quelli che amano la persona, e non ciò da cui ella è ciò che è, amano indifferentemente il bene ed il male (n. 3820).

La carità è volere le verità ed essere influenzati da essa per amore delle verità stessa (nn. 3876, 3877). La carità verso il prossimo è fare ciò che è buono, giusto e retto in ogni opera e in ogni occupazione (nn. 8120-8122).

23 Gli angeli sono forme di amore e carità (nn. 3804, 4735, 4797, 4985, 519, 5530, 9879, 10177).

24 Una sfera spirituale, che è una sfera della vita, fluisce da ogni uomo, spirito e angelo, e li circonda (nn. 4464, 5179, 7454, 8630).

Essa fluisce dall’essenza della loro affezione e dal pensiero conseguente (nn. 2489, 4464, 6206).

25 Gli spiriti e gli angeli si rivolgono perennemente verso i loro amori, e quelli nel cielo sono rivolti perennemente verso il Signore (nn. 10130, 10189, 10420, 10702). Le regioni nell’altra vita sono in accordo con la direzione del volto, e sono di lì determinate, a differenza di quanto accade nel mondo (nn. 10130, 10189, 10420, 10702).

26 Innumerevoli cose sono contenute nell’amore, e l’amore attrae a sé tutte le cose che sono in armonia con esso (nn. 2500, 2572, 3078, 3189, 6323, 7490, 7750).

27 Vi è un’infinita varietà, e in nessun caso vi può essere una cosa uguale ad un’altra (nn. 7236, 9002).

Anche nei cieli vi è un’infinita varietà (n. 684, 690, 3744, 5598, 7236).

Le varietà nel cielo sono varietà di beni (nn. 3744, 4005, 7236, 7833, 7836, 9002).

Ogni società nei cieli e ogni angelo in ciascuna di esse sono così distinti gli uni dagli altri (nn. 690, 3241, 3519, 3804, 3986, 4067, 4149, 4263, 7236, 7833, 7836).

Nondimeno, tutte queste varietà sono tutt’uno attraverso l’amore dal Signore (nn. 457, 3986).

28 Il cielo nel suo insieme consta di due regni, il regno celeste ed il regno spirituale (nn. 3887, 4138).

Gli angeli del regno celeste ricevono il Divino del Signore nella loro volontà, dunque più interiormente degli angeli del regno spirituale, che lo ricevono nel loro intelletto (nn. 5113, 6367, 8521, 9936, 9995, 10124).

29 I cieli che costituiscono il regno celeste sono chiamati eccelsi, mentre quelli che costruiscono il regno spirituale sono chiamati inferiori (n.10068).

30 Le cose interiori sono rappresentate dalle cose eccelse, e le cose eccelse significano le cose interiori (nn. 2148, 3084, 4599, 5146, 8325).

31 Il bene del regno celeste è il bene dell’amore per il Signore, ed il bene del regno spirituale è il bene della carità verso il prossimo (nn. 3691, 6435, 9468, 9680, 9683, 9780).

32 Gli angeli celesti sovrastano in sapienza in modo incommensurabile gli angeli spirituali (nn. 2718, 9995).

Sul genere della diversità tra angeli celesti e angeli spirituali (nn. 2088, 2669, 2708, 2715, 3235, 3240, 4788, 7068, 8521, 9277, 10295).

33 Gli angeli celesti non discutono sulle verità della fede, perché le percepiscono in loro stessi; viceversa gli angeli spirituali ragionano intorno ad esse, circa la loro autenticità o meno (nn. 202, 337, 597, 607, 784, 1121, 1384, 1898, 1919, 3246, 4448, 7680, 7877, 8780, 9277, 10786).

34 L’influsso del Signore è nel bene, e attraverso il bene nella verità, e non il contrario; dunque nella volontà e attraverso la volontà nell’intelletto, e non il contrario (nn. 5482, 5649, 6027, 8685, 8701, 10153).

35 La volontà dell’uomo è la vera essenza [esse] della sua vita, ed il ricettacolo del bene dell’amore, mentre l’intelletto è ciò che ne deriva [existere], il ricettacolo della verità ed il bene della fede (nn. 3619, 5002, 9282).

Dunque l’essenza della volontà è la principale essenza dell’uomo, e l’essenza dell’intelletto, procede di lì (nn. 585, 590, 3619, 7342, 8885, 9282, 10076, 10109, 10110).

Qualunque cosa sia accolta nella volontà viene alla luce, e l’uomo la fa propria (nn. 3161, 9386, 9393). L’uomo è uomo in virtù della sua volontà e del suo intelletto che è conseguente alla prima (nn. 8911, 9069, 9071, 10076, 10109, 10110). Inoltre chiunque vuole e intende rettamente è amato e stimato dagli altri, mentre chi intende rettamente ma non agisce rettamente è rifiutato e disprezzato (nn. 8911, 10076).

E ancora, l’uomo dopo la morte resta tale quali sono stati nel mondo la sua volontà ed il suo intelletto di lì, mentre le cose che appartenevano al suo intelletto, ma non allo stesso tempo alla volontà svaniscono, perché non sono nell’uomo (n. 9069, 9071, 9282, 9386, 10153).

36 Fra i due regni vi è comunicazione ed unione per mezzo delle società angeliche denominate celesti-spirituali (nn. 4047, 6435, 8796, 8802).

L’influsso del Signore attraverso il regno celeste, in quello spirituale (nn. 3969, 6366).

37 Ogni cosa dell’ordine Divino è riprodotta nell’uomo, e dalla creazione l’uomo è un’immagine dell’ordine Divino (nn. 3628, 4219, 4220, 4223, 4523, 4524, 5114, 5168, 6013, 6057, 6605, 6626, 9706, 10156, 10472). Nell’uomo, il suo interiore è formato secondo l’immagine del cielo, ed il suo esteriore secondo l’immagine del mondo, ed è per questo che l’uomo era chiamato dalle genti più antiche microcosmo (nn. 3628, 4523, 5115, 6013, 6057, 9279, 9706, 10156, 10472). Dunque l’uomo in relazione al suo interiore, dalla creazione, è un cielo nella forma minima, conforme all’immagine generale del cielo; ed egli diviene anche tale quando rinasce a nuova vita, ovvero quando è rigenerato dal Signore (nn. 911, 1900, 1928, 3624–3631, 3634, 3884, 4041, 4279, 4523, 4524, 4625, 6013, 6057, 9279, 9632).

38 Ci sono tre cieli, intimo, intermedio ed esterno, oppure terzo, secondo e primo cielo (nn. 684, 9594, 10270). I beni ivi sono in un triplice ordine (nn. 4938, 4939, 9992, 10005, 10017. Il bene del cielo più intimo o terzo cielo, è denominato celeste, il bene del cielo intermedio o secondo cielo è denominato spirituale, ed il bene del cielo più esterno o primo cielo, è denominato spirituale-naturale (nn. 4279, 4286, 4938, 4939, 9992, 10005, 10017, 10068).

39 Ci sono tanti gradi nella vita dell’uomo quanti ce ne sono nei cieli, e questi sono aperti dopo la morte in conformità della sua vita (nn. 3747, 9594). Il cielo è nell’uomo (n. 3884). Perciò colui che ha ricevuto il cielo in sé, nel mondo, giunge al cielo dopo la morte (n. 10717).

40 L’interiore è più perfezionato perché prossimo al Divino (nn. 3405, 5146, 5147).Nell’interiore vi sono migliaia e migliaia di cose che esteriormente appaiono indistintamente come una sola cosa (n. 5707). Nella misura in cui l’uomo è elevato dall’esteriore nell’interiore, egli è ammesso nella luce e quindi nell’intelligenza; tale elevazione è come l’innalzamento al di sopra di una nube nella luce del giorno (nn. 4598, 6183, 6313).

41 Influsso dal Signore è diretto, da se stesso, ed anche mediato da un cielo in un altro, ed allo stesso modo nell’interiore dell’uomo (nn. 6063, 6307, 6472, 9682, 9683). Influsso diretto del Divino dal Signore (nn. 6058, 6474– 478, 8717, 8728). Influsso mediato attraverso il mondo spirituale nel mondo naturale (nn. 4067, 6982, 6985, 6996).

42 Ogni cosa scaturisce da cose antecedenti alle prime, quindi da un Principio, e nello stesso modo sussiste, perché la sussistenza è l’incessante prosecuzione dell’esistenza; quindi nulla che non sia in questa relazione può venire ad esistenza (nn. 3626–3628, 3648, 4523, 4524, 6040, 6056).

43 Le cose interiori ed esteriori sono discrete e distinte secondo il grado, ed ogni grado ha i suoi confini (nn. 3691, 5114, 5145, 8603, 10099). Una cosa è costituita da un’altra, e le cose così costituite non sono perfette o grossolane in modo continuo (nn. 6326, 6465). Finché non è nota la differenza tra ciò che è interiore e ciò che è esteriore, non può essere compresa né la differenza tra uomo interiore e uomo esteriore e neppure la differenza tra cielo intimo e cielo esterno (n. 5146, 6465, 10099, 10181).

44 Vi è un’infinita varietà, e mai una cosa è uguale ad un’altra (nn. 7236, 9002). Nei cieli vi è un’infinita varietà (nn. 684, 690, 3744, 5598, 7236). Le varietà nei cieli, le quali sono infinite, sono varietà del bene (nn. 3744, 4005, 7236, 7833, 7836, 9002). Tali varietà esistono attraverso le verità che sono molteplici, di lì deriva il bene di ciascuno (nn. 3470, 3804, 4149, 6917, 7236). È in virtù di questo che ogni società nel cielo, e tutti gli angeli in ogni società sono distinti gli uni dagli altri (nn. 690, 3241, 3519, 3804, 3986, 4067, 4149, 4263, 7236, 7833, 7836). Nondimeno essi sono tutt’uno per mezzo dell’amore del Signore (n. 457, 3986).

45 Ogni società nel cielo ha una posizione perenne conforme allo stato della sua vita, dunque secondo le differenze nella verità e nella fede (nn. 1274, 3638, 3639). Cose mirabili nell’altra vita, riguardo alla distanza, allo scenario, ai luoghi, allo spazio ed al tempo (nn. 1273-1277).

46 Ogni libertà appartiene all’amore ed all’affezione, dato che ciò che l’uomo ama, lo mette in atto liberamente (nn. 2870, 3158, 8987, 8990, 9585, 9591). Poiché la libertà appartiene all’amore, la vita ed il piacere di ciascuno discendono di lì (n. 2873). Nulla appare come proprio, se non ciò che discende dalla libertà (n. 2880) L’autentica libertà è lasciarsi guidare dal Signore, perché allora ciascuno è condotto dall’amore del bene e della verità (nn. 892, 905, 2872, 2886, 2890–2892, 9096,9586–9591).

47 Ogni prossimità, parentela, relazione e per così dire, legame di sangue, nel cielo deriva dal bene, e dalle sue affinità e diversità (nn. 685, 917, 1394, 2739, 3612, 3815, 4121).

48 Una sfera spirituale, che è la sfera della vita, emana da ogni uomo, spirito e angelo e li circonda (nn. 4464, 5179, 7454, 8630). Essa fluisce dall’essenza della loro affezione e del loro pensiero (nn. 2489, 4464, 6206). Queste sfere si estendono tra le società angeliche secondo la qualità e l’intensità del loro bene (nn. 6598–6612, 8063, 8794, 8797).

49 Nei cieli la condivisione di tutti i beni è resa possibile per il fatto che l’amore celeste è tale che condivide con l’altro tutto ciò che è suo proprio (nn. 549, 550, 1390, 1391, 1399, 10130, 10723).

50 Nella Parola il Signore è chiamato Angelo (nn. 6280, 6831, 8192, 9303). Un’intera società angelica è chiamata angelo; e Michele e Raffaele sono società angeliche, così denominate in virtù delle loro specifiche funzioni (n. 8192). Le società del cielo e gli angeli non hanno nomi, ma sono distinte secondo il loro bene e attraverso l’idea ad esso corrispondente (nn. 1705, 1754).

51 Il cielo non è concesso per misericordia a prescindere dalle opere, ma in conformità della vita che si è condotta; ciò nondimeno, ogni cosa della vita per mezzo della quale l’uomo è condotto al cielo dal Signore, appartiene alla misericordia; questo deve essere inteso per misericordia (nn. 5057, 10659). Se il cielo fosse concesso puramente per misericordia, a prescindere dalle opere, sarebbe concesso a chiunque, indistintamente (n.2401). Circa alcuni spiriti cacciati dal cielo, i quali avevano creduto che il cielo fosse concesso a chiunque (n. 4226 ).

52 Il cielo è nell’uomo (n. 3884).

53 Ogni insieme deriva dall’armonia e dalla cooperazione di molte parti. Altrimenti sarebbe privo di qualità (n. 457). L’intero cielo è un insieme (n. 457). Per la ragione che lì tutti hanno a cuore un solo fine, che è il Signore (n. 9828).

54 Se il bene fosse caratterizzante ed essenziale nella chiesa, anziché la verità separata dal bene, la chiesa sarebbe una (nn. 1285, 1316, 2982, 3267, 3445, 3451, 3452).

55 La chiesa è nell’uomo, e non fuori di esso, e la chiesa in generale è costituita da uomini che hanno la chiesa in loro (nn. 3884, 6637).

56 Un uomo che ha la chiesa in sé è un cielo nella forma minima ad immagine del cielo più vasto, perché il suo intimo che appartiene alla sua mente è secondo la forma del cielo, e quindi capace di ricevere ogni cosa del cielo (nn. 911, 1900, 1928, 3624–3631, 3634, 3884, 4041, 4279, 4523, 4524, 4625, 6013, 6057, 9279, 9632).

57 L’uomo è dotato di un interno e di un esterno; il suo interno è formato dalla creazione, ad immagine del cielo, ed il suo esterno ad immagine del mondo; e per questa ragione l’uomo era chiamato dalle genti più antiche microcosmo (nn. 3628, 4523, 4524, 5115, 5368, 6013, 6057, 9279, 9706, 10156, 10472). Perciò l’uomo è stato creato per avere il mondo in sé per servire il cielo, il che ha luogo presso il bene. Ma è il contrario presso il male, in cui è il cielo a servire il mondo (nn. 9278, 9283).

58 Il Signore è l’ordine, dato che il Divino bene e la Divina verità che procedono dal Signore rendono l’ordine (nn. 1728, 1919, 2011, 2258, 5110, 5703, 8988, 10336, 10619). Le Divine verità sono le leggi dell’ordine (nn. 2447, 7995). Nella misura in cui l’uomo vive secondo l’ordine, cioè, nella misura in cui vive nel bene, in armonia con le Divine verità, egli è un uomo, e la chiesa ed il cielo sono in lui (nn. 4839, 6605, 8513, 8547).

59 L’amore regnante o dominante in ognuno, è in ogni cosa ed in tutte le cose della sua vita, dunque in ogni cosa ed in tutte le cose del suo pensiero e della sua volontà (nn. 6159, 7648, 8067, 8853). L’uomo è tale quale è la qualità dominante della sua vita (nn. 987, 1040, 1568, 3570, 6571, 6935, 6938, 8853–8858, 10076, 10109, 10110, 10284). Quando regnano l’amore e la fede esse sono in ogni particolare della vita dell’uomo, sebbene egli non lo sappia (nn. 8854, 8864, 8865).

60 Il cielo nel suo insieme appare nella forma umana, e per questa ragione è chiamato il grandissimo uomo (nn. 2996, 2998, 3624–3649, 3741–3745, 4625).

61 La volontà dell’uomo è la sua vera essenza, ed il suo intelletto è ciò che ne scaturisce (nn. 3619, 5002, 9282). L’essenza della vita dell’uomo è la sua volontà, e da essa procede l’essenza dell’intelletto (nn. 585, 590, 3619, 7342, 8885, 9282, 10076, 10109, 10110). L’uomo è tale in virtù della sua volontà e dell’intelletto che di lì discende (nn. 8911, 9069, 9071, 10076, 10109, 10110).

62 Nella Parola, giustizia ha a che fare con il bene, e giudizio con la verità; perciò agire con giustizia e con giudizio significa fare ciò che è bene e ciò che è vero (nn. 2235, 9587).

63 Nel senso più alto il Signore è il prossimo; di conseguenza l’amore per il Signore è l’amore che procede da lui, che è l’amore per il bene e per la verità, perché il Signore è in ogni cosa che procede da lui (nn. 2425, 3419, 6706, 6711, 6819, 6823, 8123). Perciò ogni bene che procede dal Signore è il prossimo, e volere e compiere quel bene è amare il prossimo (nn. 5028, 10336).

64 Gerusalemme significa la chiesa (nn. 402, 3654, 9166).

65 Le mura significano le verità poste a difesa contro l’assalto delle falsità e dei mali (n. 6419).

66 Dodici significa tutte le verità ed i beni nel loro insieme (nn. 577, 2089, 2129, 2130, 3272, 3858, 3913). Allo stesso modo settantadue e centoquarantaquattro dato che si tratta di un multiplo e del quadrato di dodici (n.7973). Ogni numero nella Parola ha un significato (nn. 482, 487, 647, 648, 755, 813, 1963, 1988, 2075, 2252, 3252, 4264, 4495, 5265). I multipli hanno un significato simile a quello dei numeri da cui derivano per moltiplicazione (nn. 5291, 5335, 5708, 7973).

67 La misura nella Parola significa la qualità di una cosa rispetto al bene ed alla verità (n. 3104, 9603).

68 Riguardo al significato spirituale o interiore della Parola si veda quanto esposto a proposito del cavallo bianco in Apocalisse rivelata e in appendice a La nuova Gerusalemme e la sua dottrina celeste.

69 Se l’uomo non è elevato al di sopra delle idee esteriori, la sua sapienza non può che essere di una qualità trascurabile (n. 5089). L’uomo savio ragiona oltre la percezione dei sensi (nn. 5089, 5094). Quando l’uomo è elevato al di sopra di questi, perviene ad una luce più chiara, ed infine alla luce celeste (nn. 6183, 6313, 6315, 9407, 9730, 9922). L’elevazione dalle idee esteriori e la degradazione in esse era nota alle genti antiche (n. 6313).

70 In relazione al suo interiore l’uomo è uno spirito (n. 1594). E quello spirito è l’uomo stesso, ed è in virtù di esso che il corpo ha vita (nn. 447, 4622, 6054).

71 Nella misura in cui ogni angelo è un recipiente dell’ordine Divino dal Signore, egli è in una forma umana, perfetta ed incantevole, secondo la qualità della ricezione (nn. 322, 1880, 1881, 3633, 3804, 4622, 4735, 4797, 4985, 5199, 5530, 6054, 9879, 10177, 10594). È per mezzo della Divina verità che esiste l’ordine; ed il Divino bene è l’essenza dell’ordine (n. 2451, 3166, 4390, 4409, 5232, 7256, 10122, 10555).

72 In che modo la conoscenza delle corrispondenze sovrasta le altre conoscenze (n. 4280). La conoscenza delle corrispondenze era la principale tra le conoscenze delle genti antiche; ma attualmente è completamente caduta nell’oblio (nn. 3021, 3419, 4280, 4749, 4844, 4964, 4966, 6004, 7729, 10252). La conoscenza delle corrispondenze fiorì nelle nazioni asiatiche ed in Egitto (nn. 5702, 6692, 7097, 7779, 9391, 10407).

73 La corrispondenza del cuore e dei polmoni presso il grandissimo uomo, che è il cielo, dall’esperienza (nn. 3883-3896). Il cuore corrisponde a coloro che sono nel regno celeste, ed i polmoni a coloro che sono nel regno spirituale (nn. 3885-3887). Vi è nel cielo un battito simile a quello del cuore, ed una respirazione simile a quella dei polmoni, ma esse sono interiori (nn. 3884, 3885, 3887). Lì il battito del cuore varia secondo lo stato dell’amore, e la respirazione in conformità dello stato della carità e della fede (nn. 3886, 3887, 3889). Nella Parola cuore significa la volontà e dal cuore significa dalla volontà (nn. 2930, 7542, 8910, 9113, 10336). Nella Parola cuore significa anche amore, e dal cuore significa dall’amore (nn. 7542, 9050, 10336).

74 Nella Parola il petto significa la carità (nn. 3934, 10081, 10087). I lombi e gli organi della riproduzione significano l’amore coniugale (nn. 3021, 4280, 4462, 5050–5052). Le braccia” e le mani significano il potere della verità (nn. 878, 3091, 4931–4937, 6947, 7205, 10019). I piedi significano ciò che è naturale (nn. 2162, 3147, 3761, 3986, 4280, 4938–4952). Gli occhi significano l’intelletto (nn. 2701, 4403–4421, 4523–4534, 6923, 9051, 10569). Le narici significano la percezione (n. 3577, 4624, 4625, 4748, 5621, 8286, 10054, 10292). Le orecchie significano l’obbedienza (nn. 2542, 3869, 4523, 4653, 5017, 7216, 8361, 8990, 9311, 9397, 10061). I reni significano l’esame e la correzione della verità (nn. 5380–5386, 10032).

75 La corrispondenza di tutte le parti del corpo con il grandissimo uomo, ovvero il cielo, in generale ed in particolare, dall’esperienza (nn. 3021, 3624–3649, 3741–3750, 3883–3895, 4039–4054, 4218–4228, 4318–4331, 4403–4421, 4523–4533, 4622–4633, 4652–4660, 4791–4805, 4931–4953, 5050–5061, 5171–5189, 5377–5396, 5552–5573, 5711–5727, 10030). L’influsso del mondo spirituale in quello naturale, ovvero del cielo nel mondo, e l’influsso dell’anima nel corpo, dall’esperienza (nn. 6053–6058, 6189–6215, 6307–6326, 6466–6495, 6598–6626). Interazione tra anima e corpo, dall’esperienza (nn. 6053–6058, 6189–6215, 6307–6327, 6466–6495, 6598–6626).

76 Tutte le cose del mondo e dei suoi tre regni corrispondono alle cose che sono nel cielo, cioè le cose del mondo naturale corrispondono a quelle del mondo spirituale (nn. 1632, 1881, 2758, 2760–2763, 2987–3003, 3213–3227, 3483, 3624–3649, 4044, 4053, 4116, 4366, 4939, 5116, 5377, 5428, 5477, 9280). Per mezzo delle corrispondenze il mondo naturale è unito al mondo spirituale (n. 8615). Per questa ragione tutta la natura è un teatro rappresentativo del regno del Signore (nn. 2758, 2999, 3000, 3483, 4938, 4939, 8848, 9280).

77 Ogni cosa nell’universo, sia nel cielo, sia nel mondo, che è conforme all’ordine, è in relazione al bene ed alla verità (nn. 2451, 3166, 4390, 4409, 5232, 7256, 10122); ed all’unione di questi, affinché sia qualcosa (n. 10555).

78 In virtù delle corrispondenze gli animali significano le affezioni; buone negli animali miti e utili, empie negli animali feroci ed inadatti ad alcun uso (nn. 41, 45, 46, 142, 143, 246, 714, 716, 719, 2179, 2180, 3519, 9280); illustrato attraverso l’esperienza dal mondo spirituale (nn. 3218, 5198, 9090). L’influsso del mondo spirituale nelle vite degli animali (nn. 1633, 3646). Il bestiame e la loro prole per corrispondenza significano le affezioni del mondo naturale (nn. 2180, 2566, 9391, 10132, 10407). Il significato della pecora (nn. 4169, 4809); e dell’agnello (nn. 3994, 10132). Le creature alate significano le cose intellettuali (nn. 40, 745, 776, 778, 866, 988, 991, 5149, 7441); con le differenze inerenti i generi e le specie, dall’esperienza nel mondo spirituale (n. 3219).

79 Per corrispondenza il giardino ed il paradiso significano l’intelligenza e la sapienza (nn. 100, 108); dall’esperienza (n. 3220). Tutte le cose che hanno una corrispondenza, hanno nella Parola lo stesso significato (nn. 2896, 2987, 2989– 991, 3002, 3225).

80 Gli alberi significano la percezione delle conoscenze (nn. 103, 2163, 2682, 2722, 2972, 7692). Per questo motivo i popoli antichi tenevano il culto divino nei frutteti sotto gli alberi, secondo le loro corrispondenze (nn. 2722, 4552). L’influsso del cielo nei soggetti del regno vegetale quali alberi e piante (n. 3648).

81 Per corrispondenza i cibi significano le cose che apportano nutrimento alla vita spirituale (nn. 3114, 4459, 4792, 4976, 5147, 5293, 5340, 5342, 5410, 5426, 5576, 5582, 5588, 5655, 5915, 6277, 8562, 9003).

82 Il pane significa ogni bene che nutre la vita spirituale dell’uomo (nn. 2165, 2177, 3478, 3735, 3813, 4211, 4217, 4735, 4976, 9323, 9545, 10686). Tale era il significato delle pagnotte che erano sul tavolo nel tabernacolo (nn. 3478, 9545). I sacrifici in generale erano denominati pane (n. 2165). Il pane include tutti i cibi (n. 2165). Dunque esso significa ogni nutrimento celeste e spirituale (n. 276, 680, 2165, 2177, 3478, 6118, 8410).

83 Ogni bene ha il suo piacere e la sua qualità dall’uso (n. 3049, ed in conformità dell’uso; perciò come è l’uso, tale è il bene (nn. 3049, 4984, 7038). La vita angelica consiste nei beni dell’amore e della carità, cioè, nell’adempiere agli usi (n. 454). Il Signore, e di conseguenza gli angeli, in relazione all’uomo, tengono in considerazione unicamente i fini, che sono gli usi (nn. 1317, 1645, 5854). Il regno del Signore è il regno degli usi, cioè, dei fini (nn. 454, 696, 1103, 3645, 4054, 7038). Servire il Signore è adempiere agli usi (n. 7038). Ogni singola cosa nelluomo è stata formata per l’uso (nn. 3626, 4104, 5189, 9297); e dall’uso, cioè l’uso è antecedente alle forme organiche nell’uomo, attraverso cui l’uso è realizzato; perché l’uso proviene dal Signore attraverso il cielo (nn. 4223, 4926). Inoltre l’interiore dell’uomo, che costituisce la sua mente, quando egli raggiunge l’età matura, è formato dall’uso e per l’uso (nn. 1964, 6815, 9297). Di conseguenza l’uomo è tale quali sono gli usi in lui (nn. 1568, 3570,4054, 6571, 6935, 6938, 10284). Gli usi sono i fini (nn. 3565, 4054, 4104, 6815). L’uso è il principio ed il fine, dunque tutto dell’uomo (n. 1964).

84 La Parola è stata scritta completamente in base alle corrispondenze (n. 8615). Per mezzo della Parola l’uomo è unito al cielo (nn. 2899, 6943, 9396, 9400, 9401, 10375, 10452).

85 Riguardo al significato spirituale della Parola si veda il breve lavoro Cavallo Bianco citato nella Rivelazione.

86 L’oro in virtù della corrispondenza, significa il bene celeste (nn. 113, 1551, 1552, 5658, 6914, 6917, 9510, 9874, 9881). L’argento significa il bene spirituale, cioè, la verità da un’origine celeste (nn. 1551, 1552, 2954, 5658). Il rame significa il bene naturale (nn. 425, 1551). Il ferro significa la verità nella parte più esteriore dell’ordine (nn. 425, 426).

87 Il Signore appare nel cielo come un sole, ed è il sole del cielo (nn. 1053, 3636, 3643, 4060). Il Signore appare come un sole a coloro che sono nel suo regno celeste, ove regna l’amore per lui; ed appare come una luna a coloro che sono nel suo regno spirituale, ove regnano la carità verso il prossimo e la fede (nn. 1521, 1529–1531, 1837, 696). Il Signore appare come un cielo a mezza altezza davanti all’occhio destro, e come una luna, davanti all’occhio sinistro (nn. 1053, 1521, 1529–1531, 3636, 3643, 4321, 5097, 7078, 7083, 7173, 7270, 8812, 10809). Il Signore appare come un sole e come una luna (nn. 1531, 7173). Il Divino del Signore stesso è molto al di sopra del suo Divino nel cielo (nn. 7270, 8760).

88 Il fuoco nella Parola significa amore, inteso sia come amore celeste, sia come amore infernale (nn. 934, 4906, 5215). Il fuoco sacro o celeste significa il Divino amore (nn. 934, 6314, 6832). Il fuoco Infernale significa l’amore di sé e l’amore del mondo ed ogni lussuria derivante da quegli amori (nn. 1861, 5071, 6314, 6832, 7575, 10747). L’amore è il fuoco della vita, e la vita stessa deriva realmente da lì (nn. 4906, 5071, 6032, 6314). La luce significa la verità della fede (nn. 3195, 3485, 3636, 3643, 3993, 4302, 4413, 4415, 9548, 9684).

89 La vista dell’occhio sinistro corrisponde alla verità dalla fede, e la vista dell’occhio destro corrisponde ai loro beni (nn. 4410, 6923).

90 Le cose alla destra dell’uomo sono in relazione con il bene, da cui discende la verità, e quelle alla sua sinistra, alla verità dal bene (nn. 9495, 9604).

91 Le stelle e le costellazioni nella Parola significano le conoscenze del bene e della verità (nn. 2495, 2849, 4697).

92 Cosa sia l’amore Divino e quale sia la sua grandezza è illustrato attraverso il paragone con il fuoco del sole del mondo (nn. 6834, 6849, 8644). Il Divino amore del Signore è l’amore verso l’intero genere umano finalizzato alla sua salvezza (nn. 1820, 1865, 2253, 6872). L’amore che procede originariamente dal fuoco dell’amore del Signore non entra nel cielo ma appare nell’immagine di cinture luminose intorno al sole (n. 7270). Gli angeli sono velati da una sorta di nube sottile per evitare che possano subire danni dal fluire dell’amore fiammeggiante (n. 6849).

93 La presenza del Signore presso gli angeli è in diretta relazione con la loro ricezione del bene dell’amore e della fede da Lui (nn. 904, 4198, 4320, 6280, 6832, 7042, 8819, 9680, 9682, 9683, 10106, 10811). Il Signore appare a ciascuno in conformità di ciò che ciascuno è (nn. 1861, 3235, 4198, 4206). Gli inferni sono distanti dai cieli perché lì nessuno può sopportare la presenza del Divino amore dal Signore (nn. 4299, 7519, 7738, 7989, 8137, 8265, 9327). Per questa ragione gli inferni sono molto lontani dai cieli, e questo è il grande abisso (nn. 9346, 10187).

94 Il sole del mondo non è visibile agli angeli, e al suo posto appare qualcosa di oscuro e opposto al sole del cielo, che è il Signore (nn. 7078, 9755). In senso opposto il sole significa l’amore di sé (n.2441); ed in questo senso, adorare il sole significa adorare ciò che è contrario all’amore celeste o al Signore (nn. 2441, 10584). A coloro che sono negli inferni il sole del cielo appare come densa oscurità (n. 2441).

95 Il Signore è il centro comune a coloro che volgono lo sguardo verso tutte le cose del cielo (nn. 3633, 3641).

96 Tutta la luce nei cieli viene dal Signore in quanto sole (nn. 1053, 1521, 3195, 3341, 3636, 3643, 4415, 9548, 9684, 10809). La Divina verità che procede dal Signore appare nel cielo come luce, e fornisce tutta la luce del cielo (nn. 3195, 3222, 3223, 5400, 8644, 9399, 9548, 9684).

97 La luce del cielo illumina sia la vista sia l’intelletto di angeli e spiriti (nn. 2776, 3138).

98 La luce del cielo è in armonia con l’intelligenza e la sapienza degli angeli (nn. 1524, 1529, 1530, 3339). Le variazioni della luce del cielo sono tante quante sono le società angeliche; e siccome nei cieli vi è un’infinita varietà del bene e della verità, vale lo stesso per la sapienza e l’intelligenza (nn. 684, 690, 3241, 3744, 3745, 4414, 5598, 7236, 7833, 7836).

99 Nella Parola abiti significa verità, perché le verità rivestono il bene (nn. 1073, 2576, 5248, 5319, 5954, 9216, 9952, 10536). Gli abiti del Signore quando egli fu trasfigurato, significavano la Divina verità che procede dal suo Divino amore (n. 9212, 9216).

100 L’uomo è razionale perché è illuminato dalla luce del cielo (nn. 1524, 3138, 3167, 4408, 6608, 8707, 9128, 9399, 10569). L’intelletto è illuminato perché è un ricettacolo della verità (nn. 6222, 6608, 10659). L’intelletto è illuminato nella misura in cui riceve la verità dal bene, dal Signore (n. 3619). L’intelletto è tale quali sono le verità dal bene, da cui è costituito (n. 10064). L’intelletto riceve la luce dal cielo, così come la vista riceve la luce dal mondo (nn. 1524, 5114, 6608, 9128). La luce del cielo, dal Signore è sempre presente presso l’uomo, ma essa fluisce in lui solo nella misura in cui l’uomo è nella verità, attraverso il bene (nn. 4060, 4214).

101 Quando l’uomo è elevato al di sopra di ciò che è sensuale, perviene ad una luce più mite. Ed infine, alla luce del cielo (nn. 6313, 6315, 9407). Quando l’uomo è elevato nell’intelligenza, vi è una reale elevazione nella luce del cielo (n. 3190). Ho percepito quanto intensa fosse quella luce, quando sono stato distolto dalle idee mondane (nn. 1526, 6608).

102 Quelli che sono negli inferni, sono nella luce loro propria, che è simile alla luce dei carboni ardenti, appaiono alla loro vista come uomini; ma nella luce del cielo essi appaiono come mostri (nn. 4531, 4533, 4674, 5057, 5058, 6605, 6626).

103 Ci sono due sorgenti di calore e anche due sorgenti di luce, il sole del mondo ed il sole del cielo (nn. 3338, 5215, 7324).

104 Vi è calore negli inferni, ma è un calore sordido (nn. 1773, 2757, 3340). L’odore che di lì emana è simile a quello dello sterco e degli escrementi nel mondo, e nei peggiori inferni, è simile all’odore dei corpi morti in stato di decomposizione (nn. 814, 815, 817, 819, 820, 943, 944, 5394).

105 Vi è un influsso spirituale, ma non fisico, vale a dire un influsso dal mondo spirituale in quello naturale, ma non dal mondo naturale in quello spirituale (nn. 3219, 5119, 5259, 5427, 5428, 5477, 6322, 9109, 9110, 9111).

106 Le verità separate dal bene non sono autentiche verità perché non hanno vita; poiché traggono tutta la loro vita dal bene (n. 9603). Dunque le verità separate dal bene sono come un corpo privo di spirito (nn. 3180, 9154). Le verità separate dal bene non sono accettate dal Signore (n. 4368). Cosa sia la verità separata dal bene, cioè la fede separata dall’amore, e cosa sia la verità dal bene o la fede dall’amore (nn. 1949–1951, 1964, 5830, 5951). È lo stesso dire verità o fede ed anche bene o amore, dato che la verità appartiene alla fede, ed il bene all’amore (nn. 2839, 4352, 4353, 4997, 7178, 7623, 7624, 10367).

107 Nella Sacra Scrittura Parola significa varie cose, cioè il discorso, il pensiero, ogni cosa che abbia un’esistenza reale, e nel senso più elevato, la Divina verità, ed il Signore (n. 9987). Parola significa la Divina verità (nn. 2803, 2894, 4692, 5075, 5272, 9383, 9987). Parola significa il Signore (nn. 2533, 2859).

108 La Divina verità che procede dal Signore ha tutta la potenza (nn. 6948, 8200). La verità dal bene ha tutta la potenza nel cielo (nn. 3091, 3563, 6344, 6423, 8304, 9643, 10019, 10182). Gli angeli sono chiamati potenze, e sono potenze in virtù della ricezione della Divina verità dal Signore (n. 9639). Gli angeli sono ricettacoli della Divina verità dal Signore e perciò nella Parola sono chiamati beni (nn. 4295, 4402, 7873, 8192, 8301).

109 L’intelletto è il ricettacolo della verità, e la volontà è il ricettacolo del bene (nn. 3623, 6125, 7503, 9300, 9930). Perciò ogni cosa nell’intelletto è in relazione con le verità, siano esse autentiche ovvero ritenute tali dall’uomo; e ogni cosa nella volontà è in un’analoga relazione con i beni (nn. 803, 10122).

110 La Divina verità che procede dal Signore è la sola cosa reale (nn. 6880, 7004, 8200). Per mezzo della Divina verità tutte le cose sono state fatte e create (nn. 2803, 2884, 5272, 7678).

111 Nella versione originale il n. 138 è omesso, evidentemente per un refuso [ndT].

112 Nel senso più elevato il Signore è l’oriente, perché Egli è il sole del cielo, che è sempre in alto e mai tramonta (nn. 101, 5097, 9668).

113 Nel cielo tutti si rivolgono verso il Signore (nn. 9828, 10130, 10189, 10420). Ciò nondimeno, non sono gli angeli che si rivolgono verso il Signore, ma è il Signore che attrae gli angeli a sé (n.10189). Non sono gli angeli ad essere presenti presso il Signore, ma è il Signore ad essere presente presso gli angeli.

114 Nel mondo spirituale tutti sono rivolti costantemente verso il proprio amore; e le regioni lì iniziano nel volto e sono determinate da esso (nn. 10130, 10189, 10420, 10702). Il volto è costituito in conformità con l’interiore (nn. 4791–4805, 5695). Perciò l’interiore risplende attraverso il volto (nn. 3527, 4066, 4796). Presso gli angeli il volto è tutt’uno con l’interiore (nn. 4796, 4797, 4799, 5695, 8250). L’influsso dell’interiore nel volto e nelle sue parti espressive (nn. 3631, 4800).

115 La fronte corrisponde all’amore celeste; perciò nella Parola la fronte significa quell’amore (n. 9936). L’occhio corrisponde all’intelletto, perché l’intelletto è la vista interiore (nn. 2701, 4410, 4526, 9051, 10569). Per questa ragione, aprire gli occhi e vedere significa comprendere, percepire e osservare (nn. 2789, 2829, 3198, 3202, 4083, 4086, 4339, 5684).

116 Nella Parola la carne del Signore significa il suo Divino Umano, ed il Divino bene del suo amore (nn. 3813, 7850, 9127, 10283). E il sangue del Signore significa la Divina verità e la santità della fede (nn. 4735, 4978, 6978, 7317, 7326, 7846, 7850, 7877, 9127, 9393, 10026,10033, 10152, 10210).

117 Nella Parola l’oriente è l’amore chiaramente percepito (nn. 1250,3708); l’occidente è l’amore percepito nell’oscurità (nn. 3708, 9653); il mezzogiorno è lo stato della luce, cioè della sapienza e dell’intelligenza (nn. 1458, 3708, 5672); ed il settentrione quello stesso stato nell’oscurità (n. 3708).

118 Chi e cosa sono quelli chiamati geni, e chi e cosa sono quelli chiamati spiriti (nn. 947, 5035, 5977, 8593, 8622, 8625).

119 Quelli che sono nell’amore di sé e nell’amore del mondo si rivolgono lontano dal Signore (nn. 10130, 10189, 10420, 10702). L’amore per il Signore e la carità verso il prossimo formano il cielo, mentre l’amore di sé e l’amore del mondo formano l’inferno, perché questi due sono contrapposti (nn. 2041, 3610, 4225, 4776, 6210, 7366, 7369, 7490, 8232, 8678, 10455, 10741–10745).

120 Nel cielo c’è uno stato corrispondente all’alba che precede il mattino, ma non c’è uno stato corrispondente alla notte (n. 6110). L’alba significa uno stato intermedio tra la fine ed il principio (n. 10134).

121 L’alternarsi di stato in relazione alla luminosità ed alla percezione accadono nel cielo, come le cadenze del giorno nel mondo (nn. 5672, 5962, 6110, 8426, 9213, 10605). Nella Parola giorno e anno, significano tutti gli stati in generale (nn. 23, 487, 488, 493, 893, 2788, 3462, 4850, 10656). Mattino, significa l’inizio di un nuovo stato, ed uno stato di amore (nn. 7218, 8426, 8427, 10114, 10134). Sera significa uno stato di luce e di amore decrescenti (nn. 10134, 10135). Notte significa uno stato di privazione dell’amore e della fede (nn. 221, 709, 2353, 6000, 6110, 7870, 7947).

122 Il proprio dell’uomo [proprium] è l’amore di sé (nn. 694, 731, 4317, 5660). Il Signore non può essere presente se prima non è stato messo da parte ciò che è proprio dell’uomo (nn. 1023, 1044). Esso è realmente messo da parte quando l’uomo è mantenuto nel bene dal Signore (nn. 9334–9336, 9447, 9452–9454, 9938).

123 Gli angeli sono esseri perfezionati per l’eternità (nn. 4803, 6648). Nei cieli uno stato non è mai uguale ad un altro, e in virtù di ciò vi è un continuo processo di perfezionamento (n. 10200).

124 I tempi nella Parola significano gli stati (nn. 2788, 2837, 3254, 3356, 4814, 4901, 4916, 7218, 8070, 10133, 10605). Il pensiero degli angeli esula dall’idea del tempo e dello spazio (n. 3404); la ragione di ciò (nn. 1274, 1382, 3356, 4882, 4901, 6110, 7218, 7381). Cosa significa un anno nella Parola (nn. 487, 488, 493, 893, 2906, 7828, 10209). Cosa un mese (n. 3814). Cosa una settimana (nn. 2044, 3845). Cosa un giorno (nn. 23, 487, 488, 6110, 7680, 8426, 9213, 10132, 10605). Cosa oggi (nn. 2838, 3998, 4304, 6165, 6984, 9939). Cosa domani (nn. 3998, 10497). Cosa ieri (nn. 6983, 7114, 7140).

125 L’uomo ha un’idea dell’eternità associata al tempo, mentre negli angeli essa è separata dal tempo (nn. 1382, 3404, 8325).

126 L’uomo a differenza degli angeli, ragiona secondo l’idea del tempo (n. 3404).

127 Tutte le cose visibili agli angeli sono rappresentative (nn. 1971, 3213–3226, 3342, 3457, 3475, 3485, 9457, 9481, 9576, 9577). I cieli sono pieni di rappresentazioni (nn. 1521, 1532, 1619). Le rappresentazioni sono più incantevoli quanto più esse sono interiori nei cieli (n. 3475). Siccome le cose rappresentative derivano dalla luce del cielo, esse sono apparenze reali (nn. 3485). L’influsso Divino è cambiato in rappresentazioni nei cieli più elevati, e di lì anche nei cieli inferiori (nn. 2179, 3213, 9457, 9481, 9576, 9577). Quelle cose che sono chiamate rappresentazioni appaiono agli occhi degli angeli in una forma simile a quella in natura, cioè come esse appaiono nel mondo (nn. 9457). Le cose interiori sono quindi mutate in quelle esteriori (nn. 1632, 2987–3002). Cosa sono le forme rappresentative nei cieli, attraverso vari esempi (n. 1521, 1532, 1619–1628, 1807, 1973, 1974, 1977, 1980, 1981, 2299, 2601, 2761, 276, 3217, 3219, 3220, 3348, 3350, 5198, 9090, 10276). Tutte le cose visibili nei cieli sono conformi alle corrispondenze e sono chiamate forme rappresentative (nn. 3213–3226, 3342, 3475, 3485, 9457, 9481, 9576, 9577). Tutte le cose corrispondenti rappresentano anche e significano ciò a cui corrispondono (nn. 2896, 2987, 2989–2991, 3002, 3225).

128 Un giardino o un parco significano intelligenza e sapienza (nn. 100, 108, 3220). Cosa si intende per giardino dell’Eden e per giardino di Jehovah (nn. 99, 100, 1588). Quanto siano mirabili le cose visibili nei giardini nell’altra vita (nn. 1122, 1622, 2296, 4528, 4529). Gli alberi significano le percezioni e le conoscenze, da cui derivano la sapienza e l’intelligenza (nn. 103, 2163, 2682, 2722, 2972, 7692). I frutti significano i beni dell’amore e della carità (n. 3146, 7690, 9337).

129 In virtù della corrispondenza gli abiti nella Parola significano le verità (nn. 1073, 2576, 5319, 5954, 9212, 9216, 9952, 10536). Perché le verità rivestono il bene (n. 5248). Un rivestimento significa qualcosa d’intellettuale, perché l’intelletto è il ricettacolo della verità (n. 6378). Vesti sfolgoranti di bisso significano le verità dal Divino (nn. 5319, 9469). Fiamma significa il bene spirituale, e la luce di lì, la verità da quel bene (nn. 3222, 6832).

130 Gli angeli e gli spiriti appaiono vestiti di indumenti conformi alle loro verità, dunque conformi alla loro intelligenza (nn. 165, 5248, 5954, 9212, 9216, 9814, 9952, 10536). Le vesti di alcuni angeli sono risplendenti, quelle di altri no (n. 5248).

131 Nella Parola bianco sfolgorante e bianco significa le verità perché esse provengono dalla luce del cielo (nn. 3301, 3993, 4007).

132 I colori nel cielo sono variazioni della luce di lì (nn. 1042, 1043, 1053, 1624, 3993, 4530, 4742, 4922). I colori significano varie cose inerenti l’intelligenza e la sapienza (nn. 4530, 4677, 4922, 9466). Le pietre preziose nell’Urim e nel Thummim significano, secondo i loro colori, tutte le cose della verità dal bene nei cieli (nn. 9865, 9868, 9905). I colori tendenti al rosso significano il bene; quelli tendenti verso il bianco significano la verità (n. 9466).

133 Tutti nel cielo più intimo sono nell’innocenza, e di conseguenza appaiono nudi (nn. 154, 165, 297, 2736, 3887, 8375, 9960). L’innocenza nel cielo è manifestata con la nudità (nn. 165, 8375, 9960). All’innocente ed al casto la nudità non è motivo di vergogna, perché in essa non vi è alcunché di offensivo (nn. 165, 213, 8375).

134 Per Gerusalemme deve intendersi una chiesa in cui vi sia l’autentica dottrina (nn. 402, 3654, 9166).

135 Gli angeli dispongono di città, edifici e abitazioni (nn. 940–942, 1116, 1626–1631, 4622).

136 Le abitazioni con i loro arredi significano le cose nell’uomo che appartengono alla sua mente, dunque il suo interiore (nn. 710, 2233, 2331, 2559, 3128, 3538, 4973, 5023, 6639, 6690, 7353, 7848, 7910, 7929, 9150); di conseguenza le cose inerenti il bene e la verità (nn. 2233, 2331, 2559, 4982, 7848, 7929). Le stanze e le camere da letto significano le cose interiori (nn. 3900, 5694, 7353). Il tetto dell’abitazione significa ciò che è intimo (nn. 3652, 10184). Una casa in legno significa ciò che è in relazione al bene, e una casa in pietra, ciò che è in relazione alla verità (n. 3720).

137 Nel senso più alto la casa di Dio significa il Divino Umano del Signore in relazione al Divino bene, ed il tempio la stessa cosa, in relazione alla Divina verità; ed in senso relativo, il cielo e la chiesa in relazione al bene ed alla verità (n. 3720)

138 Gerusalemme significa la chiesa in cui la dottrina è autentica (nn. 402, 3654, 9166). I cancelli significano l’introduzione alla dottrina della chiesa, e attraverso la dottrina, l’introduzione nella chiesa (n. 2943, 4477, 4478). Le fondamenta significano la verità su cui poggiano il cielo, la chiesa e la dottrina (n. 9643).

139 Nella Parola ciò che è interiore è espresso da ciò che è elevato, e ciò che è elevato significa ciò che è interiore (nn. 2148, 3084, 4599, 5146, 8325). Ciò che è in alto significa ciò che è interiore, ed allo stesso modo il cielo (nn. 1735, 2148, 4210, 4599, 8153).

140 Nel cielo, montagne, colline, rupi, valli e paesaggi appaiono nello stesso modo in cui sono visibili nel mondo (n. 10608). Sulle montagne abitano gli angeli che sono nel bene dell’amore, sulle colline, quelli che sono nel bene della carità, sulle rupi quelli che sono nel bene della fede (n. 10438). Perciò nella Parola le montagne significano il bene dell’amore (nn. 795, 4210, 6435, 8327, 8758, 10438, 10608). Le colline, significano il bene della carità (nn. 6435, 10438). Le rupi significano il bene e la verità della fede (nn. 8581, 10580). Le pietre, di cui sono fatte le rocce, allo stesso modo significano la verità della fede (nn. 114, 643, 1298, 3720, 6426, 8609, 10376). È per questo che le montagne significano il cielo (nn. 8327, 8805, 9420). E la sommità della montagna significa la parte più elevata del cielo (nn. 9422, 9434, 10608). Ed inoltre, questa è la ragione per la quale le genti antiche avevano i loro sacri luoghi di culto sulle montagne (nn. 796, 2722).

141 Nella Parola luoghi e spazi significano stati (nn. 2625, 2837, 3356, 3387, 7381, 10580); dall’esperienza (nn. 1274, 1277, 1376–1381, 4321, 4882, 10146, 10580). Le distanze significano differenze nello stato della vita (nn. 9104, 9967). Nel mondo spirituale gli spostamenti ed i cambiamenti di luogo sono mutamenti nello stato della vita, perché sono da questi originati (nn. 1273–1275, 1377, 3356, 9440). Lo stesso vale per i viaggi (nn. 9440, 10734); illustrato dall’esperienza (nn. 1273–1277, 5605). Per questa ragione viaggiare nella Parola significa vivere e progredire nella vita; e soggiornare ha un analogo significato (nn. 3335, 4554, 4585, 4882, 5493, 5605, 5996, 8345, 8397, 8417, 8420, 8557). Andare con il Signore significa vivere presso di Lui (n. 10567).

142 L’uomo può essere condotto a grande distanza rispetto al suo spirito attraverso i cambiamenti di stato, mentre il corpo rimane al suo posto; dall’esperienza (nn. 9440, 9967, 10734). Cosa si intende per essere condotto in spirito in un altro luogo (n. 1884).

143 I luoghi e gli spazi appaiono alla vista in conformità dello stato interiore degli angeli e degli spiriti (nn. 9440, 9967, 10734).

144 Nella Parola la lunghezza significa il bene (nn. 1613, 9487). La larghezza significa la verità (nn. 1613, 3433, 3434, 4482, 9487, 10179). L’altezza significa il bene e la verità in relazione ai loro gradi (nn. 9489, 9773, 10181).

145 L’unione e la presenza del Signore presso gli angeli si realizza in misura corrispondente alla loro ricezione dell’amore e della carità da Lui (nn. 290, 681, 1954, 2658, 2886, 2888, 2889, 3001, 3741–3743, 4318, 4319, 4524, 7211, 9128).

146 L’intero cielo in relazione alle società angeliche, è disposto dal Signore secondo il suo Divino ordine, dato che è il Divino del Signore che forma il cielo (nn. 3038, 7211, 9128, 9338, 10125, 10151, 10157). Riguardo alla forma celeste (nn. 4040–4043, 6607, 9877).

147 La forma del cielo è una forma in armonia con il Divino ordine (nn. 4040–4043, 6607, 9877).

148 Le Divine verità sono e leggi dell’ordine (nn. 2447, 7995). L’uomo è uomo nella misura in cui egli vive nel rispetto dell’ordine, cioè nella misura in cui egli è nel bene, conformemente alle Divine verità (nn. 4839, 6605, 6626). Tutte le cose dell’ordine Divino sono impresse nell’uomo, ed egli sin dalla creazione è una forma del Divino ordine (nn. 4219, 4220, 4222, 4223, 4523, 4524, 5114, 6013, 6057, 6605, 6626, 9706, 10156, 10472). L’uomo non nasce nella verità e nel bene, ma nel male e nella falsità, cioè nell’opposto del Divino ordine, e di conseguenza, nella autentica ignoranza; per questa ragione egli deve rinascere a nuova vita, cioè deve essere rigenerato, il che ha luogo per mezzo delle Divine verità dal Signore, affinché egli possa essere ricondotto nell’ordine (nn. 1047, 2307, 2308, 3518, 3812, 8480, 8550, 10283, 10284, 10286, 10731). Quando il Signore fa rinascere l’uomo a nuova vita, cioè lo rigenera, Egli dispone tutte le cose in lui secondo l’ordine, vale a dire, nella forma del cielo (nn. 5700, 6690, 9931, 10303).

149 Ciascuno nel cielo condivide la comunicazione della vita, affinché possa essere chiamato una sua estensione nelle società angeliche in cui dimora, secondo la qualità e l’intensità del suo bene (nn. 8794, 8797). I pensieri e le affezioni hanno tale estensione (nn. 2470, 6598–6613). Essi sono uniti o separati secondo le affezioni dominanti (n. 4111).

150 Esiste una sola vita, da cui tutti, sia nel cielo, sia nel mondo, vivono (nn. 1954, 2021, 2536, 2658, 2886–2889, 3001, 3484, 3742, 5847, 6467). Che quella vita sia dal Signore (n. 2886–2889, 3344, 3484, 4319, 4320, 4524, 4882, 5986, 6325, 6468–6470, 9276, 10196). Essa fluisce negli angeli, negli spiriti e negli uomini, in modo mirabile (nn. 2886–2889, 3337, 3338, 3484, 3742). Il Signore fluisce dal suo Divino amore, che è tale che ciò che è suo proprio desidera essere nell’altro (nn. 3472, 4320). Per questa ragione la vita appare essere nell’uomo, anziché fluirvi nel suo intimo (nn. 3742, 3743, 4320). Della gioia degli angeli, percepita e confermata secondo quanto mi è stato detto, in merito al fatto che la vita non sia da se stessi ma dal Signore (n. 6469). Gli empi non sono disposti a credere che la vita semplicemente, fluisca in loro (n. 3743). La vita dal Signore fluisce anche presso gli empi (nn. 2706, 3743, 4417, 10196). Ma questi cambiano il bene in male, e la verità in falsità; perché come è l’uomo, tale è la sua ricezione della vita (nn. 4319, 4320, 4417).

151 I pensieri si diffondono intorno alle società degli spiriti e degli angeli (nn. 6600–6605). Fino a quando non sono tali da allontanare o disturbare i pensieri delle società (n. 6601, 6603).

152 Il bene riconosce la sua verità, e la verità il suo bene (nn. 2429, 3101, 3102, 3161, 3179, 3180, 4358, 5704, 5835, 9637). In questo modo il bene e la verità sono uniti (nn. 3834, 4096, 4097, 4301, 4345, 4353, 4364, 4368, 5365, 7623–7627, 7752–7762, 8530, 9258, 10555). Questo ha luogo per mezzo dell’influsso dal cielo.

153 Vi è un influsso diretto dal Signore ed un influsso mediato attraverso il cielo (nn. 6063, 6307, 6472, 9682, 9683). Vi è un influsso diretto del Signore nelle più infinitesimali parti di tutte le cose (nn. 6058, 6474–6478, 8717, 8728). Dell’influsso mediato del Signore attraverso i cieli (nn. 4067, 6982, 6985, 6996).